Cesare SegreCesare Segre

Mostrare il diverso
posizionamento reciproco degli elementi costitutivi dell'opera di Kosuth: significato e funzione,
informazione e comunicazione, forma e
contenuto. Sembra facile. Ma da qui parte l'intenzione elaborata dal Fai di affrontare in una prospettiva multifocale e interdisciplinare le fondamente dell'arte concettuale, i suoi rapporti con il linguaggio. Il Fai si è affidato a Cesare Segre, critico, filologo, una serie impressionante di titoli e incarichi, nonché colui che ha contribuito con le sue ricerche a introdurre le teorie formaliste e strutturali nella critica italiana.

Professor Segre, un ciclo di conferenze che ruotano intorno al problema posto da Joseph Kosuth: la relazione tra oggetto artistico e linguaggio.
"L'idea degli incontri nasce dall'uso particolare che Kosuth fa della scrittura nella sua opera e viceversa. Della definizione del significato di certe parole che l'artista fa diventare addirittura l'oggetto stesso dell'opera d'arte. Ed è un atteggiamento abbastanza inconsueto, questo, nell'arte figurativa, al punto che i suoi lavori abbandonano la consueta definizione di pittura o di scultura. Il senso di questo ciclo, almeno per come l'ho impostato e per quanto riguarderà il mio contributo, è dunque una sorta di viaggio nella relazione tra scrittura e figurazione".

Può sintetizzarne gli estremi?
"La scrittura nasce della figurazione, ad esempio, la scrittura ideografica o quella geroglifica. Si segue poi lo sviluppo della figuratività in verbalità. Poi nel corso dell'evoluzione del linguaggio e delle culture, le strade sembrano dividersi, anche se spesso, la parola entra nell'opera d'arte, anche se solo come elemento ornamentale. decorativo. Successivamente gli incroci tra verbalità e figuratività si rinnovano come nei Carmina Figurata, generi di cui oggi ci si occupa poco".

E qualche esempio di letteratura 'alta'?
"La lirica di Montale Da un lago svizzero, ad esempio. E' un acrostico. Tutte le iniziali dei singoli capoversi letti in verticale formano il nome della dedicataria. O i Calligrammi di Apollinaire. E come dimenticare il Futurismo e Marinetti che ripropose superbamente il rapporto tra gioco linguistico e gioco visivo, poesie che diventano figure, suoni, rumori e vibrazioni".

Dunque Kosuth è stato o no un artista che ha sconvolto i codici, ha rappresentato una vera rottura?
"Difficile dare un diploma di questo tipo, anche perché adesso si tende a definire un po' troppo facilmente il cosidetto 'fenomeno di rottura'. Certamente Kosuth con la sua arte arriva a posizioni estreme, fino quasi a negare l'esistenza dell'opera d'arte e considerare i suoi lavori come sostitutivi dell'oggetto estetico. Senza dubbio la sua è una posizione da creatore. Che ha dato vita poi ad una serie di 'emulazioni'. Sua, solamente sua, è la primogenitura".