C. J. B. Corot, Les AppeninsC. J. B. Corot, Les Appenins

L'eredità non lieve – Un'eredità non lieve quella di Gianna Macconi. Alla morte del marito Gino, storico gallerista, titolare della Galleria Mosaico di Chiasso, si è ritrovata, lei, già insegnante e di seguito giornalista televisiva, nella condizione di  decidere cosa fare di quel lavoro, di quell'eredità, di quel patrimonio di conoscenze, di incroci, di culture che il consorte aveva saputo costruire in decenni di paziente ed appassionato lavorio sul confine tra Italia e Svizzera, contaminando esperienze lombarde e ticinesi, congiungendo maturazioni consolidate a nuove emergenze artistiche.

Mostra e museificazione – La decisione di Gianna Macconi non si è fatta attendere. La Galleria Mosaico è ancora viva, ha festeggiato lo scorso anno il suo quarantesimo compleanno che verrà bissato tra poco in modo ancora più ufficiale. Ma, cosa ancora più importante, il prestigioso Fondo che il marito collezionista aveva saputo costruire in anni di rapporti privilegiati nel mondo dell'arte è diventato una Fondazione, che oggi vede una mostra a dispiegarlo in buona parte della propria ricchezza e un processo di museificazione già in corso d'opera.

A. Martini, Bambina con fioccoA. Martini, Bambina con fiocco

Il garante Soldini – "Il Fondo – spiega la signora Macconi – è depositato al Museo d'Arte di Mendrisio per una dozzina d'anni, dopodiché sarà ceduto in via definitiva". Ma prima di arrivare a questa decisione complessiva, la strada non è stata né semplice, né lineare. In primo tempo il patrimonio era stato dato in consegna agli Archivi della Facolta di Architettura di Mendrisio e solo una parte era stata destinata al Museo. "In quel momento – racconta – il Museo di Medrisio era privo di una guida, di una identità, non aveva un conservatore. Quando le redini sono state prese da Simone Soldini le cose sono cambiate. Il nuovo conservatore ha impresso una nuova linea: vocazione regionale, ma senza cadere nel provincialismo, ma soprattutto ha garantito una nuova attenzione a tutto il nostro Fondo, in termini di studio, catalogazione, archiviazione e naturalmente esposizione".

Il codice naturalistico
– La scintilla insomma è scoccata. D'accordo con gli alti enti coinvolti – la facoltà di Architettura, il Municipio di Mendrisio – l'intero Fondo è stato trasferito al Museo d'arte, tranne la sezione grafica e parte della biblioteca. La sezione libraria specializzata, anche quella, ha preso la via della sede museale. A certificare questo legame ormai difficilmente solubile, dunque, ecco la mostra odierna, per le cure dello stesso Soldini, di Chiara Gatti e di Walter Schönenberger, dal titolo: "Attraverso il tempo. Opere dal Fondo Macconi: da Corot oltre Morlotti" a racchiudere tra i due i nomi gli estremi di una passione per la buona pittura, senza trascurare la buona scultura, che ha nella figurazione il proprio codice prediletto.

M. Sironi, Tre figureM. Sironi, Tre figure

Per tre decenni Gino Macconi è stato cerniera tra Milano e il nord Europa, in qualche modo in grado di catalizzatare, in un mercato sorprendentemente fiorente come quello di confine, curiosità, energie, investimenti. Dalla Mosaico sono passati, e fanno tuttora parte del vasto Fondo oggi consegnato al Museo, artisti dell'altezza di Corot, Hodler, Marquet, Helbig, Sironi, Carrà, Martini, Richter, Morlotti, Tavernari, Chighine, così come alcuni veri e propri  maestri ticinesi: Franzoni, Foglia, Gonzato, Corty, Filippini, Genucchi, Dobrzanski, Boldini.

L'inchiesta – Saranno un centinaio le opere selezionate per la mostra, accompagnate, in catalogo, da una indagine appuntata proprio sulle trasformazioni avvenute nel corso del decennio di nascita della Galleria, i Sessanta, nel campo  sociale e le ripercussioni su quello artistico. Tra queste in particolare, il nascente dialogo tra luoghi consolidati dell'arte milanese, dal Milione alla Galleria delle Ore, dalla Bergamini all'Annunciata – con i luoghi espositivi storici nel Cantone, come lo spazio Boni-Schubert di Lugano, la Marino e la Flaviana di Locarno e in seguito la Tonino di Campione e la Matasci di Tenero.

F. Franzoni, BoscoF. Franzoni, Bosco

Il guado necessario – E l'importanza che questi luoghi di confine ebbero per molti capisaldi della pittura delle nostre terre, consapevoli che il salto verso i mercati del nord Europa erano possibili anche guadando la terra di mezzo dei fratelli ticinesi. In spazi innovativi: gallerie, certo, ma anche spazi di conversazione, di incontro, di letture, di confronto. Da qui, infatti,  transitarono con estrema naturalezza Ennio Morlotti e Alfredo Chighine, Piero Giunni e Dobrzanski, Vittorio Tavernari e Franco Francese, Renato Guttuso e Aldo Bergolli. Ed anche le ultime generazioni: Ossola e Cazzaniga, Ghinzani e Bellini, per dirne solo alcuni.

Alienazioni
– Da questo Fondo così articolato Gianna Macconi riparte: prossimamente, si è detto, rifesteggierà i quarant'anni di vita della Galleria, con un mostra che sarà un corollario di questa presentata al Museo. Ma il progetto che più le sta a cuore è un altro: "La catalogazione del Fondo – anticipa – permetterà di stabile quello che può essere alienato. E sarà, questo, il primo passo per consentire alla nostra Fondazione di avere i finanziamenti per i nostri progetti: borse di studio, concorsi, o altro, intitolati al nome di mio marito".

Attraverso il tempo.
Opere dal Fondo Macconi: da Corot oltre Morlotti

Museo d'arte Mendrisio
a cura di Simone Soldini e Chiara Gatti
22 settembre – 9 dicembre 2007
inaugurazione: venerdì 21 settembre 2007 ore 18.00
Orari:Ma-Ve 14-17; Sa-Do 10-12/14-18
Catalogo con testi di Simone Soldini, Chiara Gatti e Walter Schönenberger, con apparati e un'inchiesta sugli anni Sessanta.
Info 0041 91 646 76 49
www.mendrisio.ch