'Modella in posa e due statue', acquaforte, esemplare unico reto'Modella in posa e due statue',
acquaforte, esemplare unico reto

Ritorni e ritocchi – Esistenza intensa quella di Luigi Broggini. E altrettanto si può dire della sua Arte. Basterà ricordare le numerose esposizioni collettive e personali, come quella allestita nel ‘40, alla Galleria del Milione, che coincise con il momento di massimo consenso critico per il suo lavoro. Di lì ad un paio di lustri, i bombardamenti aerei che distrussero Milano, colpirono anche il suo studio in Corso Garibaldi 89, danneggiando la maggior parte delle sue opere, tra cui molte lastre incise. A guerra conclusa, nuovo amore per l'acquaforte e lo stesso Broggini (in una nota del 1969 ma pubblicata solo nel febbraio del 1978 nel catalogo della personale di disegni e acqueforti tenuta alla Galleria delle Ore) confida: "Da un calcolo approssimativo penso di avere inciso circa duecentocinquanta lastre. Se considero quelle che sono andate perdute nel bombardamento e quelle che ho distrutto di mia mano per insoddisfazione o per la smania di ritoccarle, il conto è presto fatto".


I temi – Alcuni temi, cui attese Broggini nella sua esistenza, sono rintracciabili nei gessi, nei disegni o nei retouchés à la main sulle prove di stampa, tutte opere che ci informano anche di scelte parallele compiute in pittura. Così avviene per esempio nelle numerose acqueforti dove compaiono dettagli domestici, nature morte, insetti e piccole creature di ambienti paludosi, soggetti presenti anche nelle ceramiche. Il soggetto della Deposizione, tema tante volte affrontato anche nelle ceramiche con una materia grondante di colore, torna in alcuni disegni e in numerose acqueforti. Il Calvario appare in alcuni fogli a tecnica mista come quello acquerellato del 1932. In particolare, per una Deposizione del '31 Broggini ebbe in mente il modello di Rembrandt che influenzò anche le incisioni contemporanee e la ceramica di qualche anno dopo.

'Statue e sgabello', acquaforte'Statue e sgabello', acquaforte

Il sogno romano – Il magistero del Classico fu sempre presente in Broggini che, come molti altri artisti della sua generazione, si sentì estraneo alla ondata delle 'seconde avanguardie', con cui ebbe non poche polemiche. Il tema sacro compare di frequente anche nelle opere con soggetto romano: monumenti, chiese, spunti tratti dal Classicismo e dal periodo Barocco. In diverse incisioni, il tratto sbrigliato, simile alla traccia di una matita, inclina alle curve, si amplifica, quasi a tradurre nel segno l'emozione e il furore dell'operazione grafica. In altri esempi superstiti, invece, la mano torna e ritorna, tormentando la lastra con mille grovigli di segni incisi.

Grafica pubblicitaria – Pochi lo sanno, eppure fu così: Broggini si misurò anche con la grafica pubblicitaria, con quelle icone che avrebbero riempito l'immaginario collettivo degli anni contemporanei e di quelli a venire. Nel 1952 partecipò al concorso per il logo dell'AGIP, vinto con la fortunata immagine del cane a sei zampe (disegnato poi da Giuseppe Guzzi e Bob Noorda): uno degli esempi più felici di 'pubblicità d'artista'.

'Donna sul canapè', inchiostro, 1932'Donna sul canapè', inchiostro, 1932

La sfida – E poi ci fu l'esperienza del ceramista, che lo portò alla XXV Biennale di Venezia del 1950, nell'ambito della quale vinse il Premio Richard-Ginori. Una sfida, quella della ceramica, che ti mette al muro quando non puoi controllare fino in fondo l'opera: basta un niente, un minimo di umidità in più e quando il piatto è nel forno ti si può spaccare o scoppiare in grosse bolle. "Una sfida senza drammi – ebbe a scrivere R. Modesti – un invito anzi, a osare di più, tanto te ne rendi conto all'uscita dal forno, quando l'irreparabile è già avvenuto e la lezione servirà per il prossimo approccio".

Articolo tratto da:
'Rivista Grafica d'Arte', n. 73 (gen-mar 2008),
Clara Castaldo, 'Le acqueforti di Luigi Broggini'