ombretta diaferia.jpgCultura è… – "Se ci fossero orti, vorrebbe dire che qualcuno li coltiva." Esordisce così Ombretta Diaferia – Direttore editoriale di Abrigliasciolta negli studi de La6Tv. "La cultura, secondo i diritti umani proclamati dall’UNESCO nel luglio 1968, è proprio la totalità dei modi con i quali gli uomini creano progetti per vivere. Passa, quindi, dalla cultura ogni aspetto della vita quotidiana. Quella che – per molti versi – costituisce essa stessa un’esperienza culturale." Prosegue la Diaferia, riaprendo il dibattito sulla "Sindrome degli Orticelli", da anni in corso e tornato in auge, proprio negli studi dell’emittente varesina, con l’inaugurazione del progetto Ragtime di Adriano Gallina.

"Ho riassunto in tre proverbi popolari" – spiega l’intervistata – "ciò che, a mio parere, rappresenta la cultura in città: ad ogni filo d’erba è destinata almeno una goccia di rugiada; le modeste erbe dell’orto a più mali dan conforto; se l’orto è nell’arsura poco o niente dura".

 

 

Ad ogni filo d’erba è destinata almeno una goccia di rugiada –  "La cultura è per tutti" afferma con enfasi la Diaferia – "e a tutti deve essere data la possibilità di proporla.  Proprio come un filo d’erba, ogni progetto deve poter contare sulla sua goccia di rugiada."

 

Le modeste erbe dell’orto a più mali dan conforto – "Lavorare, consumare, divertirsi e – in generale –  vivere in ambiente urbano, implica immergersi in uno spazio popolato da simboli, conoscenze, pratiche sociali; ogni erba dell’orto è fondamentale per ogni item della città" – spiega.

 

Se l’orto è nell’arsura poco o niente dura –  "Il funzionamento degli spazi della produzione, del consumo e della costruzione della cosiddetta città creativa ruota intorno ad un interrogativo centrale nelle strategie di sviluppo dell’attuale scenario dell’economia della conoscenza: come si struttura la relazione fra lo spazio urbano e le pratiche sociali collegate all’economia e alla cultura?

Compito del governo urbano" – dice la Diaferia – "è quello di organizzare i servizi base per i cittadini: trasporti pubblici, scuole, sanità, protezione sociale. Ma già per David Harvey nel 1989, la politica urbana non si riferirebbe più solamente alla fornitura di servizi, bensì alla costruzione delle condizioni più adatte per favorirne la qualità della vita: crescita economica ed ottimizzazione investimenti, costruzione di coalizioni di attori pubblici e privati, predisposizione di progetti di sviluppo e rigenerazione urbana. E gli orti di Varese sono secchi perché – a mio parere –  non li si annaffia."

 

E dopo i detti popolari, i numeri – "La politica culturale urbana, quindi, non prescinde dalla propria coltura e, soprattutto, non può distinguere cosa sia cultura e cosa non lo sia, ma deve alimentarla tutta e rigenerarne gli spazi iconici con programmi sociali, riferendosi a temi quali l’integrazione (tra orti, ma anche tra culture diverse – è il mio sogno della casa delle culture al Chiostro di Voltorre), l’alimentazione di una vitalità del tessuto locale, la promozione alla partecipazione collettiva alla vita pubblica. Invece a Varese io credo che si stia assistendo alla strumentalizzazione della cultura come unico  di promozione partitica, quindi della creazione di consenso.

Sotto gli occhi di tutti la recente pubblicazione della classifica del Sole 24 Ore sulle 107 province italiane: si vede la provincia di Varese passare in un solo anno dal 34esimo posto al 66esimo, perdendo ben 32 posizioni (guida la classifica Bolzano), godiamo del bollino ufficiale di città a bassa qualità della vita (ma ce ne rendiamo conto da soli quotidianamente da tempo).

Concentroamoci sulla cultura: siamo alla posizione numero 93 per quanto riguarda la quantità di librerie e alla 76 per il capito lo spettacoli" – afferma la Diaferia.

 

ragtime.jpgTutte le forme espressive si fondono – "Io credo" – conclude – "che ogni singolo progetto culturale, quello di Gallina ne è un esempio, meriti di potersi concretizzare. Oltre a seguire tutte le regole del buon ortolano – però – è necessario interfacciarsi con gli altri ortolani. Solo così sarà possibile sperimentare, rinnovare, migliorare il prodotto finale. Possono perfino fondersi realtà le più differenti, dalle letteratura al teatro, dando forma a prodotti culturali che escano da logiche frammentate e che siano capaci di coinvolgere un pubblico ampio."

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Ampliamo la polemica sugli orticelli a tutto il panorama culturale varesino, uscendo dalla prospettiva unicamente teatrale. Ospite, negli studi de La6Tv, Ombretta Diaferia di Edizioni Abrigliasciolta che afferma: "Prima degli orti, mancano gli ortolani." VIDEO