E’ stato pubblicato da Nomos Edizioni il terzo volume de ‘La storia di Varese’, dedicato aIl’Antichità.

Come spiega il professor Gianmarco Gaspari, docente di Letteratura Italiana all’Università degli Studi dell’Insubria e direttore dell’International Research Center for Local Histories and Cultural Diversities dell’Ateneo, “il progetto su ‘La Storia di Varese’, articolato in 15 volumi, è arrivato alla pubblicazione del settimo volume. Stiamo indagando nel passato delle terre dell’Alta Insubria. Vista la ricchezza del materiale rinvenuto, Varese è una presenza ormai imprescindibile non solo nell’Italia del Nord, ma anche a livello internazionale”.

Il progetto è diretto e coordinato da Maurizio Harariordinario di Etruscologia e Antichità italiche all’Università degli Studi di Pavia – e vanta un comitato scientifico di eccellenza, presieduto da Renzo Dionigi – Emerito di Chirurgia generale nell’Università varesina.

L’approfondita ricerca storico-archeologica, curata da sedici esperti, e l’apparato iconografico inedito hanno portato alla pubblicazione di un volume dalle dimensioni significative.

Ma questo non deve fermare il lettore curioso, perché i testi, arricchiti da molte immagini, presentano approfondimenti affascinanti.
Il toponimo di Varese viene dalla radice indoeuropea ‘vara’ che significa acqua: la nostra città è circondata dalle acque!

La Provincia di Varese è stata delimitata nel 1927 a livello amministrativo, ma il suo territorio è strettamente legato alla vicina Svizzera e al Piemonte proprio per la presenza dell’acqua: laghi e fiumi hanno sempre trasportato merci, conoscenze e popoli.
E ancora, il tempo ha lasciato innumerevoli tracce: dall’Isolino Virginia alla Cultura di Golasecca, dalle palafitte del lago di Monate a Castelseprio….
E poi ci sono tombe e necropoli, vero luogo di raccolta di reperti che ci raccontano la vita e le sue abitudini.

A Malpensa è stato ritrovato un ‘ripostiglio’ contenente asce, falci, lance e schinieri in lamina bronzea che proteggevano le gambe di quei guerrieri le cui tombe si trovano a Sesto Calende: si combatteva proprio sotto l’autostrada che oggi percorriamo in macchina.

Il volume non dimentica le antiche testimonianze epigrafiche, come l’avvincente chanson de geste di Belloveso, principe dei Biturigi – fonte di tante informazioni – o lo studio della monetazione preromana.

Varese in quanto città nasce piuttosto tardi – afferma Gaspari – ma ha alle spalle una storia lunghissima sia come luogo di transito che come centro operativo di un territorio che è sempre stato tra i più ricchi dell’area del Nord Italia. ‘Ricco’ in senso economico, ma anche per le ibridazioni culturali, le presenze storiche, i traffici, i commerci, le lingue e i diversi vettori”.

Interessante l’uso del termine Protostoria: “si tratta di una categoria di comodo utile agli storici, che si applica a un buon numero di secoli. Un po’ come ‘Medioevo’. – continua il professore – La Protostoria indica il periodo di passaggio tra la fase Preistorica (per la quale mancano quasi del tutto documentazioni scritte) e la fase Storica vera e propria (in cui i documenti scritti sono databili, classificabili e collegabili anche a fasi geografiche e culturali ben precise)”.


Nell’Area Insubrica la Protostoria definisce la nascita dei primi documenti epigrafici e si colloca più o meno tra la seconda Età del Ferro e il periodo della Cultura di Golasecca, che da noi è rappresentato così bene dal Museo Archeologico di Sesto Calende con quei ritrovamenti spettacolari tra cui, appunto, la tomba di Malpensa di cui il museo offre una bellissima ricostruzione”.

Il Centro di Ricerca Internazionale diretto da Gaspariè un caso unico in Italia che si ispira a un modello statunitense e poi inglese e ha il compito di monitorare la realtà degli studi sulla storia locale, per valorizzarne gli aspetti meno conosciuti, quelli che intersecano anche realtà di lungo termine: la presenza di elementi storici, architettonici e culturali che rinviano a influenze diverse”.

“Uno dei primi teorizzatori della storia locale come disciplina autonoma, svincolata da connotazioni come quelle folkloristiche, è stato lo storico americano Lewis Mumford. Viveva in un quartiere di New York che era di fondazione olandese: lo incuriosivano elementi come le finestre a graticcio delle case o le elaborazioni culinarie che rinviavano direttamente alla tradizione olandese e decise di studiarli. Si tratta di un modello che ben si applica a un territorio come il nostro e alle sue testimonianze.
L’International Research Centre lavora da anni approfondendo queste tematiche e si apre a interventi competenti di ospiti stranieri, realizzando poi volumi come quelli del progetto ‘La Storia di Varese’”.

L’indagine presentata dal libro è molto significativa e ricorre a tecniche di ricerca sempre più innovative, come le analisi spettroscopiche “che hanno rivelato anche elementi di scrittura nuovi che caratterizzano questo territorio come la culla della scrittura per tutta la fascia Nord italiana”.

E, ancora, il racconto dei popoli: “L’eleborazione di elementi preesistenti celtici e etruschi porta addirittura a datare i primi elementi di scrittura al secondo millennio a.C. e non è cosa da poco! – afferma con entusiasmo Gaspari – Gli insediamenti come quello di Golasecca, come l’Isolino Virginia o la tomba nell’area di Malpensa, si documentano come un’area di assoluta importanza per la creazione di un’identità, di una formalizzazione scritturale. Molto interessante il contributo del professor Aldo Luigi Prosdocimi, dell’Università degli Studi di Padova, che è mancato qualche anno fa, ma ha fatto in tempo a lasciarci l’innovativo contributo sul toponimo ‘Varese’”.

Grazie alla guida del professor Harari dell’Università di Pavia, direttore dell’impresa e anche etruscologo, nel volume “Il territorio di Varese…” si valuta adeguatamente l’influenza degli Etruschi, anche per l’elaborazione di una scrittura evoluta.
Ecco poi il conflitto tra i Celti razziatori e i Romani, che cercavano di dare un ordine civile alle terre che conquistavano. Più volte vennero sottoscritti degli accordi di pace, poi regolarmente violati dai Celti.

“Questo è proprio un tema che ha appassionato la storiografia dall’Ottocento in poi. – aggiunge il professore – Quello del rapporto tra le popolazioni preesistenti e i gruppi sovrapposti. Penso a quanto si sia appassionato il Manzoni alla presenza dei Longobardi, vista proprio in questa prospettiva rispetto all’invasione Franca o alla continua caratterizzazione del passaggio, del transito che arriva ai giorni nostri nelle parole di Vittorio Sereni, uno dei poeti più rappresentativi del nostro territorio che intitolò il suo primo libro di versi di successo ‘Frontiera’”.

Il territorio di Varese è noto in tutto il mondo per Golasecca e Castelseprio, patrimonio dell’UNESCO – conclude il professore – Ma esistono altri patrimoni che meriterebbero di essere salvaguardati.
Ci stiamo impegnando per il recupero di Castiglione Olona: si tratta della prima città ideale al mondo e vogliamo che  sia la prossima area tutelata dall’Unesco”.

Chiara Ambrosioni