I Finalisti del Premio 2012I Finalisti del Premio 2012

Buon successo di pubblico per il taglio del nastro nella storica Galleria di via Albuzzi. Intanto sono giù arrivate una valanga di voti on line sulla pagina del nostro sito. Per un mese circa, sono pubblicate le opere dei finalisti, dando modo a tutti i lettori del nostro settimanale di far parte di una giuria interattiva i cui voti decreteranno il vincitore del Premio Artevarese che avrà la possibilità di realizzare una mostra personale sulle pagine del sito.

Dodici nomi di giovani artisti provenienti da Lombardia, Piemonte e Canton Ticino, o iscritti presso istituti d'arte e accademie delle stesse aree geografiche. Ecco i finalisti della XI Edizione del Premio GhigginiArte 2012.
Ricordiamo che la premiazione finale è prevista a Varese per sabato 23 giugno.

Daniele Duò (Torino 1986)
Vedo il mondo come una prigione senza sbarre, costruita da architetti dittatori e mantenuta reale e funzionale da pochi personaggi (mai nominati da nessuno). Crei la paura nel mondo e lo hai nelle tue mani. Se una società ha paura dei suoi simili, se ognuno è ammanettato al denaro per questione di sopravvivenza, se esistono classi sociali e quindi diversità, se esiste un controllo d'informazione pubblica, una cultura povera e censurata, il mondo è facile da gestire. La società sembra un incubo uscito dalla mente di George Orwell, ma che purtroppo è reale. Ognuno di noi ne fa parte, ognuno di noi potrebbe fare un minimo sforzo per cambiarla. Io credo nell'Arte, tramite essa vorrei aprire un dialogo con le persone. Le mie opere fungono da canali di unione tra i miai vari studi e la visione personale di una società in decadenza, che avrebbe bisogno di una rinascita politica e spirituale.

Je Dacortona (Cortona 1983)
Ho un grande bisogno di azzeramento. Devo trovare il punto e andare a capo. Esplorare in modo personale la materia e lo spazio che mi circonda. Vedere, copiare, interpretare. Sono forse questi gli impulsi che mi spingono nella mia ricerca artistica. Il mio è un bisogno, un tentativo espressivo che sfocia ora nella pittura, ora nella scultura, ora nella plastica architettonica delle luci, contaminandosi e contaminandomi in un percorso di evoluzione introspettiva. Le opere presentate sintetizzano pienamente il mio cammino attraverso un lavoro sulla materia, che manifestata con segni volume, tende a risaltare il gioco dei chiaroscuri, veri protagonisti dell'opera. Nascono così le mie "simmetrie di pesi" emerse dalle contraddizioni delle superfici che si aprono allo spettatore cercando un coinvolgimento tridimensionale che spinga l'occhio in un percorso dinamico interattivo.

Raja Khairallah (Torino 1987)
Spinta dalla curiosità verso ciò che anima l'essere umano in quanto commistione di spiritualità e materialità, predisposizione innata alla solitudine ed alla socialità, le mie fotografie tendono a comporre queste antinomie sfruttando la tecnica dell'accostare colori scuri a luci tenui e color pastello. La donna è immortala a mezz'aria, sospesa tra l'atterraggio sulla Terra e lo spiccare il volo verso i Cieli, avvolta in una sensazione di malinconia verso ciò che conosce e di Sehnsucht verso il mistero della vita e della morte. Colta dal desiderio di introspezione della propria coscienza, si accovaccia attorno ad un sacco di luce, sorpresa ed inconsapevole dello splendore della fine. Mentre scorre, con il dinamismo di una bufera, la drammaticità delle proprie emozioni, si ritrova fisicamente ferma nella stasi della morte luminosa.

Francesca Lai (Biella 1988)
I lavori proposti nascono dall'osservazione di dettagli discreti, che attraverso un gesto semplice si svincolano dalla loro funzionalità ordinaria diventando qualcosa di diverso. Gli oggetti scelti sono piccoli, poco appariscenti, apparentemente banali. Guardarli, riscoprirli trovando altre possibilità, ristabilendo un contatto fisico, elementare, tattile che rivela qualità inusuali dell'oggetto. Il capello ha una tensione, un'elasticità, una resistenza, un suono; lo spicchio di un frutto è un oggetto delicato e vivo da cullare con dolcezza, da toccare pelle contro pelle attraverso un gesto che si approccia a loro in modo timido, rispettoso, disinteressato, ingenuo nel senso della purezza, dello stupore e del gioco. Il capello si tende, suona, si rompe; lo spicchio è una creatura ancestrale, una luna, un bambino. Piccoli dettagli divengono metafore e racchiudono cose più grandi.

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