"Il Mancino propriamente fu il "genio locale" che trovò espressione mirabile nell'opera monumentale del Sacro Monte sopra Varese. Il Bernascone fu certamenteun "maestro" di cantiere: ma non di un cantiere qualsiasi, bensì di un cantiere  su per le montagne, quale si presenta immediatamente come una delle iniziative di impresa di costruzione tra le più avventurose che si possano immaginare, tanto più con riferimento alle modalità operative di quel tempo".

La chiosa, estrapolata da un più ponderoso intervento di Luigi Zanzi, serve solo a sintetizzare, purtroppo con sintesi brutale, il senso della grandezza e dell'importanza di Giuseppe Bernascone detto il Mancino, architetto "sacromontano", alle cui imprese, alle cui opere, è stato dedicato un intero convegno nel novembre 2005, di cui oggi vedono la luce gli atti, rilegati in una elegante edizione edita da Nomos.

"Il paesaggio come spazio del sacro. Luogo del sacro e sacralità del luogo", sono questi invece i termini dialettici, in purissima enfasi letteraria di matrice zanziana, a definire l'orizzonte di questo creatore di paradigmi architettonici, celebrato, ma effettivamente "misterioso, di cui gli archivi parlano poco, di cui è difficile trovare notizie e riferimenti", così in sede di presentazione, l'appunto di Santino Langè, docente di architettura al Politecnico di Milano.

Foto di Paolo ZanziFoto di Paolo Zanzi

Un convegno denso, ricco, ruotato intorno alla  indiscussa primazia conoscitiva dell'argomento di Luigi Zanzi, da una vita frequentatore come studioso attento del Gran Teatro Montano, non solo quello varesino, e della relazioni reciproche tra questi autentici contrafforti della fede ai piedi e sulle pendici delle Prealpi, ai margini del mondo protestante.

Dalle valenze locali, muove lo Zanzi, contrastando la storia dell'architettura come successione di episodi ed opere paradigmatiche. Lo storico varesino propone invece la sua eco-storia, una storia delle cose "cantieri, materiali, corpi di fabbrica, capimastri, uomini, comunità", a fronte di una storia per idee.

Nella ricostruzione minuziosa della storia delle cose, vengono in aiuto altri interventi di particolare rilevanza storico-documentaria: come quello di  Francesco Repishti che indaga il Bernascone "minore" e i  suoi  rapporti  con la  Curia  di Milano, in virtù di precisazioni documentarie di recente scoperta. Così come l'intervento di Patrizia Merati ricostruisce aspetti inediti del Santuario del Sacro Monte, prima che la Fabbrica venisse istituita.

Giuseppe Pacciarotti illustra il rapporto tra il Mancino e la cultura artistica coeva nelle terre ambrosiane, lo stesso Santino Langé si accosta al ruolo avuto dal Sacro Monte di Varese nel paesaggio culturale del mondo pre-alpino.
A margine, infine, un ispirato intervento del decano degli innamorati del borgo e della Via Sacra, l'ultracentenario Antonino Mazzoni, non presente al convegno, benché l'intervento fosse già pronto.

Il convegno, si ricorda, fu reso possibile da un determinante contributo della Fondazione Cariplo. Che ha provveduto, adesso in contiguità con la presentazione delle nuove iniziative per il 400° anno della Fondazione del Sacro Monte, a stamparne gli atti che, purtroppo non in vendita, verranno distribuiti agli studiosi, agli interessati e agli addetti ai lavori.