L'absideL'abside

Oltre le apparenze – Una facciata modesta, priva di decorazioni e una piccola porta, qualche sasso scoperto che ricorda un tempo lontano. L'Oratorio Visconteo di Albizzate si presenta così, quasi spoglio a lato della più maestosa chiesa parrocchiale. La semplicità della struttura esterna non deve però ingannare il passante che, se deciderà di varcare la soglia, si troverà al cospetto di una piccola meraviglia. All'interno della chiesetta si conserva intatti uno splendido ciclo d'affreschi, testimone della grande pittura gotica che si è sviluppata in Lombardia. Costruito dalla famiglia Visconti (in particolare voluto da Pietro Visconti) nella seconda metà del 1300, l'Oratorio conosciuto come di San Venanzio, per una prima errata interpretazione delle storie narrate dagli affreschi, contiene pitture databili alla fine del XIV secolo.

Questioni di agiografia – La chiesetta si presenta con una struttura a navata unica con abside semicircolare rivolta ad oriente in cui si aprono due monofore a ritmare le 12 figure degli apostoli. Un tripudio di colori e figure avvolge chi entra nella chiesa; due cicli di affreschi corrono lungo le pareti: a sinistra si ripercorre la storia di San Ludovico da Tolosa e a destra quella di San Giovanni Battista. Articolate in riquadri disposti su tre ordini, le scene di entrambi i cicli corrono lungo tutte le pareti laterali e invadono anche lo spazio della controfacciata e parte dell'arco trionfale. La storia di San Giovanni Battista si articola in 24 riquadri: dall'apparizione dell'Arcangelo Gabriele a Zaccaria al ritrovamento delle reliquie del Santo con la consegna della testa ad un vescovo. Fanno parte del racconto anche alcuni episodi poco noti, ma riportati dalla fonte ispiratrice dell'autore, la Legenda Aurea.

Maiestas DominiMaiestas Domini

Bella e rara – Sulla parete destra si sviluppa l'unico esempio in terra lombarda di pittura trecentesca che narri la vita di San Ludovico da Tolosa, spesso attestata in ambiente toscano. In questi dipinti vi è un'attenta e minuziosa rappresentazione del reale che prende corpo nella raffigurazione di elementi della vita quotidiana (vasi, panieri, vesti, acconciature), nella caratterizzazione dei personaggi, nella gestualità che sottolinea avvenimenti e sentimenti. La storia del Santo, articolata in 21 scene, muove dalla rappresentazione di Ludovico giovanissimo che riceve la visita di due santi francescani e arriva fino alla morte del Santo e al trasporto della sua salma a Marsiglia. Anche l'abside è interamente affrescato, alzando gli occhi al di sopra dell'altare si trova una splendida Maiestas Domini con il Cristo benedicente in mandorla fra i simboli degli Evangelisti, una figura che rimanda alla tradizione bizantina, con l'aggiunta del colore verde, simbolo della casata dei Visconti. Lungo tutta la parete absidale si trovano delle grandi figure di Santi e apostoli in gruppi di quattro.

Partic. controfacciataPartic. controfacciata

Un salto indietro nel tempo – Per quanto riguarda la paternità degli affreschi, sono ignoti i nomi dei pittori che hanno dato vita a questa rara e preziosa testimonianza del linguaggio artistico-pittorico lombardo di fine 1300. Le raffigurazioni, dal tono discorsivo e pacato, rivelano un'accurata attenzione al reale e alla quotidianità della vita. Sicuramente alcuni frescanti hanno risentito della lezione giottesca (Giotto è a Milano nel 1335) che si rende visibile nella semplificazione delle scene, nella plasticità dei personaggi e nella geometria delle forme. Nelle storie di San Giovanni, inoltre, le figure appaiono modellate dalla luce. Probabilmente in questi episodi si accavallano le mani di quattro artisti, forse di una bottega che include anche qualche maestro vicino all'arte della miniatura. Anche l'esterno dell'edificio si doveva presentare un tempo interamente affrescato, ma l'incuria dell'uomo e il trascorrere dei secoli non ha permesso di conservare nulla dell'antica decorazione muraria. La facciata dell'oratorio, inoltre, ospitava, in prossimità del colmo del tetto, uno stemma visconteo, oggi non più visibile, mentre le aureole superstiti e realizzate in bassorilievo, rimandano a figure di santi, ad un'Annunciazione e ad un gigantesco San Cristoforo, che all'epoca veniva ritenuto di buon augurio e quindi spesso raffigurato sulle chiese di campagna in Lombardia.

I diversi restauri – La piccola chiesa, in passato usata

Partic. affreschiPartic. affreschi

come deposito per granaglie e materiali vari, ha dovuto fare i conti anche con le cospicue infiltrazioni d'acqua che hanno causato il parziale distacco degli affreschi. Diverse le campagne di restauro attuate, a partire da quella del 1938, realizzata però da personale non specializzato. Si sono succeduti altri interventi manutentivi come quello del 1952 e quello più lungo durato dal 1965 al 1970. In questi cinque anni sono stati addirittura strappati gli affreschi, restaurati e poi reintelati e ricollocati nella posizione originale. Ma il lavoro grazie al quale l'Oratorio ha ritrovato il suo antico splendore è stato realizzato circa dieci anni fa: dal 1998 al 1999 l'équipe di restauratori, guidati dal professor Pietro Marani, ha messo mano a tutto il ciclo di affreschi. Un lavoro importante, anche dal punto di vista documentario, dal momento che in quell'occasione è stata rinvenuta una scritta con la data 1447 posta nella zona inferiore del ventesimo riquadro della Storia di San Giovanni.

Problemi risolti – Ma anche più di recente è stato necessario intervenire per salvaguardare questo antico tesoro. Lo scorso mese di dicembre, infatti, sono stati effettuati dei lavori per riparare il tetto che, a causa di alcune crepe, lasciava spazio ad infiltrazioni d'acqua che avrebbero causato sicuramente danni alle pitture.
Da par nostro concludiamo ricordando che l'Oratorio, divenuto per la sua importanza storico-artistica Monumento Nazionale, costituisce una testimonianza unica del processo di evoluzione del gusto e della cultura trecentesca ed è un gioiello che merita certamente di essere tutelato e conosciuto.