Il tragitto per raggiungere lo studio di Giampiero Colombo (GP per gli amici) sulla provinciale che da Oleggio porta a Momo si snoda a una deviazione sita verso lato sinistro della strada di percorrenza.Dopo poche decine di metri appaiono spazi aperti, rade cascine, campi coltivati e all’orizzonte, come descritto dal poeta Franco Buffoni, “il profilo del Rosa”.
L’opportunità dell’incontro è data dalla messa in prova del suo ultimo lavoro, grandi ali lunghe oltre quattro metri, in metallo, ferro patinato realizzate dall’artista coadiuvato dalla sapienza progettuale e artigianale di Franco Paglino.
Schizzi, bozzetti, disegni, modelli in legno attestano la fondatezza di una operazione, che per la sua peculiarità, si è svolta nell’arco temporale di un anno.

Ti preporrei un percorso inverso, iniziamo dall’ultimo lavoro per poi percorrere a ritroso il tuo cammino artistico: dunque le ali.
< Le ali continuano un discorso che comprende storia, archeologia, mitologia, dopo la barca di Caronte le ali di Icaro >

Un lavoro impegnativo di progettazione e costruzione
< Indubbiamente, ero partito da alcuni disegni e da un modello in legno poi però durante la costruzione ha subito diverse modifiche, compreso il disegno in scala uno – uno, anch’esso migliorato durante la messa in opera, poi abbiamo avuto anche la fortuna che il tutto era perfettamente bilanciato, se così non fosse stato sarebbero state grane e non indifferenti >

Da molti anni il tuo lavoro verte sulle installazioni
< Si, dagli anni ’90 in poi, sono passato dai vestiti fossili, alle frecce camune, alle incudini, alle simpulae…>

Nel tempo hai messo in atto una dilatazione di forme e dimensioni con l’intenzione di occupare sempre di più lo spazio
< Comunque adesso sto facendo concettualmente passi indietro > Afferma sorridendo < Anche perché, fare certe cose, inizia a essere faticoso, per la realizzazione, per il trasporto e per la collocazione espositiva >

Visto che hai accennato all’aspetto concettuale, anche occupare grandi spazi con opere di elevate dimensioni è una operazione concettuale.
< Certo, concetti come il volo, la navigazione con il trapasso dal giorno alla notte dalla vita alla morte, richiedono un’ampia visione concettuale,inoltre la barca era accompagnata da un apparato sonoro, infatti anche per le ali sto pensando a elementi sonori, in modo da rendere il discorso più ampio per non fermarsi esclusivamente alla scultura ma muovendo anche un percorso evocativo >

Lo spazio alto ti ha sempre intrigato
< Si, partendo dai jeans fossilizzati, alle punte, alle incudini tutte opere appese al soffitto, è un po’ anche una idea architettonica, l’architettura classica si sviluppa dal basso verso l’alto, ora con le nuove tecnologie le architetture creano equilibri anche verso l’alto, il mio discorso tende a essere un po’ lo stesso >

Da sempre storia, archeologia e mitologia caratterizzano i tuoi lavori
< La passione della mitologia è nata già da ragazzino perché ho avuto la fortuna di avere come insegnante di italiano Sebastiano Vassalli che mi ha avvicinato a una serie di ricerche in ambito archeologico con conseguente innamoramento della materia, successivamente durante l’Accademia di Brera ho conosciuto l’ambiente archeologico di Milano, lavorando poi come rilevatore, disegnatore e fotografo su scavi archeologici, di conseguenza tutto questo è ritornato nella mia arte >

Dopo le parole,i fatti.
Le grandi ali fissate su un basamento definito da una trama che rimandano al labirinto ruotano su se stesse ondulando armoniosamente ad ogni alito di vento pronte per essere indossate da un nuovo Icaro.

Giampiero Colombo nasce a Marano Ticino (NO)nel 1954, dopo il diploma conseguito presso l’Accademia di Brera, dal 1971 al1980 collabora come rilevatore, disegnatore e fotografo con la Missione Archeologica dell’Università Statale di Milano.

Negli anni ’90 progetta e coordina corsi per l’ENAIP di Novara di rilievi grafico e fotografico di beni archeologici, architettonici storici della provincia.
E’ curatore e editore di volumi di architettura e archeologia su tali materie.
Tra le mostre significative vanno segnalate la sua prima esposizione è alla Biennale Giovani nel ’71 a Novara e a partire dagli anni anni ’90, all’Arengario del Broletto nella stessa città, alla Galleria Filippo Neri a Torino al Palazzo Dugentesco a Vercelli, al Castello Aragonese a Taranto, alla Pinacoteca Comunale Cesare Belossi a Varallo Pombia, all’Istituto Cultura Repubblica Ungherese a Budaspet alla Gabriel Gallery e Ocengroue Gallery a Melbourne, mentre negli anni 2000 espone a Palazzo Bellini e allo spazio Eugenesi a Oleggio, alla Fondazione Achille Marazza a Borgomanero, alla Galleria Spriano a Omegna, allo Spazio Cesare da Sesto a Sesto Calende.
A partire dal 2010 sue mostre si sono svolte presso l’Oratorio sconsacrato Immacolata Concezione a Castelletto Ticino, a Villa Picchetta a Cameri e presso l’Ecoistituto della valle del Ticino a Cuggiono e alla Dogana Austroungarica a Lonate Pozzolo.