Versilia, E. RicciVersilia, E. Ricci

Il ritorno – A distanza esatta di un anno, Eugenio Ricci torna a raccontare la sua pittura nell'estate di Porto Ceresio che apre le porte degli spazi polifunzionali di piazzale Luraschi agli artisti della provincia. Un ritorno che ha il sapore di una quasi antologica, per il pittore varesino, erede di una tradizione di famiglia e di un nome importante.

Tutto è sempre un ritratto – Un po' di Valceresio, un tocco di Varese, qualche pennellata di Velate, il suo amato Sacro Monte, qualche divagazione in Toscana, i ritratti dei suoi cari, in particolar modo quella della sua nipotina di tre anni. Sono i temi classici di Ricci, il suo personale e tradizionale bagaglio iconografico; la famiglia, gli affetti, i paesaggi cari, trattati come se fossero entità emotive a loro volta. Opere recenti e meno. La novità dell'ultima ora è tuttavia l'inserimento del monocromo: "un esperimento – dice Ricci – quasi un gioco, uno scherzo, ma che richiede fatica, impegno, concentrazione". Opere giocate sul tono marrone, acrilici acquarellati, diluiti, lievi o più densi dove l'ombra lo richieda. Il pittore è quello che non si ferma.

Autobiografismo spinto – Accanto a Ricci, per questa mostra che porta il titolo di "Emozioni di forme e colori", vi sarà lo scultore sardo Gian Piero Scano, da anni residente a Varese, dopo alcuni anni nel comasco. "C'è molta gioia ma anche molta tristezza nelle mie opere" così descrive il proprio lavoro il 52enne maestro autodidatta di Cagliari. Un tasso di autobiografismo che prorompe esplicito dalle sue parole: "Sono opere arcaiche ma espressioniste; ecco, vede, davanti a me ho quest'uomo che sembra un'indemoniato, che si dibatte tra le fiamme, per uscirne. Sono io stesso, alla ricerca di una luce, dell'uscita da un periodo difficile".

L'omaggio a Vittorio – Scano ha in serbo una sorpresa. Tra i suoi codici iconografici dominano i riferimenti all'umano, al canone della corporeità; la donna, il ventre, il torso. E in apertura di mostra sarà proprio un torso ad indicare un omaggio ad un maestro di scultura di queste terra, Vittorio Tavernari. "Nessuna linea di continuità artistica tra lui e me – ammette Scano – ma l'ho conosciuto, l'ho sempre ammirato e il mio è solo un modo per ricordare la sua grandezza".