Il percorso del nuovo interventoIl percorso del nuovo intervento

Gli accenti di luce – Cinque nuovi accenti visivi sulla Montagna Sacra del Sacro Monte. Cinque nuovi 'punti luce'. Il percorso attraverso i Misteri, canonicamente conclusi, con l'arrivo al Santuario di Santa Maria del Monte, potrebbe tra qualche anno, non essere che il prologo di un nuovo affascinante stupore, tra arte e fede, secondo la parola e la visione contemporanea.

Rivalorizzazione globale
– Sfidando, probabilmente, le intime convinzioni di Monsignor  Pasquale Macchi, a cui si deve una prima rivalorizzazione del Monte e a cui oggi si fa correntemente appello, l'attuale amministrazione di Varese mette sul tavolo un pesante carico. L'intenzione di mettere mano ad una ridefinizione complessiva dell'intera montagna, dal punto di vista logistico, ancor prima che fabbrica della fede e di cultura sacra.  Un progetto che, ancora virtuale, porterebbe all'intera riqualificazione del camminamento dal Santuario fino a tutto l'attuale piazzale Pogliaghi, la qualificazione dell'attuale passeggiata che dal piazzale ascende verso il campo dei Fiori, fino ad una possibile riconversione del Grand Hotel liberty del Sommaruga.

I misteri mondani
– Su questa nuova via, il progetto prevede la realizzazione di cinque nuove installazioni: cinque accenti visivi, appunto, esemplificativi, non illustrativi, dei cinque "misteri luminosi", quelli tracciati da Giovanni Paolo II: misteri che completano ed integrano il percorso spirituale rifacendosi ad altrettanti episodi fondativi dell'esperienza terrena di Gesù Cristo: il suo battesimo, il miracolo del vino, l'annuncio del Regno, l

I relatori del progettoI relatori del progetto

a sua apparizione, trasfigurato, tra Mosè e Elia, l'istituzione della eucarestia. Soggetti iconografici storicamente presenti al mondo dell'arte, ispirazione perenne nella pittura occidentale, assenti nel rigoroso programma iconografico e dottrinale sotteso al progetto borromaico realizzato dal Bernascone e dagli artisti che parteciparono all'impresa.

Tutti dalla stessa parte – Al progetto, sposato da Comune, Provincia, Regione, sostenuto dalla curia varesina, dalla Fondazione Paolo VI, dal Parco del Campo dei Fiori, serviranno da oggi, sulla carta, qualcosa come dodici milioni di euro, benché conti precisi non siano stati ancora fatti. E' il costo previsto da Giuseppe Panza di Biumo, 'consulente' straordinario dell'amministrazione e dallo studio dell'architetto Matteo Sacchetti che se ne sta occupando dal punto di vista progettuale. E' stato Panza a stringere il cuore del progetto su una qualità altissima e necessaria perché il nuovo sia meritevole di accostarsi al vecchio. Sua dunque l'indicazione dei nomi cui è già stata inviata la richiesta di una disponibilità a lasciare il propro segno. A cominciare dal Premio Pritzker per l'architettura, il

Giuseppe PanzaGiuseppe Panza

giapponese Tadao Ando, indicato come possibile coordinatore dei lavor. E poi gli artisti: Richard Long, James Turrell, Robert Irwin, Anish Kappor, Richard Serra, Walter De Maria. Lettere firmate di pugno dallo stesso sindaco che ha allegato documentazione relativa al luogo di intervento, le finalità del progetto e a chiare lettere la presenza quasi da fidejussione di Panza. "Le lettere sono partite da pochi giorni – ha precisato lo stesso collezionista – stiamo attendendo le prime risposte. Al momento Long ci ha già comunicato un suo interessamento, ma non prima del 2010". Nelle ultime ore ci è giunta notizia che hanno dato la loro disponibilità anche Turrel e Serra.

Le rivincite – Per Giuseppe Panza, una sorta di risarcimento storico. Dopo molte incomprensioni con la sua città, la possibilità di ergersi a regista di un impresa che farà, sta già facendo, discutere soprattutto per la collocazione ad altissima valenza simbolica. Ma che, se portata fino al suo finale compimento e senza compromessi, potrebbe essere la definitiva vittoria della sua visione dell'arte e il coronomento di una fedeltà a convinzioni estetiche che qui da noi faticano e non poco a trovare casa. Per la città, al contrario, persa l'occasione di diventare un polo d'arte contemporanea internazionale, una nuova scommessa sulle tracce di quella azzardata e vinta quattrocento anni fa.