È stata una serata, quella di sabato scorso, dedicata interamente alla presentazione del nuovo progetto di restauro del Battistero di San Giovanni a Domo Valtravaglia. Don Hervé Simeoni, Maurizio Isabella e Federico Crimi hanno approfondito, durante la conferenza nel salone parrocchiale di Porto Valtravaglia (ex sala degli angeli di Via Roma), gli aspetti peculiari del Battistero, i rilievi finora effettuati e gli interventi conservativi futuri, in fase di esame da parte della Soprintendenza, che faranno del San Giovanni una splendida testimonianza di architettura tardo antica.

Qual è la storia dell’antico Battistero di Domo? 

Innanzi tutto possiamo affermare che il Battistero di San Giovanni è, senza ombra di dubbio, il monumento più affascinante e interessante di Domo, piccola frazione di Porto Valtravaglia.
La costruzione del Battistero risale, più o meno, al 925 e si è anche certi del suo ruolo quale punto di riferimento dell’antica pieve di Travaglia.
Sorto 250 anni prima della Canonica di Bedero (Valtravaglia) doveva avere necessariamente una chiesa di riferimento nelle immediate vicinanze – non vi era, infatti, chiesa che non avesse il suo battistero – forse nell’area dell’attuale chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta davanti all’edificio in questione che oggi risulta inglobato tra il vecchio municipio dello scomparso comune di Musadino e la seicentesca casa parrocchiale.
Come ci insegna la storia medioevale solo le chiese capopieve potevano dotarsi di un battistero: quello di Domo, che conserva ancora oggi la sua funzione originaria, accolse per secoli le genti della Valtravaglia.La struttura del Battistero di San Giovanni.
L’edificio si eleva su una pianta ottogonale (di otto lati).
Ogni faccia dell’ottagono – timidamente impostato – era arricchita da una coppia di archetti pensili sopra ai quali la forma ottagonale assumeva una sagoma approssimativamente circolare. È proprio la serie di arcate decorative esterne a conferire al Battistero il valore di unicum nel suo genere; di indubbia eredità carolingia gli archetti si distinguono, qui, per la loro realizzazione in rilievo rispetto al piano della muratura e per la mancanza di una delle lesene di sostegno, escamotage architettonico che conferisce al ritmo compositivo una frequenza doppia. Un dettaglio che non deve passare in osservato! A Domo, infatti, si anticiperà la teoria di archetti pensili che troverà la sua massima fortuna nell’architettura romanica post anno Mille. Rimaneggiato (in modo non sempre rispettoso) nel corso dei secoli il Battistero presenta oggi alcuni problemi conservativi e strutturali ai quali occorre necessariamente porre rimedio. E proprio per questi motivi è stato proposto (e presentato) un progetto di restauro integrale del monumento che prevede il rifacimento della copertura, compromessa da una serie di aggiunte e modifiche strutturali e da numerose infiltrazioni; la valorizzazione delle tre finestrelle originali conservate; la messa in evidenza dell’originale forma ottogonale occultata da un mero tentativo di rendere il prospetto tondeggiante; la riapertura della seconda porta, tamponata nei secoli.

Vi terremo informati!

Giulia Lotti