Due capolavori varesini in mostra a Forlì

Da febbraio la Tamar di Giuda di Hayez e Raffaello e la Fornarina dei musei civici varesini saranno esposti alla mostra “Ottocento-L'arte dell'Italia tra Hayez e Segantini”.

di Cristina Pesaro

Senza dubbio il XIX secolo è quello meglio rappresentato nella collezione civica e fa mostra di sé al castello di Masnago nella sala ad esso dedicato che è esteticamente la più bella, la più significativa e la più importante per la opere esposte.
Infatti è presente l’arte lombarda con le opere di alcuni grandi protagonisti, quali gli scultori Vincenzo Vela, Giovanni Puttinati, Alessandro Pandiani e pittori Giuseppe Bertini, Giuseppe Molteni, Francesco Valaperta per poi passare ad artisti di levatura internazionale come il celeberrimo Francesco Hayez e il meno noto ma non meno importante Eleuterio Pagliano.

Proprio la “Tamar di Giuda” (1847) di Hayez e “Raffaello e la Fornarina” (1866) di Valaperta saranno esposti alla mostra forlivese ai Musei San Domenico dal titolo “Ottocento – L’arte dell’Italia Tra Hayez e Segantini” dal 9 febbraio al 16 giugno 2019.

Il focus iniziale è proprio su Hayez, il pittore per eccellenza del Risorgimento dell’arte italiana e del Romanticismo. Nel caso dell’opera dei musei, Hayez lascia da parte la pittura di storia per affrontare un tema biblico. Il dipinto è da considerarsi come uno dei massimi capolavori della prima maturità artistica del pittore insieme ad altri opere sui temi dell’esotismo e della malinconia. In questo senso la vicenda biblica sembra passare in secondo piano rispetto alle meravigliose scioltezze stilistiche e all’eleganza formale messe in scena dal pittore. Questa la storia: nel libro della Genesi si narra che Tamar sposò i primi due figli di Giuda: Er e Onan, che tuttavia per motivi diversi caddero in disgrazia agli occhi del Signore che li fece morire. Giuda incolpò Tamar e decise di non darle in sposo, come voleva la tradizione ebraica di allora, Sala, il proprio terzo figlio. Tamar allora decise di mascherarsi da prostituta e circuire Giuda, che sedotto le promise un agnello e lasciò in pegno all’amante il suo bastone, un cordone e l’anello. Tamar rimase incinta di due gemelli e Giuda decise di metterla al rogo, ma, una volta scoperto l’inganno e venuto a conoscenza del fatto che i bambini erano nati dal loro rapporto, la lasciò vivere. Nell’opera di Hayez la sensuale Tamar è raffigurata proprio con il pegno lasciatole dall’amante.

L’opera di Valaperta, allievo di Hayez – la cui vicenda artistica è ancora in parte da ricostruire – è entrata a far parte delle collezioni varesine nel 1975 attraverso il dono di Riccardo Lampugnani è stata restaurata nel 2015. Ambientata nello studio di Raffaello, cui alludono gli attrezzi da lavoro e, soprattutto, la grande pala con la Trasfigurazione posta a chiudere come una quinta lo sfondo della scena, la composizione punta con decisione sul dramma in atto così efficacemente evocato dalla didascalia. Dalla penombra, mediante campiture morbide e luminose di colore, emerge con forza il motivo dell’abbraccio accorato tra i due amanti, forse desunto, dai tanti componimenti poetici e dai drammi in versi a essi dedicati nel terzo quarto del XIX secolo. In questa tela – come ad esempio nelle grandi opere verdiane degli anni Cinquanta e Sessanta da Rigoletto a Traviata al Trovatore – l’azione drammatica è concentrata sui due protagonisti e sulla tempesta dei loro sentimenti; nessuna allusione, nel quadro, alla gloria, agli onori, all’omaggio dei potenti, alla grandezza del genio.

OTTOCENTO
L’ARTE DELL’ITALIA TRA HAYEZ E SEGANTINI
Forlì, Musei di San Domenico
8 febbraio – 16 giugno 2019
Mostra a cura di Fernando Mazzocca e Francesco Leone