G. Capogrossi, Superficie 154, 1956, Collezione Intesa SanpaoloG. Capogrossi, Superficie 154, 1956,
Collezione Intesa Sanpaolo

L'arte come punto di partenza e di arrivo: tre rassegne descrivono e interpretano quarant'anni di storia, senza tralasciare la cornice culturale, politica ed economica nella quale sono nate e si sono sviluppate le arti figurative nei decenni tra 1947 e 1989. Questi infatti, sono stati gli anni della ricostruzione dopo una guerra tra le più devastanti, ma anche del celebrato "miracolo italiano", gli anni della contestazione e del terrorismo, gli anni complessi della Guerra fredda, decenni fondamentali anche per capire ciò che è l'Italia di oggi, nell'economia, nella politica e, a suo modo, anche nell'arte. Per la prima volta in modo organico tre diverse esposizioni cercano di fare il punto su quel periodo magmatico, contraddittorio e vivo come pochi, tentando fra l'altro di verificare come nel corso di quei lustri, l'arte abbia influenzato la società.

Emblematico il titolo della rassegna: "Il Grande Gioco.

M. Merz, Senza titolo, 1966, Milano, Galleria Christian SteinM. Merz, Senza titolo, 1966,
Milano, Galleria Christian Stein

Forme d'arte in Italia 1947 – 1989", dove il "grande gioco" evoca ruoli, richiama esperienze, suggerisce relazioni, ma soprattutto intende sottolineare come il divenire della storia e dell'arte non possano essere affrontate per comparti, ma debbano essere letti nelle interazioni e nelle rispettive e reciproche influenze. Obiettivo della mostra è quello di tracciare un sentiero in mezzo alla ricchezza di ricerche e di esiti conseguiti nel quarantennio, mediante la sperimentazione di nuovi mezzi e di nuovi territori estetici da parte dell'arte e le relazioni, le confluenze o influenze instauratesi in molti casi con architettura, cinema, design, editoria, fotografia e fotogiornalismo, società, teatro, televisione. Si tratta di una trasversalità che recupera, ravvivandola, la ricchezza dell'esperienza futurista, che intendeva entrare nei vari campi espressivi e sociali della realtà, come risulta evidente fin dalla pubblicazione del primo manifesto avvenuta non su un catalogo o una rivista d'arte, ma su Le Figaro, maggiore quotidiano dell'epoca, con l'intento di rivolgersi in generale alla società e non solo agli addetti ai lavori dell'arte.

E. Mattiacci, Tubo, 1967, Collezione dell'artistaE. Mattiacci, Tubo, 1967,
Collezione dell'artista

Due strade, un'unica ricerca – Sui due percorsi figurazione-astrazione gli artisti si dividono, rimanendo in parte nella scia di Corrente, allineati ad una visione realistica e ideologicamente connotata (il Fronte Nuovo delle Arti), e in parte cercando, senza per questo rinunciare ad un impegno politico, nuove modalità espressive, sulla scorta di esperienze simili a quelle condotte dagli astrattisti attivi già negli anni Trenta sia attorno alla Galleria del Milione di Milano, sia in una situazione singolare come quella di Como, dove interagivano con gli architetti razionalisti e in particolare con Terragni. Questi ultimi, memori dei limiti che un regime può imporre anche alla cultura e all'arte, manifestano l'intolleranza per un inquadramento della loro libertà espressiva entro schemi realisti, ritenuti di retroguardia. L'esposizione si sofferma su questa "storia", proprio per la sua diversificata evoluzione, per le conseguenze decisamente ampie che avrà sulla ricerca dei decenni successivi e per le relazioni che si instaurano con i vari aspetti della cultura e della società e dell'economia dell'epoca.

Uniti per l'arte – Per realizzare una così importante rassegna tre realtà hanno unito gli sforzi: il Comune di Lissone con il suo Museo d'arte contemporanea, il Comune di Bergamo con la GAMeC – Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea e il Comune di Milano – Cultura, con i suoi spazi della Rotonda di via Besana, strettamente affiancate dall'Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia. A ideare il progetto e curare la mostra Luigi Cavadini, Bruno Corà e Giacinto Di Pietrantonio. La mostra si articola sui tre spazi espositivi secondo una successione temporale che affida al Museo d'arte contemporanea di Lissone gli anni dell'immediato dopoguerra fino al 1958, alla Rotonda di via Besana di Milano il periodo 1959-1972 e alla GAMeC di Bergamo gli anni più recenti, dal 1973 al 1989. Già è stato annunciato al pubblico che una rilettura di sintesi della mostra si terrà a partire dal 3 luglio fino al 26 settembre 2010 presso la sede del Museo d'Arte di Lugano.

Il Grande Gioco. Forme d'arte in Italia 1947 – 1989
Mostra a cura di L. Cavadini, B. Corà. G. Di Pietrantonio
Orari di apertura:
Museo d'arte contemporanea, Lissone:
dalle 10 alle 19 – lunedì chiuso; giovedì dalle 10 alle 23
Rotonda di via Besana, Milano
dalle 9.30 alle 19.30 – lunedì dalle 14.30 alle 19.30; giovedì dalle 9.30 alle 22.30
GAMeC di Bergamo
dalle 10 alle 19 – lunedì chiuso; giovedì dalle 10 alle 22
Info e prenotazioni: www.grandegioco.it