Interno della chiesaInterno della chiesa

Dedicata all'Assunta e detta, forse già dal Cinquecento, Madonna dell'Aiuto, la chiesa di S. Maria di Piazza a Busto Arsizio sorse a partire dal 1517 sulla base di una preesistente fabbrica medievale, nel cuore della cinta fortificata del borgo. È plausibile che l'iniziativa della fondazione di una nuova chiesa sia da leggere in relazione al periodo di fioritura culturale della città che corrispose al potere del conte Galeazzo Visconti, consigliere del duca di Milano Gian Galeazzo Sforza e feudatario di Busto Arsizio dal 1488. È anche possibile che tra i promotori della nuova fabbrica comparissero personalità di spicco sulla scena locale, come il grammatico e poeta Gian Alberto Bossi e gli umanisti Bernardino e Alberto Crespi, fondatori della biblioteca pubblica della città.

Esternamente la chiesa appare come un rigoroso solido geometrico: un cubo sormontato da un tiburio ottagonale con galleria di archi e parapetto a balaustrata, coperto da un tetto a sella ornato da pinnacoli culminante in una lanterna a due ordini sovrapposti, di costruzione tardocinquecentesca. Ciascuna delle facce del cubo è scandita da quattro lesene, di cui le due interne affiancano il portale. Un secondo portale si apre sul lato meridionale dell'edificio, illuminato da tre oculi come la facciata. Semplice, elegante, poderosa nella compattezza plastica del cubo di ascendenza bramantesca, S. Maria di Piazza mostra invece nel tiburio più di una concessione alla fantasiosa tradizione lombarda della decorazione architettonica, tra l'Amadeo e Tommaso Rodari.

All'interno lo spazio si fa ottagonale, impostato su pilastri ad angolo rientrante che rinserrano altrettanti archi. Sulle diagonali del quadrato si aprono quattro nicchie angolari. La struttura è arricchita da un ampio presbiterio a pianta rettangolare. La cupola, a otto spicchi, è sostenuta da un tamburo ornato da una sequenza di nicchie con figure scolpite.

Quanto alla paternità del complesso, risulta di fondamentale importanza un documento del 1522 che testimonia la presenza nel cantiere di Tommaso Rodari da Maroggia, cui spettano senz'altro i due portali e le statue dell'Annunciazione; maggiore cautela richiede

G. Ferrari, Polittico dell'AssunzioneG. Ferrari, Polittico dell'Assunzione

l'attribuzione allo scultore e architetto ticinese dell'intero progetto dell'edificio, stante la difficoltà di definizione del suo ruolo in altri importanti cantieri lombardi del tempo, a partire da quello del Duomo comasco.

Nel primo ventennio del Cinquecento il nuovo slancio devozionale e l'impegno economico congiunto di privati cittadini e istituzioni consentì la realizzazione del compatto, raffinato tessuto pittorico che decora internamente il santuario. Nel 1531 Giovan Pietro Crespi, nonno del Cerano, affrescò la cupola con un fitto fantasioso ornato di lacunari rettangolari e ottagonali in prospettiva, traforati a giorno e illusionisticamente aperti su un cielo notturno sul quale campeggiano stelle dorate. La decorazione così concepita sottolinea abilmente il movimento ascensionale della cupola e i suoi valori volumetrici e plastici.

Nel 1542 Giovan Battista della Cerva, allievo di Gaudenzio Ferrari, eseguì gli affreschi del presbiterio (Annunciazione, Adorazione dei pastori, Adorazione dei Magi), lavori di chiara impronta gaudenziana. Al Della Cerva sono tradizionalmente attribuiti anche gli affreschi delle voltine sopra gli arconi d'angolo, con gruppi di Angeli musicanti.
Allo stesso anno 1542 dovrebbe risalire il vasto polittico di Gaudenzio per l'altar maggiore, che celebra l'Assunzione della Vergine e ai lati, su due registri, i Santi Giovanni Battista e Michele arcangelo, Gerolamo e Francesco. I dipinti sono inseriti in una ricca cornice lignea dalla solenne struttura a serliana, impostata su colonnine fogliate.