Carpi – Palazzo del Pio apre le porte a “Emilio Isgrò – Sillogismo del cavallo”. In mostra le 47 opere, alcune delle quali inedite, testimoniano il rapporto dell’artista con i temi filosofici tra cui il nuovo Sillogismo del Cavallo realizzato per l’occasione
L’esposizione, curata da Chiara Gatti e Marco Bazzini, è inserita anche nel palinsesto di Festivalfilosofia 2023 intitolato “Parola”, in programma il 15,16 e 17 settembre.
Nelle sale di piazza Martiri è possibile ammirare una selezione di opere tutte inerenti al mondo della filosofia a testimoniare l’intenso rapporto avuto dal Maestro con questa disciplina a partire dagli anni sessanta. A queste si aggiunge la serie dedicata a Pico della Mirandola con la cancellazione di venti volumi delle Conclusiones realizzata nel 2014 e qui esposta e che ha un forte legame con la famiglia del filosofo.
Tramite il gesto (di sola apparente) rimozione, Emilio Isgrò ha ideato una formula creativa che ha scosso, al pari di Lucio Fontana o Yves Klein, il sistema dell’arte a partire dagli anni sessanta. È infatti il 1964 quando l’autore inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi e altri materiali a stampa coprendone manualmente grandi porzioni. E, indirettamente, esaltando quelle rimaste.

Lo stesso procedimento applicato alle quarantesette opere in mostra, con la particolarità che queste trattano argomenti prettamente filosofici. Attraverso una selezione che spazia dal 1966 ad oggi, l’esposizione si distribuisce lungo la grande loggia seguendo il percorso indicato dalla grande tela iniziale Freccia bianca in campo nero.

La visita incontra poi le Conclusiones cancellate di Pico della Mirandola, umanista che con Carpi intrattenne numerosi rapporti politici e professionali, tanto che il nipote Alberto III Pio, figlio della sorella Caterina Pico (in mostra anche un suo ritratto cancellato insieme a quello del fratello), è stato l’ultimo Signore e poi Conte della città dal 1480 al 1527. Prosegue poi con una selezione di opere legate alla filosofia greca, con testi “cancellati” di Platone, Aristotele, Archimede ed Eraclito. Qui spicca la statua del Discobolo – copia romana, insieme all’inedito Plutarco Plutarque (opera in diciannove volumi del 1973) e soprattutto Sillogismo del Cavallo, il nuovo lavoro che l’artista ha ideato per l’occasione e che dà anche il titolo alla mostra. Il percorso si conclude, infine, con un nucleo di opere legate alla filosofia moderna, dove a venire elise sono le dottrine di Hegel, Sartre e Benedetto Croce.

Il contenuto filosofico delle opere, ridotto a sentenze, precetti e aforismi, sottolinea ancor di più il valore intrinseco della cancellatura. Un gesto contraddittorio che si pone tra distruzione e ricostruzione, tra morte e vita. Un’azione che porta a riflettere su cosa vale di più: ciò che è stato cancellato o quanto è ancora visibile?
In occasione della mostra in calendario sino al 10 dicembre è stato realizzato da Franco Cosimo Panini Editore un catalogo che approfondisce il tema proposto, con saggi dei curatori, un intervento del filosofo Silvano Petrosino e uno scritto di Isgrò. Orari al pubblico: 15 e 16 settembre, 10-23; 17 settembre, 10-20.Dal 19 settembre: da martedì a giovedì, 10-13, sabato, domenica e festivi, 10-18.

Emilio Isgrò. Note biografiche

Tra gli indiscussi protagonisti della scena artistica internazionale del secondo dopoguerra, Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, ME, 1937) è il padre della cancellatura, un atto che cominciò a sperimentare nei primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa. È il 1964, infatti, quando l’artista inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi, in particolare articoli di giornale e pagine di libri, coprendone manualmente una grande parte sotto rigorose griglie pittoriche. Nel tempo questo gesto ha investito carte geografiche, telex, spartiti musicali e immagini anticipando le espressioni più tipiche dell’arte concettuale e rilevandosi estremamente attuale. La cancellatura è la lingua inconfondibile della ricerca artistica di Emilio Isgrò che oggi appare come una filosofia alternativa alla visione del mondo contemporaneo: spiega più cose di quanto non dica.

Emilio Isgrò si è dedicato alla poesia visiva nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1966 si è tenuta la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova cui hanno fatto seguito numerose mostre presso la Galleria Apollinaire, la Galleria Schwarz e la Galleria Blu a Milano, La Bertesca a Genova e la Galleria Lia Rumma a Napoli. Isgrò ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1972, 1978, 1986 e del 1993, quest’ultima con una sala personale, e nel 1977 ha vinto il primo premio alla Biennale di San Paolo.

A partire dalla suggestiva antologica curata da Achille Bonito Oliva nel 2001 negli spazi di Santa Maria dello Spasimo (Palermo), Isgrò è stato protagonista di diverse esposizioni personali: Dichiaro di essere Emilio Isgrò al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (2008), Modello Italia 1964-2013 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (2013) e Isgrò a Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni a Milano (2016). Nel 2019 una monumentale mostra antologica a cura di Germano Celant si è tenuta alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Nel 2022 l’artista è intervenuto negli spazi della Fondazione Brescia Musei con l’esposizione Isgrò cancella Brixia a cura di Marco Bazzini.

Ad oggi, le opere di Isgrò figurano nelle collezioni di prestigiose istituzioni nazionali e internazionali quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il MART di Rovereto, la collezione d’arte del Quirinale a Roma, il Centre Georges Pompidou di Parigi, i Musées Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles, l’Israel Museum di Gerusalemme e il Tel Aviv Museum of Art.

Di inconfondibile rilievo è anche la sua attività di poeta, scrittore e drammaturgo che ha dato esito a diverse pubblicazioni tra cui: Fiere del Sud (Schwarz, 1956), L’avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), e, più recentemente, Autocurriculum (Sellerio, 2017), Quel che resta di Dio (Guanda, 2019) e Sì alla notte (Guanda, 2022).