Al liceo classico Ernesto Cairoli di Varese il poeta Guido Oldani, insieme a Giuseppe Langella, hanno spiegato agli studenti la poetica del Realismo Terminale, movimento letterario che si fonda sulla similitudine rovesciata, il cui termine di paragone sta negli oggetti e non nella sfera naturale.
Guido Oldani da Melegnano (Milano) è uno dei poeti più autorevoli poeti al mondo: tradotto in tutti i continenti, ha saputo incidere sulla tradizione letteraria. La sua poesia è assimilabile alla linea dantesca, anziché a quella petrarchesca, che è risultata vincente, perché, come spiega Oldani, «in lei è sempre presente una riflessione ed una pensosità al di là dell’ironia che a volte traspare. È una poesia che non rifiuta né evita i significati, anzi a volte li promuove.
Oldani ha sintetizzato così il succo del Realismo Terminale: «Dopo il 2000, nel mondo, c’è più gente che vive nelle città che non fuori. L’accatastamento dei popoli è progressivo. Dunque, la distanza fra i corpi viventi e gli oggetti, a loro mescolati, è uguale a zero. Questo zero è il Realismo. Si chiama “Terminale” perché ovunque le popolazioni sono arrivate quasi a compimento del loro viaggio di sovrapposizione reciproca nelle città. La similitudine rovesciata è sempre esistita ma rara e senza nome specifico. L’ho dovuta denominare rovesciata, perché la sua presenza nel linguaggio oggi è imponente. Che vuol dire? In passato i paragoni erano soprattutto fra natura e natura. Ad esempio: «tu hai gli occhi azzurri come il mare», «tu hai la pelle bianca come la luna». Oggi, e i bambini lo sanno bene, è molto incrementato il confronto fra natura e oggetti, cui la natura stessa sembra voler somigliare sempre di più. Diremo allora: «sei veloce come un treno»; ancora: «lui è brutto come uno straccio»; «sei fastidioso come un tritacarne in funzione». Ecco detto: il secondo tipo di similitudine è la similitudine rovesciata e ci si può divertire a inventarne un’infinità. Mi pare semplice, no? Questo è il nostro tempo»