R. Albertolli, La Villa Reale di Monza, 1803, tempera su cartaR. Albertolli, La Villa Reale di Monza, 1803,
tempera su carta

Grandi nomi, grande mostra – Il "bel cielo di Lombardia e la nostra pianura" ci sono tutti. Dal 20 marzo il Serrone della Villa Reale di Monza ospita la mostra "Il Paesaggio dell'800 a Villa Reale. Le raccolte dei musei lombardi tra Neoclassicismo e Simbolismo". Una mostra che indaga le variegate atmosfere lombarde, attraverso la carica emotiva del paesaggio, come descritto in certi passi del Manzoni o come ridisegnato dai profili delle nuove industrie, dalle colture agricole in via di modernizzazione, dalle periferie che cominciavano a distendersi sui campi limitrofi. Una rassegna che si segnala non solo per il valore delle opere presenti ma anche perché costituisce un segnale importante di vitalità della Rete Museale dell'Ottocento Lombardo (www.rete800lombardo.it), il sistema nato nel 2004 per valorizzare e promuovere l'arte del XIX secolo attraverso una serie di progetti di ricerca promossi e ideati dalla Rete e da Regione Lombardia.

A.D. Arte Democratica – "E osservate questo pubblico, non istruito da precetti estetici, che nel veder

Rosa Mezzera, Le cascate di Tivoli, 1810, olio su telaRosa Mezzera, Le cascate di Tivoli, 1810,
olio su tela

rappresentato se stesso nella pittura di genere e nel paesaggio, gusta la calma di un cielo paesano e di una campagna che lo diletta e interessandosi a quest'arte presente il progresso al quale essa tende; ci fa convinti con questo fatto, che la parola artistica che finora ha parlato all'erudito archeologo, o al professore d'estetica, diventa una parola per tutti…". Sono parole di Telemaco Signorini che nel suo articolo Del paesaggio e della sua influenza nell'arte moderna, pubblicato nel 1867 sul «Gazzettino delle arti del disegno», segnalava la centralità, nell'esperienza artistica del secolo, di un genere la cui legittimità faticava ancora ad essere riconosciuta, tanto più in un ambito ancora tradizionalista e non del tutto affrancato dalle norme accademiche come quello italiano. E nelle opere in mostra è possibile gustare di un'ampia antologia di paesaggi nebbiosi e brumosi della Valpadana, di cascine e paesaggi alpestri, di stagni acquitrinosi e traversate sul Lago. Spiccano su tutti i paesaggi di Emilio Longoni, Vittore Grubicy De Dragon e Pietro Maria Ronzoni, Gaetano Previati, Giovanni Segantini che seppero rinnovare radicalmente il linguaggio pittorico e fecero del paesaggio, ricercandone il profilo disperso in un "mare di nebbia" o rigenerato nella solitudine della luce dei ghiacciai, uno strumento privilegiato per la ricerca dell'assoluto.

Giovanni Carnovali detto il Piccio, La fuga in Egitto, 1849, OliG. Carnovali detto il Piccio, La fuga in Egitto,
1849, Olio su tela, Pavia Musei Civici

Ferdinando Mazzocca, curatore dell'esposizione, prende la mossa da questi ed altri fenomeni storico-critici per tracciare un percorso espositivo articolato in otto sezioni tematiche, mettendo in evidenza le trasformazioni della pittura di paesaggio, documentando i diversi movimenti, le tendenze e i protagonisti. Emerge così, la statura di pittori di respiro nazionale ed in alcuni casi internazionale, dislocati in una lunga stagione che va dal Neoclassicismo al Romanticismo, dal Realismo al Simbolismo, declinati ogni volta in esperienze caratterizzate in maniera originale. E molti di questi pittori sono originari – o comunque in rapporto – con le nostre zone come ad esempio Raffaele Albertolli, nato a Bedano nel 1770, o Lorenzo Gignous, morto a Porto Ceresio nel 1858, o, ancora Giuseppe Bisi, morto a Varese nel 1869, Costantino Prinetti di Cannobio e Giovanni Carnovali detto il Piccio.

Mostra e percorsi – La verifica della continuità e del

Massimo d'Azeglio, Una vendetta, 1834, olio su telaMassimo d'Azeglio, Una vendetta,
1834, olio su tela

primato della pittura di paesaggio nell'ambito della civiltà dell'Ottocento lombardo consente di riflettere anche sui profondi rapporti tra questa particolare produzione pittorica e il dibattito culturale contemporaneo, sia sul versante scientifico – le riflessioni sul territorio di Carlo Cattaneo – che su quello letterario – pensando alla straordinaria influenza esercitata dalla poesia e dal romanzo di Alessandro Manzoni. La rinascita del paesaggio a Milano tra età napoleonica e Restaurazione, già ben individuata nel 1975 dagli studi della Gozzoli e di Rosci, è stata definitivamente precisata e messa a fuoco dalle nuove ricerche di Isabella Marelli e Chiara Nenci, recentemente confluite nel catalogo della rassegna, realizzata nel 2009 nell'ambito delle manifestazioni relative al bicentenario della Pinacoteca di Brera, su La Sala dei Paesaggi. 1817 – 1822. In abbinamento alla mostra sarà possibile visitare eccezionalmente le sale della Villa Reale di Monza che per l'occasione apriranno al pubblico. Per la prima volta l'ingresso alla mostra dal Roseto "Niso Fumagalli" consentirà ai visitatori di godere della magnifica scenografia floreale che farà da collegamento tra Serrone e Villa Reale.