Un artista capace di conciliare il gusto estetico della bellezza con la ricerca della verità morale: la figura di Carlo Parolo appare sfaccettata e poliedrica, capace di dedicarsi anche al teatro, oltre che alla pittura.

Così viene descritto da Laura Conconi, curatrice della mostra: «L'esperienza, l'uomo, l'esistere devono essere al centro del fare arte. Non la forma per la forma, fine a se stessa. Per questo si è avvicinato anche alla scenografia, focalizzandosi ancora di più sull'uomo e sulle sue varie caratteristiche, messe sul palco, in primo piano: e da ciò si capisce, ad esempio, perché il suo fare artistico avesse delle tinte e dei toni quasi moraleggianti. Molto significativa è anche una recensione che lui scrisse su di una mostra, nei quali usa termini dalla valenza morale, come "sincero" o "verità", per descrivere opere d'arte. Dunque, il fatto che un'opera fosse morale, fosse appunto "sincera" e "leale", ricorda il fatto che al centro vi è sempre l'uomo: in modo che in essa ognuno di noi, l'uomo in generale, potesse rispecchiarsi e ritrovarcisi.

Da ciò si capisce, inoltre, perché il tema della maschera compaia in maniera ricorrente nelle sue opere, e venga così spesso utilizzata: perché la maschera è sia la metafora, il simbolo dello spezzarsi dell'essere di fronte alla contemporaneità (e qui si nota il suo amore per Pirandello), e rappresenta sia la facciata di ipocrisia che sovente gli uomini portano e indossano per nascondersi.

Talvolta questa maschera diventa rappresentativa anche della maschera del clero, inteso come istituzione: appaiono in alcune sue opere dei personaggi un po' arcigni, e dai tratti caricaturali, che sono dei preti. La denuncia, non necessariamente polemica, tende piuttosto a mettere in risalto alcuni eccessi e difetti legati alla dimensione umana del clero come istituzione, nei confronti del quale viene contrapposta la figura del Cristo, come immagine positiva, di redenzione anche delle mancanze e dei limiti degli uomini. Di Cristo viene a enfatizzato l'aspetto della Croce e della sofferenza, nel quale si raccoglie in primo luogo la sofferenza in generale dell'umanità, ma poi anche la sofferenza personale di Parolo, nel suo vissuto autobiografico.
Questo aspetto della sofferenza personale emerge soprattutto nelle sue opere più astratte, quelle appartenenti alla categoria degli "Incubi", nelle quali la componente aggiuntiva è l'indagine dell'inconscio. Da una parte c'è quindi

sempre una ricerca di tipo formale: c'è molta materia, c'è molto colore, si sente molto l'influsso della storia dell'arte e dello stile accademico di Brera. Dall'altra parte, però, questa materia si addensa in occhi sporgenti, in bulbi oculari, che rappresentano l'occhio della coscienza: tra l'altro, l'addensarsi materico del colore dei pigmenti negli occhi è spesso frammischiato persino a polvere di ossa, grattuggiate e mescolate ai pigmenti stessi, per sottolineare la presenza fisica di elementi umani negli occhi dei suoi personaggi dipinti».

Oltre che a dedicarsi all'arte pittorica, Carlo Parolo si occupò anche di scenografia e teatro: un suo spettacolo teatrale verrà messo in scena il 17 maggio a Casorate, ad opera degli alunni del Liceo Artistico, guidati dal professor Minidio, che così descrive la piece dell'artista: «Un testo insolito, che si intitola "Amor di Patria". Allora ho deciso di proporlo ai ragazzi, dicendogli che potevamo farne qualcosa di interessante. Ho cercato una chiave di lettura, perché ovviamente un testo così è difficile da interpretare. Osservando le parole, osservando il linguaggio, e osservando il contesto scenografico nel quale è collocato, ho colto una mia personale chiave di lettura del testo. Ossia, ho notato che spesso i personaggi parlano come personaggi d'opera, usando termini molto particolari: ad esempio, la madre ad un certo punto dice "sola, perduta, abbandonata", richiamando alcune parole di Puccini… E così via con altri esempi: da qui ho capito che il possibile taglio da dare al testo era quello di rintracciare tutti questi elementi e vedere così l'influsso operistico esercitato sul testo».

Carlo Parolo: l'uomo e l'artista
Mostra monografica
Dal 22 febbraio al 15 marzo 2014
Inaugurazione mostra: sabato 22 febbraio 2014 alle 11.00
Varese, Liceo artistico statale "Angelo Frattini" e museo "Flaminio Bertoni", Via Valverde 2
Orari: Spazio Rossi, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 13.45 alle 17.30
sabato: dalle 9.00 alle 13.10
domenica chiuso
Museo Bertoni, giovedì, sabato e domenica dalle 14.30 alle 18.30
Altri giorni su prenotazione telefonando al 0332820670
Ingresso gratuito
Info: artisticova@tin.it