Oggi parlare di "bagni pubblici" può fare arricciare il naso a più di una persona. E porta a pensare ad ambienti un po' promiscui, non proprio ben frequentati. Ma agli inizi del Novecento, quando mancavano i bagni nelle abitazioni private o, se esistevano, erano in comune e decisamente poco accoglienti, ebbero un notevole successo gli Alberghi diurni.
Si trattava di strutture, nate in molte città italiane e costruite spesso al di sotto del livello stradale, in genere vicino alle stazioni, eleganti, ben attrezzate, con specchiere, postazioni per docce, vasche da bagno, ma anche biglietterie, negozi di parrucchiere, manicure, pedicure, frequentati da persone benestanti, viaggiatori, gente di passaggio per pulirsi, cambiarsi d'abito o solo alla ricerca di un po' di relax.
Oggi, anche in questo settore, è arrivata l'ondata orientale. A Milano, ad esempio, sono fioriti numerosi hammam, con bagni turchi, saune, ecc. o, ancora, veri e propri i centri termali, che offrono servizi per motivi terapeutici, estetici, ma anche solo per relax e intrattenimento sociale.
L'eccentrico Portaluppi e il suo Albergo Diurno
Un bell'esempio di Albergo diurno storico a Milano, dopo il famoso "Cobianchi" di piazza Duomo, è senz'altro quello di piazza Oberdan, il "Diurno Venezia", realizzato tra il 1923 e il 1926 dall'architetto milanese, Piero Portaluppi. Questi, che lavorò moltissimo a Milano, era un personaggio particolare, estroso e creativo, contrario a un certo tipo di architettura per i ceti popolari, fatta di casermoni tutti uguali, freddi, squadrati ad alta densità abitativa. Quando dovette lavorare a un progetto del genere per una non meglio identificata città sudamericana, lo definì Allabanuel, che se lo si legge al contrario fa capire con che spirito vi si fosse dedicato.
Ma l'Albergo Diurno Venezia è tutt'altro che una balla! E' un vero tesoro dell'art déco, restaurato nell'ultimo anno grazie al FAI, in collaborazione con alcune istituzioni cittadine (Comune, Università Statale e Politecnico), dopo la chiusura, avvenuta nel 2006, a seguito dell'abbandono e del degrado in cui era finito. Lo stile déco è facilmente riconoscibile per le sue linee eleganti, le forme geometriche e i materiali come metalli, specchi, superfici laccate e i colori dal classico bianco-nero alle tonalità di giallo e rosso.
Il Diurno Venezia ha riconquistato, quindi, a pieno titolo la sua antica personalità ed eleganza. Basti considerare la raffinata varietà dei marmi di cui può fare sfoggio, da quello bianco con venature verdi che arriva dai Pirenei, a quello crema delle Alpi Apuane, a quello giallo con venature nere da Siena, senza contare quelli che provengono dalla Liguria, dalla Lombardia e dal Veneto. Un mix raffinatissimo di colori e nuance.
L'intelligente contributo del FAI
Nella ristrutturazione, non ancora completata, è stato rispettato l'originale disegno architettonico, ma, come sempre nello stile FAI, si è anche cercato di ricostruire la storia, la vita, la fortuna di questa istituzione, che rappresenta anche uno strumento per interpretare la realtà economica, politica, sociale di un'epoca. E lo si è fatto chiedendo anche l'aiuto di semplici cittadini che hanno "pescato" tra i loro ricordi personali. Tra questi, da citare l'esperienza di Rita Sorrenti, che all'Albergo Diurno Venezia lavorò come manicure.
La bellezza dell'ambiente ha fatto sì che negli ultimi mesi questo luogo diventasse anche uno spazio privilegiato per varie manifestazioni culturali e artistiche, una location di prestigio che in questi giorni ospita il Grande Presepe Metropolitano, una rappresentazione della natività sui generis, che nasce dal contributo collettivo di numerosi artisti contemporanei.
Un presepe nelle sale del Diurno
La Mostra, aperta al pubblico con ingresso libero fino all'8 gennaio, espone una serie di figure in legno dipinte a grandezza naturale. Si tratta di un'idea nata nel 1976 da Francesco Tabusso con gli artisti Nino Aimone, Gloria Argeles, Francesco Casorati, Riccardo Cordero, Bruno Grassi, Giorgio Ramella e Giacomo Soffiantino. L'opera è un prestito proveniente dalla Chiesa di San Francesco al Fopponino – una costruzione moderna ideata da Giò Ponti, che si trova in via Giovio – dove è conservata.
La sfida vera era collocare questa ricostruzione sacra in un luogo così particolare come le sale di un albergo diurno. L'operazione però è perfettamente riuscita, grazie al lavoro della scenografa Margherita Palli, che ha ricreato nel sottosuolo urbano, un ambiente particolarmente suggestivo, quasi un mondo di favola. Una grotta che ha qualcosa di magico e trascendente allo stesso tempo, grazie anche alle proiezioni sul soffitto del salone centrale, e ai numerosi specchi che riflettono colori e figure, in un'atmosfera sospesa tra cielo e acqua, elementi simbolici di rinascita e speranza.
Entrando nel dettaglio, per far onore agli artisti che vi hanno preso parte, riconosciamo la grotta disegnata da Francesco Casorati, mentre il bue e l'asino sono di Gloria Argeles. L'angelo è opera di Riccardo Cordero mentre Giacomo Soffiantino e Giorgio Ramella hanno reinterpretato la parabola dei ciechi del famoso quadro di Pieter Bruegel. Gli oggetti offerti a Gesù li ha dipinti Nino Aimone, mentre Bruno Grassi ha rifatto Papa Silvestro con l'imperatore Costantino a simboleggiare il passaggio dalla Roma pagana alla Roma cristiana.
Insomma, un'occasione da non perdere sia per ammirare un presepe decisamente originale sia per rivedere un luogo spesso dimenticato del nostro recente passato, come l'Albergo Diurno Venezia, ma carico di memorie e di fascino.

Orari di visita al Grande Presepe Metropolitano nell'Albergo
Diurno Venezia in piazza Oberdan: da lunedì a venerdì: 12,30-19,30. Sabato, domenica: dalle 10,00 alle 20,00. Sabato 24 e 31 dicembre: dalle 10,00 alle 16,00. Lunedì 26 dicembre: dalle 16,00 alle 19,30. 25 dicembre e 1 gennaio: chiuso.