L'ingresso del MappL'ingresso del Mapp

A cinque minuti dalla stazione ferroviaria di Milano Affori, all'interno dei padiglioni dell'ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, sorge il MAPP.

Quando è nata questa avventura?
"L'inaugurazione del MAPP – Museo d'Arte Paolo Pini – è datata al 25 maggio 1995 e rappresenta la naturale prosecuzione di un progetto che ha impegnato, già all'inizio degli anni '90, amministratori e operatori medici dell'ex Ospedale Psichiatrico di Milano. La "rivoluzione copernicana" introdotta dalla Legge Basaglia 180/78 ha portato ad un'inevitabile cambiamento di prospettive soprattutto nelle relazioni con i pazienti. Sono nate iniziative innovative e la struttura sanitaria si è aperta alla città, iniziando ad interagire con il tessuto sociale. Nel tempo è cresciuta l'esigenza e la possibilità di intraprendere laboratori di arti-terapie, che favorissero processi di comunicazione e portassero alla valorizzazione delle capacità creative ed espressive di ciascuno. Come medico e come responsabile degli atelier artistici, sono stata compartecipe di tutti questi cambiamenti, graduali e al tempo stesso decisivi. E se alla fine degli anni ‘80 non era ancora consentito ai pazienti di passeggiare per il parco in bicicletta, si è arrivati, nel corso degli anni, a programmare progetti artistici articolati che li vedono pienamente partecipi e coinvolti".

Il camino di TadiniIl camino di Tadini

Arte come cura. Così il MAPP si configura come spazio culturale innovativo e allo stesso tempo atipico. Quali sono, a suo avviso, le sue principali caratteristiche?
"Occorre innanzitutto uscire dal preconcetto ideologico, oggi quanto mai attuale, secondo cui i malati psichici sono "il prodotto" di una società cattiva e in ragione della loro "diversità" vanno contenuti, reclusi, isolati. L'altra faccia di questo pregiudizio è quello di vedere in queste persone dei borderlines ribelli, incontrollati e incontrollabili. L'isolamento non cura. E il disagio psichico e sociale non va né demonizzato né mitizzato. Il percorso di riabilitazione, che parte dalla conoscenza del quadro clinico e prosegue in vari progetti di socializzazione e lavori di gruppo, deve essere condotto con strumenti giusti. Sono convinta che la vera riabilitazione passa anche dall'esperienza artistica, dalla cooperazione, dall'incontro e dallo scambio di idee e tecniche materiali. Il MAPP sorge all'incrocio di queste realtà come testimonianza di un progetto formativo in progress, di una cultura viva in uno spazio che, fino a un ventennio fa, era uno "spazio senza tempo".

Che cosa sono e come nascono le Botteghe d'Arte?
"Le Botteghe d'Arte nascono come laboratori espressivi in cui gli artisti professionisti, che hanno donato la loro opera al MAPP, sono affiancati da un'équipe composta da uno psichiatra, da uno psicologo e da un arte-terapeuta e realizzano progetti e opere "a quattro mani" con gli ospiti del centro di arte-terapia. Nel ‘92 allestimmo la nostra prima mostra "L'arte nella follia e la follia nell'arte" negli spazi di Brera. Seguì un convegno, diverse mostre e il catalogo della collezione permanente. I lavori artistici realizzati negli atelier non si connotano per la relazione con la malattia o con il disagio e si discostano molto dalle caratteristiche dell'Art Brut. Le opere delle Botteghe d'Arte sono il frutto della socializzazione, del mettere in comune il mondo interiore e dell'esigenza di dare ordine e forma al materiale espressivo. Questo diventa tanto più possibile quanto più si creano possibilità di accrescere gli strumenti espressivi e le occasioni di scambio culturale ed umano con artisti professionisti disposti a "mettersi in gioco".

L'opera di BajL'opera di Baj

Quali sono le principali opere d'arte disseminate nei padiglioni?
Gli artisti che condividono e appoggiano il nostro progetto sono stati invitati a dipingere le pareti dei padiglioni del parco. Dal '95 sono passati nell'ex presidio psichiatrico circa 140 artisti, italiani e stranieri tra cui Maurizio Arcangeli, Enrico Baj, Oliviero Rainaldi, Paolo Canevari, Emilio Tadini. L'arte si trova così in un contesto nuovo, fuori dai circuiti museali ed espositivi e fuori dalle gallerie. Ora stiamo raccogliendo fondi per il restauro di molte di queste realizzazioni en plein air. Sono in progetto anche una ricognizione e una catalogazione del patrimonio documentario e medico-scientifico dell'ex istituto psichiatrico. Anche le opere degli atelier – oltre 10.000 pezzi – sono state catalogate come componenti del patrimonio storico, diffuso su scala territoriale: il Museo Regionale della Psichiatria.

Quali sono gli scopi dell'Associazione ARCA?

Obiettivo dell'Associazione ARCA onlus (Associazione Culturale per il recupero della creatività artistica e la riabilitazione psicosociale) è quella di promuovere la ricerca sulle funzioni dell'arte come strumento di cura integrato con quelli tradizionali utilizzati in psichiatria. La nostra convinzione principale è quella secondo cui l'arte, nelle sue molteplici manifestazioni, gioca un ruolo chiave nel recupero delle potenzialità espressive dei soggetti affetti da disturbi psichici. Credo che sia importante far conoscere queste tematiche e promuovere il dialogo e lo scambio tra artisti professionisti e utenti psichiatrici.