La ghiacciaiaLa ghiacciaia

Un mecenate per la ghiacciaia – E' tornato a nuovo splendore il monumento di Azzio, di origini settecentesche, pronto adesso a diventare un luogo d'arte e cultura. Così almeno nelle intenzioni del proprietario, Gianfredo Pedotti, vero e proprio mecenate che ha pensato ai due architetti Simone Fuso e Fabio Beverina per un intervento che, senza intaccare la struttura originaria, ha diviso lo spazio su due piani, rendendolo adatto ad ospitare mostre, eventi e set fotografici.

In quaranta giorni – "E' stata una decisione presa velocemente – dichiara Pedotti – data dal fatto che avevo questo posto da alcuni anni e volevo dargli un'immagine e renderlo visitabile. Abbiamo deciso di rimetterlo a

Simone FusoSimone Fuso

nuovo. Simone Fuso aveva già lavorato durante il suo periodo di studi su questo luogo, ci siamo incontrati e io ho deciso: abbiamo realizzato il tutto in un tempo breve, solo quaranta giorni: adesso aspetto suggerimenti per progettare qualcosa".

Al servizio del Convento – Secondo l'architetto Simone Fuso la ghiacciaia risale agli inizi del Settecento e si suppone che fosse al servizio delle esigenze del Convento di Azzio, soprattutto per le grandi dimensioni: è alta infatti sette metri e larga cinque.
Un monumento che testimonia una bella opera di edilizia storica, figlio di una cultura che segnava il territorio con le esigenze di sopravvivenza: mantenere il ghiaccio per conservare la carne e altre derrate deperibili.
Un elemento che, accostato al vecchio convento, dà una

Fabio BeverinaFabio Beverina

marcia in più all'appeal culturale e artistico di questo piccolo ma prezioso comune valcuviano.

Salvare per salvarsi – "E' importante valorizzare gli edifici storici", dichiara l'architetto Fabio Beverina, che ha collaborato al progetto "la provincia di Varese è ricca di questo genere di manufatti, è un buon auspicio che un privato abbia destinato somme non trascurabili per salvaguardare uno di questi edifici".
E' importante soprattutto che le amministrazioni si impegnino per mantenere gli edifici storici, nella prospettiva del rispetto del lavoro di quelle generazioni che li hanno creati che di quelle che verranno e li utilizzeranno in modi nuovi.