Angela Vettese ospite al Castello di MasnagoAngela Vettese ospite al Castello
di Masnago

"L'arte si impara con i piedi, ovvero visitando, andando per mostre, biennali, triennali, musei e gallerie. Ma anche per vie, piazze e in qualsiasi altro luogo dove si possa vedere o sentire un'opera. Visitate e guardate più che potete. Il sapere e il sentire vanno insieme". Forse così si potrebbe riassumere l'incontro, di ieri sera al Castello di Masnago, con Angela Vettese, ospite del ciclo di conferenze organizzato dalla sezione locale di Italia Nostra.

Sala piena al piano terra dei Musei Civici di Varese, ma quasi assenti gli artisti presenti.
Moltissime e acute le domande del pubblico interessato e coinvolto dalla carrellata di immagini portate dalla Vettese. "Preferisco iniziare il nostro incontro con una serie di opere e di nomi prima di intavolare qualche breve considerazione sull'arte dei nostri giorni".

E così dalla scultura-pavimento di Bruce Nauman per Münster, la cittadina universitaria della regione Nord Reno-Westfalia, si è arrivati al simbolico The Weather Project di Olafur Eliasson allestito alla Tate Modern, dove evidente e chiarissima è la simbologia legata al calore, alla luce e alla conoscenza.
La Vettese ha citato anche l'opera di Vito Acconci e quella di Doris SalcedoShibboleth – protagonista ancora alla Tate.

"Spesso le opere d'arte contemporanea si presentano come palinsesti aperti, come momenti di riflessione sul rapporto natura-luoghi chiusi-musei. Ma non bisogna credere che siano frutto di mancata conoscenza o di carente perizia tecnica, non si tratta di "prese in giro per capre" come sostiene Sgarbi. Spesso, anzi, sottintendono un ampio studio e profonde ricerche decennali, nascono dal desiderio di rinnovamento del linguaggio artistico, portando, con e dentro di sé, intuizioni e concetti più antichi di quel che immaginiamo".

E così la carrellata visiva si conclude con tre campioni

The Weather Project di Olafur EliassonThe Weather Project di Olafur Eliasson

che, quella breccia di pensiero attuale, contribuirono non solo a crearla ma anche a dilatarla e a svilupparla: Vladimir Tatlin, Kurt Schwitters e Marcel Duchamp.

"Occorre saper guardare e sapersi interrogare sull'arte di oggi. Non possiamo non dirci moderni, dunque implicati in una contemporaneità sempre più sfidante".
La Vettese non si ferma alla domanda – forse malposta o forse senza via di scampo – "Qual è il significato e il futuro dell'arte contemporanea? Che cos'è l'arte?"
Preferisce abbracciare l'ampiezza dell'esperienza umana, citando la danza di Philippine Bausch, la celebre frase di Dino Formaggio ("Arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte") e l'ancestrale tendenza umana a rimettere insieme i pezzi, vera matrice dell'arte del collage e di quella che nasce da materiali riciclati.

"Arte", così come "Cultura", è una di quelle parole indefinibili. "L'artista stesso – commenta la Vettese rientra nella sfera di Saturno e non solo in quella di Vulcano, rientra cioè nell'orizzonte della ricerca, del tentativo possibile, del pensiero e dell'astrazione concettuale".

Come a dire che pensare è rischioso ma è l'autostrada per la forma artistica.

Angela Vettese dirige il corso di Laurea Magistrale in Arti Visive presso l'Università Iuav di Venezia e insegna Arte Contemporanea anche presso l'Università Bocconi di Milano. È presidente della Fondazione Bevilacqua La Masa del Comune di Venezia dal 2002 e autrice di numerosi volumi tra cui l'ultimo "Si fa con tutto – Il linguaggio dell'arte contemporanea" Laterza 2010.