Tomba romana dal Museo di Arsago SeprioTomba romana dal Museo di
Arsago Seprio

Oggetti semplici in ceramica, spesso frammenti arrivati a noi per caso pertinenti a pentole e contenitori, raccontano la storia degli antichi proprietari, le loro abitudini alimentari, ma anche le antiche vie di commercio. Tutto questo è emerso dalla conferenza tenuta da Angela Guglielmetti, archeologa, ad Arsago Seprio, presso il Civico Museo Archeologico, lo scorso mercoledì.

La ceramica comune – Argomento della serata, la ceramica comune di epoca romana, cioè quegli oggetti usati quotidianamente dall'uomo antico per contenere cibo e liquidi a tavola, ma anche per scaldarli e cucinarli in cucina. Sono vasi molto semplici, dalle forme differenti chiaramente legate al loro utilizzo, solitamente privi di decorazioni: negli scavi archeologici sono i frammenti più presenti, sia nelle necropoli, sia negli scavi in città e in questi ultimi anni anche negli scavi di fornaci.

Oggetti un po' trascurati… Proprio la semplicità ha fatto sì che per molto tempo gli studi abbiano trascurato questa classe di ceramica, negli scavi più antichi addirittura buttata. Grazie a personaggi chiave come Lamboglia, archeologo che operò in Liguria, e a scavi pionieristici, come la villa romana di Settefinestre nel Lazio o più vicino a noi gli scavi a Milano per la costruzione della terza linea metropolitana, la ceramica comune sta recuperando importanza: si è capita la sua validità soprattutto per fornire una datazione degli strati, per ricostruire la storia diacronica di un sito, e comprendere la cultura delle persone che hanno abitato quel sito.

Scoprire persone lontane e modi di vita lontani – Questo terzo punto è quello su cui oggi si sofferma la ricerca

Esempi di ceramica da una tomba di età augustea da ArsagoEsempi di ceramica da una tomba di età
augustea da Arsago Seprio

archeologica, che non si accontenta più di ammirare l'opera "bella", ma ricorre anche ad oggetti a prima vista insignificanti. Gli studi hanno dimostrato che queste ceramiche, nonostante la loro semplicità, subivano mode e ciò spiega perché le forme di questi contenitori nel tempo siano cambiate. Ad esempio in epoca celtica i vasi sono profondi e caratterizzati da una decorazione fittissima a unghiate o conchiglie, in epoca romana la produzione si fa seriale e quindi perde ogni decoro. Risalgono al II-III sec. d.C. tegami e coppe -fruttiere e colini, provenienti soprattutto dai centri abitati.

Ma come parla un piccolo frammento? Numerosi spunti nascono da un orlo o da una parete di vaso. Per esempio ci si può chiedere come sia stato creato ed ecco spuntare la tecnologia, i vari modi per modellare un vaso, da quello più antico, a mano, a quello più recente, al tornio.

Ci si può chiedere chi lo abbia creato e sebbene non si potrà risalire al suo artigiano sarà tuttavia possibile tentare di ricostruire le manifatture, individuare se fossero artigianali oppure familiari. Grazie ai dati di scavo si è potuto ad esempio comprendere che nel mondo romano esiste una produzione ceramica semi-industriale; invece nell'epoca longobarda la produzione ritorna familiare.

Le abitudini alimentari – Spesso sono proprio i contenitori in ceramica a raccontare le abitudini alimentari del passato e il modo di cottura dei cibi. Ad esempio i focolari domestici, che cambiano molto fra l'epoca romana e medievale, testimoniano la presenza di recipienti ceramici differenti a seconda del periodo

Ceramica comune da CalvatoneCeramica comune da Calvatone

storico.

Ma si può andare oltre. La ceramica comune oggi è studiata in un'ottica ancora più ampia: si possono individuare i centri di produzione, magari procedendo per regioni, creando mappature precise per zona. Si è scoperto così che uno stesso centro era specializzato in più classi ceramiche, per accontentare una più ampia fetta di popolazione.

Nuovi orizzonti di ricerca – Negli ultimi anni si è diffusa la pratica di sottoporre i pezzi ceramici ad indagini petrografiche e mineralogiche, che possono cioè dare informazioni sulle argille, la cui tipologia varia da zona a zona. Questi dati, associati alle forme, accrescono le conoscenze relative ai luoghi di produzione e alla provenienza delle materie prime.

L'esempio del santuario di Breno (Val Camonica) –
Tutti questi spunti e le nuove metodologie sono stati applicati allo studio della ceramica del santuario di Minerva a Breno, santuario posto in altura, frequentato dall'età del ferro. Proprio grazie ai frammenti recuperati è stato possibile ricostruire i mutamenti della ritualità, cioè come si comportavano i pellegrini in visita al santuario: in una prima fase erano usati i boccali, recipienti adatti a contenere acqua, mentre in una seconda fase, si passa a vassoi con prese, forse per offerte rituali. Nella fase finale della vita del santuario, fra III e IV sec. d.C. aumenta la quantità di pentole probabilmente per un vero e proprio banchetto per la divinità e per tutti i pellegrini.

Un frammento… un mondo! L'esempio di Breno mostra chiaramente, come ha sottolineato la dott.ssa Gugliemetti, che è possibile giungere ad un secondo livello di conoscenza, meno arido rispetto al discorso delle aree di produzioni e delle tecnologie, proprio grazie a dei semplici frammenti che, fino a poco fa, erano negletti dalla critica. Un livello di conoscenza più vicino a noi, più vicino alla sensibilità moderna, che permette di aprire uno spaccato su come si viveva un tempo.