Re di Coppe, Bergamo, Accademia CarraraRe di Coppe, Bergamo,
Accademia Carrara

"Quelle carte de triumphi che se fanno a Cremona": nel sottotitolo la mostra da poco inaugurata alla Pinacoteca di Brera pare alludere a cose inconsuete, persino arcane; visitandola essa rivela un mondo impregnato di raffinatezze e di eleganze strabilianti: quello delle grandi famiglie che dominavano la Lombardia negli anni tra lo sfiorire degli incanti e delle leggerezze del Gotico Internazionale e l'apparire, luminoso e composto, del primo Rinascimento.

Come al solito aveva già inteso tutto nel 1928 Roberto Longhi, ribadendo in un memorabile saggio su "Pinacotheca" le qualità di Bonifacio Bembo, maestro cremonese ben attento a cogliere le novità dei "foresti" Pisanello, Gentile e Masolino, a capo di un'operosa bottega dove lavoravano altri fratelli, taluni alternativi nelle preferenze artistiche, e validi aiuti dei quali non é sempre agevole riconoscere le mani. A sciogliere i nodi intrecciati di culture e riferimenti diversi si sono cimentati per questa occasione braidense Sandrina Bandera e Marco Tanzi, tutti e due cremonesi, tutti e due allievi di quella Maria Luisa Ferrari che nel 1958, scelta proprio da Longhi, stese puntuali schede delle opere bembesche per il catalogo della straordinaria, irripetibile mostra a Palazzo Reale sull' Arte lombarda dai Visconti agli Sforza.

Lo hanno fatto partendo dalle "carte da tarocco" ora di proprietà della Pinacoteca di Brera (il mazzo Brambilla) e dell'Accademia Carrara di Bergamo (parte del mazzo

Dio Padre incorona Cristo e la Vergine, Cremona, Museo “Ala Ponzone”Dio Padre incorona Cristo e la Vergine,
Cremona, Museo “Ala Ponzone”

Colleoni-Baglioni), eccezionalmente esposte (fino al 7 aprile) a rivelare "duchi e famigli, addobbati nei capolavori di moda degli "zibelari lombardi", [che] cavalcano in un sogno di profanità fulgida e assurda".

Siamo alla metà del Quattrocento, quando muore l'ultimo dei Visconti, Filippo Maria, e a farsi proclamare duca fu il genero Francesco Sforza, sposo di Bianca Maria. Proprio questi coniugi appaiono, ad apertura di mostra, inginocchiati e compunti in due sfiniti affreschi scoperti su una parete di Sant'Agostino a Cremona (non si dimentichi che le loro nozze furono celebrate in codesta città, e questo fu fonte non irrilevante di augusti privilegi) affiancando un'altra opera di Bonifacio raffigurante Dio Padre che incorona simultaneamente Cristo e la Vergine (ora al Museo "Ala Ponzone"). Non é proprio un'iconografia consueta, ma anche altri lavori presenti nella breve ma preziosa mostra appaiono di lettura non facile; é il caso della complessa Assunzione della Vergine con Cristo che la incorona, tra angeli e profeti, santi e un donatore (Bergamo, Accademia Carrara), ispirata dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, un'opera riemersa dal recente restauro in tutti i suoi fulgori dorati e in smaglianti colori, probabile ex voto di Galeazzo Maria, il successore di Francesco Sforza.
Problematica risulta l'attribuzione di questo lavoro tanto che in mostra é indicato come di un pittore milanese dell'ottavo decennio del Quattrocento anche se Marco Tanzi suggerisce cautamente di assegnarlo al periodo giovanile di Stefano De Fedeli, pittore attivo nella cappella del Castello di Porta Giovia dove é documentata anche la presenza di Bonifacio, tanto stimato dai duchi da essere nominato pittore di corte.

La mostra s'allarga poi con la presenza di Ambrogio, il fratello, sodale nelle scelte artistiche, di Bonifacio col quale collaborò ai tarocchi Colleoni-Baglioni; ad Ambrogio son forse da assegnare le tavolette da soffitto a soggetto biblico provenienti da un'antica casa dei Meli a Cremona "dove la lineatura incantevolmente fluida sembra presagire l'eleganza esotica del Cranach", a dire di Longhi che s'appassionò non poco anche ai disegni dei due fratelli, disegni miniati "a cincinni eleganti" nel codice con l'Historia di Lancellotto del Lago" (Firenze, Biblioteca Nazionale).
Oddio, cosa saranno mai questi "cincinni"? Andate a vedere la mostra e fate scorrere il video con le immagini araldiche disegnate dai fratelli Bembo a commento delle leggende della Tavola Rotonda e il mistero sarà sciolto nel più fausto dei modi.