Alessandra Bertole' VialeAlessandra Bertole’ Viale

Quattro domande per cento artisti. E' una vera e propria indagine nel mondo dell'arte almeno degli ultimi cinquant'anni in Italia, quella portata a compimento dal gruppo di specializzandi in Storia dell'Arte Contemporanea dell'Università di Siena, sotto la guida della chioccia Enrico Crispolti, totem assoluto della storia della critica e dell'arte italiana degli ultimi decenni e prefatore, partecipe ma non dispotico, del lavoro. Lavoro che è confluito in un volume uscito da qualche settimana fa, "Inchiesta sull'arte", appunto, edito da Electa. Cento artisti che raccontano di sé; un nuovo repertorio di materiale inedito, per affrontare i corsi artistici degli ultimi decenni da una prospettiva diretta e laterale allo stesso tempo. Ne parliamo con Alessandra Bertolé Viale, giovane brillante storica dell'arte varesina, ormai specializzata, con diverse esperienze internazionali alle spalle e tra i tredici curatori del progetto.

Alessandra, già dal 2005 preannunciavi questo progetto. Come è nato?
"E' nato dal sovrannumero. Ogni anno a Siena, gli specializzandi al secondo anno vengono invitati a definire un progetto di lavoro che, normalmente, si traduce in una mostra. Nel nostro caso, il numero di quanti stavano frequentando la specializzazione in arte contemporanea era un troppo elevato per pensare di mettere in piedi un progetto del genere. Tredici curatori per una sola mostra sarebbe stato complesso. Allo stesso modo pensare di realizzare tredici mostre. Alla fine abbiamo convenuto che un'inchiesta panoramica su tematiche ben precise ad un ampio ventaglio di artisti italiani avrebbe potuto essere un  giusto lavoro di equipe, anche di una certa utilità e novità".

Come vi siete suddivisi i ruoli?
"Abbiamo pensato ad un numero di interlocutori, tra gli artisti, che fosse insieme simbolico e esaustivo allo stesso tempo. Ne abbiamo contattati cento, ciascuno di noi scegliendo in base alle proprie sensibilità, conoscenze e anche sulla base di oggettive condizioni logistiche per ciascuno curatore. Ma l'importante era che nel novero degli interrogati fossero comprese almeno cinque generazione di artisti, a partire dai alcuni maestri storici fino a giovani che si stanno solo ora affacciando sulla scena dell'arte. Le risposte poi sono state pubblicate non in ordine alfabetico come in dizionario, ma proprio seguendo il succedersi cronologico di nascita di ciascuno di loro, svelando dunque, in progressione, un fitta trama di rimandi generazionali".

Quattro domande, o meglio quattro argomenti per tutti: Etica/estetica – Maestri e compagni di strada – Committenza, 'la grande occasione'? – Dimensioni del tempo: durata, memoria. Sono stimoli di Crispolti o il frutto di un vostro ragionamento?
"Crispolti, e lo ammette anche nel suo testo introduttivo,l ha apprezzato molto il carattere spontaneo, autonomo del progetto, benché da lui coordinato o postcordinato nel suo complesso. I quattro temi, così come le scelte degli artisti, sono stati in realtà frutto di un lungo lavoro di ragionamento e di riflessione sul modo migliore e meno scontato di approcciarci agli artisti. Abbiamo a lungo lasciato decantare le idee e le diverse prospettive da adottare. Alla fine abbiamo puntato su quattro domande aperte, che presuppongo anche il massimo di libertà e di autonomia nelle risposte agli interrogati".

Qual era il vostro obiettivo?
"Dare ad ognuno qualche seme di riflessione. Ma in particolare far emergere il vissuto degli artisti; dar loro la possibilità di parlare di sé, di arte, della propria arte, senza schematismi e senza particolare annotazioni didascaliche, lasciandoli appunto liberi di far emergere qualcosa di sé. In maniera del tutto inedita. Lo stesso apparato iconografico va in questa direzione. Non abbiamo scelto un'opera, che sarebbe stata riduttiva, ma abbiamo voluto fotografare gli studi degli artisti, gli spazi dove lavorano, spesso con loro al lavoro. E anche in questo senso è emersa la personalità dei singoli, il pudore di alcuni, o la minor naturalezza di altri che hanno preferito architettare le immagini o piuttosto non comparire".

Kounnellis al lavoroKounnellis al lavoro

Artisti tutti disponibili a sottoporsi alle domande?
"Non proprio tutti. Ci sono stati casi in cui non si è fatto materialmente in tempo a sentirli, come nel caso di Mimmo Rotella o Emilio Vedova, purtroppo scomparsi nel frattempo. In altri casi alcuni dopo i primi contatti non siamo più riusciti a coinvolgerli; altri ancora non hanno deliberatamente voluto partecipare, come Cattelan, Toccafondo, Paolini, Carol Rama ed pochi altri".

Manca la fotografia, mancano i fotografi.
"E' vero, ma, come ripeto, la scelta degli artisti è dipesa da preferenze, predilezioni personali. E purtroppo l'ambito dei fotografi non è rientrato nel volume".

E' possibile far emergere una sintesi da questo lavoro polifonico?
"Sintetizzare è difficile. Emerge sicuramente una varietà di prospettive, di linguaggi implicati, oscillazioni di comportamento tra fiducia e sfiducia, tra egocentrismo e apertura verso l'esterno. Ma l'importante era che uscisse un quadro composito, in cui si mescolassero storie consolidate e destini futuri, memorie e anticipazioni. E credo che l'obiettivo sia stato raggiunto".