Vittorio Introini ospite al Castello di MasnagoVittorio Introini ospite al Castello di Masnago

"Viviamo in un clima di diffusa indifferenza verso la qualità dell'urbanistica". Una sentenza tanto cruda e precisa quanto motivata da un profondo e vastissimo sostrato di spiegazioni storiche ed intellettuali.

Quella di Vittorio Introini, ospite ieri sera al Castello di Masnago, è stata una vera e propria lectio magistralis di storia dell'architettura con vasti ed approfonditi commenti a margine che hanno affrontato il tema della visione del paesaggio e della città nei secoli.

"La stessa parola e lo stesso concetto di "Paesaggio" sono profondamente mutati nel tempo: dalla connotazione lirica e poetica del XIV secolo si arriva, con Alexander Freiherr von Humboldt, all'accezione geografico-scientifica. Un secolo dopo, grazie ai contributi di Jacob Christoph Burckhardt, il paesaggio diventa un'entità ancora più complessa che si colloca tra la conoscenza geografica-scientifica e quella storica. E' come se, con il passare dei secoli, la valenza semantica del paesaggio si fosse infittita. Quella che, ad un certo punto, possiamo chiamare "disciplina del paesaggio" arriva ad incontrare, con Lucien Fèvre, anche l'antropologia e la sociologia".

Vittorio Introini ospite al Castello di MasnagoVittorio Introini ospite al Castello di Masnago

E oggi? "Se con Saverio Muratori possiamo parlare di città fisicizzata, visitata e raccontata graficamente in prima persona, oggi la possibilità di una visione corretta ed esatta del costruito si pone come problema irrisolto e dibattuto. I PGT sono carenti o – peggio – assenti – perchè manca la connessione culturale, la conoscenza della documentazione storica che permette di arrivare al fondo delle motivazioni per cui una città oggi conserva – o non conserva più – un dato aspetto. Si è scardinato il legame tra tessuto connettivo residenziale e monumentalità dell'architettura. Oggi si presenta tutto in maniera uniforme ed indistinta: chiese, scuole, case, fabbriche". E da quì, ha preso il via una carrellata iconografica sulla percezione e sulla storia della città: dal Guidoriccio da Fogliano di Simone Martini, alla città di Ambrogio Lorenzetti; dalle costruzioni dipinte e realizzate in alzato di Francesco di Giorgio Martini, al Mantegna e a Carlo Maderno. Vittorio Introini si è spinto fino alle porte della contemporaneità con Monet e Corot.

"Oggi sarebbe necessario un globale rappel à l'ordre per recuperare un'identità urbana del tutto sfumata ai nostri occhi. Un diffuso e superficiale antistoricismo ha prodotto un dannoso ostracismo nei confronti della cultura popolare, del valore dell'estetica e della storia. Con la Nuova Oggettività c'è stata l'esaltazione della fruizione architettonica a discapito della comprensione storica e culturale. L'architettura però non deve concepire e progettare funzioni ma spazi. Con la "città del profitto" si è perso lo spazio abitabile, con l'improvvisazione si è persa la serietà. E chi ha cercato di recuperare il concetto e il disegno classici è stato tacciato di convenzionalismo ed oscurantismo".
Una nota di ottimismo arriva a stemperare, sul finire della serata, l'analisi di Introini: "Nonostante tutto, io ho ancora fiducia nelle giovani generazioni".