Colli BericiColli Berici

Tanto di Fratel Venzo – La spiccata propensione per il disegno gli si rivela da ragazzino, ma viene giustamente indirizzata solo negli anni della formazione professionale fra i 16 e 17 anni con l'ausilio dell'insegnante di disegno tecnico e geometrico, Claudio Cuman, e dell'artista Fratel Venzo che di Gaspare anni dopo avrebbe scritto: "Quando lo portavo sui Colli Berici (VI) per dipingere aveva una grande impazienza di usare i colori, ora che lo ritrovo qui a Varese in questa sua prima mostra personale (1973), noto che è ancor più innamorato della natura e delle cose semplici, il colore si è fatto più limpido e la sua anima è serena". A Venzo, Gaspare deve l'apprendimento della tecnica coloristica e della buona costruzione architettonica dello spazio creativo, nonché l'amore per il paesaggio, i ritratti e i temi cristiani.

L'amore per la natura e la terra natìa – La passione per la terra natia, osservata e ragionata en plein air secondo la tradizione impressionista, ereditata da Fratel Venzo, caratterizza l'intera produzione di Gecchele che nasce a Valdagno (VI), ma le cui radici partono da Molino di Campodalbero, nella vicina Val Chiampo (VI). Un attaccamento mai reciso e profondo alla natura segna anche le opere che immortalano le colline del Varesotto simili per certi aspetti a quei colli vicentini, per i quali Gaspare fu in passato definito "il pittore dei Berici".

ResurrezioneResurrezione

Gli anni Settanta e Ottanta – È stato un periodo davvero florido, ricco di mostre personali, collettive, caratterizzato da numerosi riconoscimenti, italiani ed esteri, e dalla vittoria di concorsi nazionali e internazionali. I critici d'arte e i giornalisti di Prealpina e Revue d'art (per citarne alcuni) ne elogiarono soprattutto la pittura semplice e profonda, delicata e possente, le pennellate franche e generose, l'essenzialità del tratto e la padronanza del disegno, l'amore sensuale per la natura. Un commento a una mostra del 1974 da parte del critico Giuseppe Citro ad un tempo riassume tutti i giudizi conferitigli e ne spiega l'arte: "Par che di lui possa dirsi come Renoir a Cézanne: chissà come faccia, non può mettere due colpi di colore sopra una tela senza che siano già perfetti".

Gli ultimi vent'anni – L'ultima personale risale al 1988, anno in cui il Comune di Crespadoro (VI) lo invita ad esporre i quadri che rappresentano i paesaggi della Valle in cui il paese risiede. Ne parla anche il Giornale di Vicenza, ma quell'esposizione sarà seguita solo da collettive di poco spessore, fra le quali la più recente è in corso: la mostra dei pittori di Castronno presso la Sala Polivalente dello stesso Comune. Un gruppo di artisti, quello castronnese, cui Gecchele dichiara di rimanere legato principalmente per mantenere vivo il nome, ma di cui percepisce chiaramente il livello amatoriale della produzione artistica.

Cos'è successo al "pittore dei Berici"? – La responsabilità di mantenere la famiglia, di crescere i figli e poi di aiutare a crescere anche le nipoti, certamente ha influito non poco sulla produzione di questo artista che ha spesso pensato a fare della pittura una professione, ma sopraffatto dall'incertezza di arrivare a fine mese, ha dovuto conciliare l'arte con il lavoro, dedicando alla propria vena artistica solo i ritagli di tempo, anche dopo essere andato in pensione. Nonostante tutto, il desiderio di produrre arte non è mai scemato.

Alta Val ChiampoAlta Val Chiampo

Un desiderio creativo costante – Lo studio è pieno di tele abbozzate e di fogli volanti di schizzi ricchi di annotazioni che riportano le gamme cromatiche più adatte a certi soggetti, sfondi e figure. Se potesse esporre nuovamente in una mostra a lui solo dedicata, punterebbe tutto su tematiche sociali che lo interessano molto ultimamente: "userei i miei colori, gli ocra, le terre, i gialli e qualche punta di rosso, per infondere forza a tutti quegli uomini, donne e bambini rimasti soli nelle guerre più cruente degli ultimi tempi, quelle di Afghanistan e Irak. Mi colpisce di quei disperati la mancanza, comprensibile, di speranza, il loro completo isolamento, la consapevolezza di essere soli al mondo".
Accanto a temi così forti, però, dice che vorrebbe dedicare un maggior numero di tele alle Dolomiti, di cui è profondo conoscitore ed amante, e alle quali ha già dedicato in passato la sua abilità artistica di scultore, oltre che di pittore.

Poca sperimentazione formale – Varia di poco il suo stile, perché ritiene inutile tentare nuove strade, quando si è già trovato il linguaggio più consono per esprimere al mondo quello che si ha dentro. Il massimo della ricerca da lui condotta è stata in campo tecnico, passando dall'acquerello, alla tempera, per approdare definitivamente all'uso dell'olio, necessario a creare dei dipinti dalla pennellata densa, materica ed essenziale. "Le sperimentazioni altrui", dice, "specie di quelle degli artisti contemporanei, possono non piacermi, ma sono comunque consapevole che come non posso giudicare il linguaggio che usano per esprimersi, così non voglio sentirmi giudicato per il mio. Ognuno è libero di raccontarsi come preferisce".

Mettersi all'opera – Terminati i lavori di casa che quotidianamente lo impegnano, dichiara di voler lavorare intensamente alla realizzazione di nuove opere e che non disdegnerebbe una collaborazione con altri artisti, nel rispetto reciproco degli stili e del modo di essere di ognuno.