All’interno di una graziosa corte di Barasso, piccolo comune a due passi da Varese, c’è un giardino diverso da tutti gli altri per l’impronta dell’artista che lo abita.
Graziella Ferronato, scultrice di talento fedele a se stessa e capace di sviluppare un proprio percorso artistico originale, senza condizionamenti di tipo economico e di marketing, dà anima e cuore alle pietre, estraendo da esse volti senza tempo, plasmati con capacità tecnica e rifiniti attraverso un lungo lavoro di lima. Verrebbe da dire il «labor limae» necessario anche, secondo la lezione dagli «alessandrini», ai poeti formalmente più raffinati per cesellare i propri componimenti. Togliendo invece di aggiungere.
«Nella scultura, così come nella vita, è di fondamentale importanza saper togliere tutto ciò che è superfluo e non serve», dice Graziella Ferronato rispondendo all’ultima delle tre domande che le abbiamo rivolto. L’artista, schiva e poco propensa ai riflettori, rivela nelle sue sculture una generosa visione della vita. Come scrive bene la nostra critica d’arte Daniela Gulino, nell’articolo a corredo di questa breve intervista, le sculture della Ferronato «non rappresentano un puro risvolto estetico ma uno stile di vita, un modo di pensare e vivere: la fatica della scultura e la sua meditazione che termina con la trasmutazione e la nascita di una creatura scolpita».

COME NASCONO LE SCULTURE (ISPIRAZIONE, GENESI E LAVORAZIONE)

«La mia prima necessità riguarda ovviamente l’accurata ricerca delle pietre da cui poter ricavare dei volti. Dopo aver selezionato la materia, metto in moto le idee per dar forma a quello che desidero ottenere. Durante il lavoro spesso cambio direzione e capita che la fonte della mia ispirazione differisca completamente dal risultato finale poiché la pietra è particolarmente difficile da modellare data la sua densità e imprevedibilità. Ricerco, quindi, pietre con meno imperfezioni possibili, fessure o crepe per ridurre il rischio di rotture durante la lavorazione.
Traccio delle linee di taglio con la matita e successivamente lavoro con martello e scalpelli; la forma finale poi si ottiene grazie alla lima».

SIGNIFICATO E SENSO DELLO SCOLPIRE

«Per me scolpire è un hobby, costituisce insomma un modo per rilassarmi. Trovo molto appagante realizzare piccoli lavori, frutto della lavorazione di materiali grezzi, per poi rivederli nel mio giardino sotto altra forma.
Scolpire fa capire quanta fatica e manualità servano per lavorare la pietra; mi piace lavorare la pietra perché ogni pietra ha una memoria, un’anima ed è senza tempo. Prediligo i volti astratti ma non ho un rapporto con la scultura moderna e amo tutto quello che è frutto dell’impegno nell’arte della scultura».

LAVORARE LA MATERIA: QUANDO TOGLIERE È PIU’IMPORTANTE CHE AGGIUNGERE

«I volti che rappresento sono essenziali. Togliere, invece che aggiungere, vuol dire appunto riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle. Lavorare la pietra, è togliere tutto ciò che è superfluo sapendo che se si elimina troppo il lavoro viene irrimediabilmente rovinato. È quindi difficile capire quando fermarsi nel togliere, senza rovinare la pietra. Nella scultura, così come nella vita, è di fondamentale importanza saper togliere tutto ciò che è superfluo e non serve».