Il dipinto ritenuto scomparso. E' ancora parzialmente coperto da uno strato di intonaco, ma si lascia già ammirare, in tutta la sua espressiva qualità. Nascosta tra le pieghe della storia e delle Cronache di Varese, l'Ultima Cena dipinta da Pietro Antonio Magatti, pittore chiave del Settecento varesino, è stata ri-scoperta durante i lavori di riqualificazione dell'ex Villa Dandolo a Varese.
L'altro Cenacolo, al Sacro Monte. Il confronto con il Cenacolo del'Annunciata si instaura con l'Ultima Cena dipinta l'anno successivo per il refettorio del Monastero delle Romite Ambrosiane di Santa Maria del Monte e più ancora con la tradizione del Seicento lombardo, una componente per nulla trascurabile del registro espressivo magattiano.
Da convento a villa. In seguito alla soppressione Napoleonica (Editto di Compiègne) degli istituti religiosi, l'area e il convento furono acquistati nel 1810 da Vincenzo Dandolo per realizzare la propria residenza demolendo la chiesa e gran parte del convento, di cui restano alcuni ambienti al piano terra.
Lo scavo. I lavori iniziarono nel 2013 prevedendo fasi di scavo e consolidamento dei fronti edilizi da conservare. L'indagine archeologica ha messo in luce varie strutture murarie databili a partire dall'epoca rinascimentale, pertinenti ad ambienti legati al complesso e purtroppo conservate solo nei livelli di fondazione, alcune sepolture e strutture fognarie di epoca recente. Nessun livello pavimentale era conservato. L'identificazione degli ambienti, modificati in varie fasi, rimane problematica, data la scarsità degli elementi strutturali e dei reperti datanti.
Una scoperta inaspettata e interessante che premia lo studio storico e le ricerche stratigrafiche – richieste dalla Soprintendenza – e restituisce alla città un'opera d'arte di cui si avevano notizie nei documenti e nelle cronache ma che fino ad ora si credeva persa.
Per rendere partecipi tutti della scoperta, verrà organizzata prossimamente una giornata di studio sul Magatti.









