Primo appuntamento presso la Studi Patri di Gallarate con il ciclo di conferenze dedicato ad un tema scottante, la tutela del patrimonio archeologico locale. Non si poteva che iniziare rendendo omaggio alla prima figura che assunse questo compito ancora nel XIX secolo, il dott. Ercole Ferrario.

Relatori della serata l'architetto Michela Grisoni e l'avvocato Massimo Palazzi, che già da alcuni anni si dedicano alla ricerca e allo studio dei diari e delle lettere che lo studioso compilò nella sua vita. Immagini e parole: questo il leit motiv della conferenza, raccontare cioè Ercole Ferrario attraverso le immagini visive e le parole, i suoi testi.

Una immagine su tutte: la sua passione nel raccogliere oggetti antichi, pur non capendo tutto, ma tuttavia per la volontà di conservare le testimonianze utili per la storia locale.
Ercole Ferrario nacque nel 1810 a Samarate e morì a Gallarate nel 1897. Un personaggio poliedrico: medico, agronomo, sociologo, formatosi a Pavia, fin da giovane inserito nella ricerca accademica.

In seguito fu medico condotto a Busto Arsizio, attività grazie alla quale ebbe modo di venire a contatto con le condizioni delle classi contadine e proporre migliorie: uno spirito didattico e pratico.
A tutte questa sfaccettature si deve aggiungere l'interesse storico-archeologico: le fonti raccontano il suo plauso all'attività della nascente Società Gallaratese per gli Studi Patri, nome fra l'altro da lui proposto- e la sua nomina a conservatore onorario. Così da ottenere il titolo di ispettore onorario alle Antichità dal 1878 al 1890 e intrattenere rapporti con i grandi studiosi del tempo, come Theodor Mommsen. Una conoscenza della storia che andò raffinandosi con il tempo.

Fra le sue attività da Ispettore, il catalogo dei Monumenti Nazionali locali, condotto con rigore, fra molte difficoltà, di cui rimangono le sue acute requisitorie, e soprattutto una capillare azione di tutela sul campo, pionieristica per i tempi, eredità lasciata agli studiosi moderni.
Oltre un centinaio gli scritti di Ferrario, un archivio ricco, dalla storia complessa, ricostruito negli anni dall'avvocato Massimo Palazzi, ancora in studio: i suoi appunti, come la raccolta "Caos", costituiscono una fonte inesauribile per ricostruire il suo lavoro e le tappe dell'archeologia varesina.

Ercole Ferrario non fu mai un collezionista esteta, si badi, ma un collezionista funzionale, come ha sottolineato Massimo Palazzi, funzionale perché metteva le sue scoperte a disposizione degli studiosi.
Quale è la sua eredità? Il suo essere all'avanguardia, il suo capire già allora che la tutela era fondamentale e doveva andare anche oltre la legislazione dell'epoca, ancora non al passo coi tempi. Da Ercole Ferrario ai giorni nostri: prossimo appuntamento alla Studi Patri per mercoledì 11 maggio 2013, relatrice l'attuale ispettore di zona, dott.ssa Barbara Grassi.