Copia di La maschera Pin Giromettad.jpgFebbraio, tempo di carnevale. Anche Varese, come ogni città che si rispecchi, sfoggia per il carnevale la sua maschera nostrana. Giacca verde scuro con profili rossi, pantaloni neri di velluto, calze a righe e cappello nero. È questo il ritratto della maschera varesina, chiamata Pin Girometta, e che rappresenta la città giardino nell’elenco delle maschere nazionali. Come nacque la maschera? Nel 1956 la Famiglia Bosina bandì un concorso per dare a Varese la sua maschera ufficiale e la gara fu vinta dal professore Giuseppe Talamoni, pittore e poeta. Da allora il Pin Girometta rappresenta Varese nei carnevali di tutta Italia.

In un articolo apparso sulla Prealpina del 2 dicembre 1956 ed in quello del Calandari della Famiglia Bosina del 1957, viene detto che il Pin Girometta non è solo il frutto di un geniale estro artistico, ma probabilmente anche la rappresentazione di un personaggio storico. Vi si legge infatti che il Prof. Talamoni, nell’accingersi a partecipare al concorso per la creazione della maschera locale, ha innanzitutto meditato sui fatti della cronaca bosina, e precisamente da questi doveva, improvvisamente, balzare viva la figura di un personaggio quasi leggendario, che lui stesso ha illustrato in modo quasi pittoresco: “… era un uomo – così egli scrive – che non stava mai fermo e lo si vedeva in tutte le zone del varesotto dove ferveva l’allegria, portando la sua spontanea nota popolaresca con l’improvvisare versi di occasione in dialetto bosino e smerciando le giromette, cioè quelle piccole figurine fatte di pane azzimo che, ornate di piume, di carte colorate e specchietti, si fabbricavano e si vendevano sul Sacro Monte …”.

 

Il buon Pin portava e vendeva anche altre piccole merci di uso comune che in quei tempi lontani non era facile trovare nei quasi sperduti paesi: spilli e aghi, refe e fettucce, bottoni, tutte cose allora molto ricercate dalle massaie, e che contribuivano a rendere attesa e ricercata la presenza del venditore girovago. È comunque certo che il Pin Girometta scoperto ed illustrato dal Talamoni rappresenta una delle figure degne di essere ricordate quali tipi tradizionali delle nostre terre: non è una cara illusione, una lieta leggenda, forse è davvero storia, anche se esclusivamente locale.

“In questo caso – conclude il citato articolo della Prealpina – a lui potrebbe essere attribuito tutto il ricco, espressivo, scintillante linguaggio delle nostre terre, con il sottile umorismo paesano, con la malizia vivace e buona, con il garbo spontaneo che sono patrimonio delle genti bosine”.

In stretta relazione alla tematica della Commedia dell’arte e della storia del Teatro, scopriamo la maschera locale di Pin Girometta che si ispira ad un curioso personaggio realmente esistito nella campagna varesina settecentesca, che rallegrava gli abitanti in fiere e mercati.