Il progetto di TorresanIl progetto di Torresan

Tra cantieri, crolli e demolizioni – Che la città di Busto Arsizio stesse attraversando una fase di profonda trasformazione, questo lo avevamo capito da tempo. Negli ultimi mesi, infatti, abbiamo rivolto la nostra attenzione ai tanti cantieri che costellano il centro storico, monitorando i cambiamenti in corso: lo spostamento del Monumento ai Caduti, l'abbattimento di parte dell'antico abitato di Via Solferino, il lento recupero di via Matteotti, ognuno dei quali non ha fatto a meno di suscitare dibattiti e polemiche in merito. Ma proprio in questi giorni sembra essersi aperto un nuovo fronte: un altro stabile d'epoca, infatti, vede a rischio la proprio sorte. Si tratta della Casa del Popolo in via dei Mille, per la quale, in questi giorni, si sta assistendo ad una mobilitazione generale da parte di numerosi cittadini.

La Casa del PopoloLa Casa del Popolo

I firmatari – I primi a far sentire la propria voce sono stati alcuni eminenti esponenti del mondo dell'architettura e della cultura cittadina, che hanno presentato una petizione in data 22 dicembre 2010 (firmatari: dott. Carlo Magni, avv. Vittorio Celiento, avv. Dario Baragiola, dott. Ettore Ceriani, dott. Gilberto Squizzato, dott. Antonio Tosi, sig.ra Cetti Fava, dott.ssa Marisa Ferrario Denna, dott. Vittorio Parasole). Al coro di protesta si sono poi uniti i giovani dell'associazione culturale 26per1 e Sergio Barletta in rappresentanza di Sinistra ecologia e libertà. A far scattare la scintilla sarebbe la prevista demolizione dello stabile, risalente alla fine dell'800,  recentemente venduto a società privata da Agesp Servizi, l'azienda municipalizzata di Busto Arsizio, per la costruzione di un nuovo complesso residenziale, con il beneplacito dell'amministrazione comunale.   

Una storia da ricordare – Ad essere sottolineato da tutti è, ovviamente, il valore storico ed architettonico dell'edificio, ma anche l'importante ruolo sociale svolto negli anni, che fa della Casa del Popolo una pagina della storia recente della città degna invece di essere conosciuta e conservata. Costruita già nel 1897 per iniziativa della Cooperativa Operaia Edificatrice e della Cooperativa Operaia di Consumo, negli anni alle iniziative economiche, legate al movimento operaio e socialista bustese, si aggiunsero  iniziative in campo culturale e nel settore dell'informazione. Nacquero così il settimanale "Il Lavoro", la Biblioteca Università

Un'altra immagine della Casa del PopoloUn'altra immagine
della Casa del Popolo

Popolare e un Teatro, quest'ultimo inaugurato il 7 dicembre 1906 con la rappresentazione dei ‘Tristi amori' di Giuseppe Giocosa da parte della Scuola di recitazione ‘Paolo Ferrari'. Iniziò una lunga collaborazione con questa compagnia teatrale bustese, che presso il Teatro del Popolo tenne pure una scuola di recitazione, oltre a numerosi ed interessanti cartelloni. Il Salone ospitò altresì balli popolari, serate musicali, assemblee, conferenze, fino alla sua chiusura, avvenuta nel 1923.   

Un progetto c'è ma non si vede – Oltre a porsi a tutela dell'arte e della storia racchiusa tra le mura di questo edificio, i firmatari della petizione sollevano un dubbio in merito ad un suo possibile recupero. Esiste, infatti, un progetto  a firma dell'arch. Paolo Torresan di ristrutturazione conservativa dello stabile, commissionatogli una decina d'anni fa da Agesp, allora intenzionata, rilevando l'immobile dal Comune, a farne una sede per uffici. A parere dell'architetto, infatti, la struttura pare solida e si potrebbe conservare in buona parte, incluso il teatro, salvaguardando l'edificio nei suoi aspetti storici ed estetici, pur senza negare un uso abitativo. Dal momento che un progetto di restauro esiste, ci si chiede perché non prenderlo nuovamente in considerazione o, almeno, presentarlo al pubblico, specificandone costi, indirizzi tematici e criticità tecniche riscontrate in itinere. Insomma, prima di azionare le ruspe ancora una volta, si chiede di considerare anche il volere dei cittadini su quello che debba essere il volto della propria città, soprattutto se di mezzo c'è un edificio che per diversi aspetti racconta un capitolo di storia bustocca.