La Villa di Zianigo, un piccolo centro nella campagna a ovest di Venezia: gli affreschi di Giandomenico Tiepolo provengono da qui. Siamo a Ca’ Rezzonico, sontuoso Museo del ‘700 veneziano affacciato sul Canal Grande, una delle più affascinanti raccolte d’arte della Città Magica. In questo luogo è stato ricomposto lo straordinario ciclo di affreschi di Giandomenico Tiepolo, figlio di Gianbattista, eseguiti dal 1759 al 1797 per la villa di campagna di sua proprietà, che costituisce uno dei momenti più affascinanti, singolari ma forse inquietanti dell’ultimo scorcio del XVIII secolo a Venezia.

Sulla parete più lunga della sala è posizionato il “Mondo Novo”, datato 1791. La scena appare di grande suggestione: rappresenta, una piccola folla di persone, girate di spalle, che attendono il proprio turno per guardare dalla finestrella di un casotto, che probabilmente contiene una specie di diorama, una rappresentazione del mondo che verrà, uno spettacolo che per noi spettatori resta comunque invisibile.

 

Questa immagine si carica ai nostri occhi di singolari e angoscianti valenze: l’attesa di un evento, la mancanza di volti e di dettagli, la metafisica semplicità del paesaggio fanno del dipinto una delle più emblematiche e struggenti testimonianze della coscienza di una fine imminente, con lo sbigottimento curioso per un divenire che s’annuncia ambiguo in segni e indizi di ancor problematica lettura.

Di fronte al “Mondo Novo”, altre due opere significative: il “Minuetto in villa”, che colpisce per la sottolineatura ironica nei confronti delle formalità ridicole dell’epoca, degli aspetti caduchi delle mode e la “Passeggiata”, che pare raccontare un’uscita di scena, un commiato.

Anche nei suoi chiaroscuri minori, quasi intimi, la pittura di questo scorcio di secolo sembra volerci suggerire che le Vicende Sontuose, apparentemente senza tempo, della Repubblica dominatrice dei mari, paiono essere giunte al loro epilogo.

FINIS HISTORIAE: è così che il Tiepolo, come spesso accade ai sommi Artisti, intuisce che il cambiamento è ormai in atto.

Da tempo sono state aperte nuove rotte per le Indie e la Serenissima ha perso il predominio sui traffici commerciali delle spezie. La ricchezza, lo sfarzo e l’opulenza della Città sono, a questo punto, giunte al termine.

Non irrilevante è la data che indica il termine degli affreschi: 1797. L’anno “fatale” della caduta della Repubblica di Venezia.

Paura del presente: per questo nel quadro le persone si lasciano tentare dall’imbonitore e si rifugiano in quest’ultima effimera illusione, rappresentata qui dalla visione di chissà quale stramberia all’interno di una scatola quadrata (vi ricorda qualcosa?)

Nel quadro di fronte, la “Passeggiata”, una nobiltà decadente, sempre raffigurata di spalle, quasi in accorata preghiera, guarda incredula un infinito, forse l’avanzare dell’operosità del popolo a maniche arrotolate e della borghesia con i suoi nuovi ideali.

La Rivoluzione Francese, come un uragano, ormai aveva spazzato via tutto e due anni dopo, nel 1793, sarebbe avvenuta la decapitazione del Re di Francia Luigi XVI.

Un nuovo mondo da lì a poco sarebbe arrivato e l’Artista, mentre tanti altri continuavano a far feste, lo aveva, già capito.

Ca’ Rezzonico, Museo del ‘700, Venezia, 25 marzo 2017