Giuseppe Redaelli, presidente di VareseviveGiuseppe Redaelli, presidente di Varesevive

La scultura e lo spazio urbano – "Ma che città siete se una scultura non l'avete?" titolava a pag. 4 un articolo su Il giornale dell'arte di aprile. "Arte pubblica e scultura en plein air al centro della riqualificazione urbanistica (…)", recitava il sommario.
L'articolo si rifaceva ad un convegno, svoltosi a metà marzo al Louvre sul tema "La sculpture et l'espace urbain"; argomento che, va da sé, ha coinvolto, tra i relatori e il pubblico, conservatori museali, urbanisti, architetti, artisti europei e statunitensi.

Normale silenzio – Lo spiegamento di forze intellettuali intorno al dibattito, è venuto in mente quando di recente, in una occasione pubblica – la presentazione della mostra Carte d'artista delle edizioni Colophon a Villa Mirabello il presidente dell'associazione Varesevive, Giuseppe Redaelli, ha ricordato la vicenda della scultura di Salvatore Fiume promessa da alcuni anni all'amministrazione di Varese ma ancora purtroppo parcheggiata in fonderia. Il tutto in un normalissimo silenzio da parte di protagonisti e attori, così come dell'opinione pubblica.

La vicenda – La storia è una banale vicenda, probabilmente di imperizia, disattenzione. Varesevive, volendo portare avanti il suo programma per cui è nata, accrescere la città di valenze culturali, decide di donare alla città la fusione in bronzo di un celebre  tema di Fiume: l'Antropotauro e la sua donna. Destinazione prevista: piazza del Tribunale al posto del famigerato gazebo sorto, in epoca Fassa, con funzione di recinto per chiudere il vano che avrebbe dovuto portare nei sotterranei del parcheggio del Tribunale.

L'antropotauro, Salvatore FiumeL'antropotauro, Salvatore Fiume

Analisi e controanalisi – Si procede, è questioni di circa due anni fa, alle misurazioni dello spazio che potrà essere riservato al monumento, comprensivo del suo piedistallo, alle analisi strutturali della portata delle solette. Si procede alla fusione del modello in cera, a partire dall'originale in resina realizzato dall'artista nel 1990, 3 metri d'altezza, poco più di 2 e mezzo di base. Tutto bene. o quasi.

Sliding doors – E' a che questo punto che la procedura si inceppa. Il basamento previsto avrebbe dovuto inglobare la porta che conduce all'ascensore interno. Ma non sono state conteggiate le scale che ugualmente insistono sulla  stessa area. L'opera, a tutt'oggi risulta incollocabile in quel punto. Sono però in pochi a conoscere l'esatto sviluppo della vicenda che ha in qualche modo del paradossale.

Appello – Redaelli elencando le iniziative dell'associazione, pubblicamente, ha chiesto al sindaco Fontana di impegnarsi a risolvere il problema. Dalla risposta del primo cittadino la soluzione non sembra tuttavia prossima. Facendo capire, Fontana, che il problema gazebo pesa ancora come un macigno sulla fattibilità del progetto, ma dicendosi, in un primo momento, pronto sostenere un concorso pubblico di idee e proposte su eventuali altre collocazioni.

Concorso di idee? Si, anzi no. Ecco, un bel concorso di idee, forse è quello che ci vorrebbe. Tolta dall'impaccio di dover decidere autore e opera, forse la comunità potrebbe esprimersi su dove voler vedere collocato, non passivamente, ma culturalmente attiva, una scultura  contemporanea nel proprio tessuto urbano.
Ma il timore oggettivo è che ancor prima di coinvolgere il parere della comunità o anche solo quello di quanti potrebbero, per un motivo o per l'altro, aver voce in capitolo, le cose si voglia risolverle all'interno. Periziando e controperiziando. L'Antropotauro, in ogni caso, è paziente.