Un'opera di VentroneUn'opera di Ventrone

Educare al contemporaneo, si può? – Conclusa la pausa estiva, anche la Fondazione Bandera per l'Arte di Busto Arsizio riapre le porte e si mette al lavoro in vista della prossima stagione di mostre ed eventi. L'abbiamo lasciata quest'estate con un bilancio non proprio soddisfacente circa l'afflusso di visitatori nella stagione primavera-estate, periodo in cui la Fondazione si era dedicata ad un unico grande progetto, quello della "Città Visibile", in collaborazione con il Comune di Busto Arsizio per il "Piano di Area Vasta". Un evento che non si era fatto mancare grandi nomi, come quelli di Giancarlo Ossola, degli Street Artists Ozmo, Zibe, 2501 e se non bastasse di Luca Beatrice, curatore del Padiglione Italiano della 53° Biennale di Venezia, che aveva portato con sé gli artisti di Italian Factory. Ma, a giudicare dalle presenze, sembra che la città non abbia colto l'importanza dell'evento e che, ancora una volta, abbia dimostrato una certa riluttanza nei confronti dell'arte contemporanea. Un terreno, quello bustocco, poco fertile in questo senso. Eppure la Fondazione Bandera non si arrende e ci riprova.

Star system – Ad ottobre partirà, infatti, la mostra "Inverosimile Verosimiglianza" dedicata all'artista romano Luciano Ventrone, conosciuto in tutto il mondo. e apprezzato da critici di grande levatura da Zeri, a Sgarbi a Bonito Oliva. La scelta di portare un artista contemporaneo dalla capitale nasce dalla collaborazione con l'Associazione Culturale L'Arte, avente sede appunto a Roma. Curatrice della mostra sarà questa volta Beatrice Buscaroli, reduce, insieme al collega Luca Beatrice, dell'esperienza alla Biennale di Venezia come responsabile del padiglione italiano. La Fondazione Bandera sembra dunque non voler distogliere l'attenzione dalla scena artistica contemporanea e dai suoi grandi nomi, sia tra gli artisti, come nel caso di Luciano Ventrone, che tra i critici.

Un'altra opera dell'artistaUn'altra opera dell'artista

Arte mimetica –  L'esposizione presenta 30 dipinti, rappresentanti corpi nudi, frutti e foglie adagiati in ceste, tazze orientaleggianti e morbidi drappeggi, contro sfondi neri o grigi, realizzati con una maestria pittorica della più antica tradizione realistica derivata dai pittori seicenteschi. La lunga storia della natura morta, interpretata nei secoli da tanti artisti soprattutto di area fiamminga, sembra rivivere anche oggi grazie a questo "Caravaggio del ventesimo secolo" , come è stato definito da Federico Zeri per il suo "iperrealismo" e la sua tenacità nel perseguire fino all'estremo l'imperativo della "mimesis". Un abilità illusionistica la sua che lascia sbalorditi proprio perché, nell'epoca della più sofistica tecnologia multimediale, è invece ottenuta con i più tradizionali mezzi pittorici, avvalendosi di tecniche artistiche raffinate come il colore ad olio steso per infinite velature.

Novità tradizionali – L'indubbia valenza artistica dell'opera di Ventrone dovrà però fare i conti con il pubblico bustocco, poco abituato alle grandi mostre di arte contemporanea. Ma la Fondazione Bandera sembra aver tenuto conto di questo fattore e la scelta di Luciano Ventrone non è casuale: nell'intento di proporre un percorso all'interno dello scenario contemporaneo, questa, come le prossime mostre, si pongono in linea con la volontà di sostenere un certo tipo di arte, in grado di offrire novità di espressione anche attraverso i tradizionali mezzi pittorici. Nessuna particolare strambezza concettuale, dunque, ma la volontà di proporre un viaggio nell'arte contemporanea entro i rassicuranti emblemi pittorici di pennello e tavolozza. E speriamo che questa mossa servi a convincere anche il pubblico più scettico.