Bergamo – In un tempo in cui i confini sembrano più fragili e le tensioni più vicine, l’arte sceglie di non restare in silenzio. Con la mostra “de bello. notes on war and peace”, Gres Art 671 presenta la sua prima collettiva, una potente dichiarazione d’intenti che si fa, insieme, testimonianza e provocazione. Come ricorda Roberto Pesenti, presidente dell’associazione: “Vogliamo usare l’arte per testimoniare, provocare e soprattutto ispirare l’urgenza della pace.”
Il titolo, che richiama i classici resoconti bellici, introduce un’esperienza immersiva che attraversa secoli, geografie e linguaggi, unendo opere che dalla guerra traggono sconcerto, denuncia, speranza. Più di 2000 metri quadrati trasformati da 2050+, curatori e autori dell’allestimento insieme a Francesca Acquati, in un paesaggio emotivo fatto di muri prefabbricati in cemento – scenografia monocromatica che evoca macerie e case smembrate, ma anche la possibilità di una ricostruzione.
In mostra, artisti del calibro di Marina Abramović, Joseph Beuys, Anselm Kiefer, Alberto Burri, Claire Fontaine, Lawrence Abu Hamdan, ma anche nuove voci come Total Refusal, Dima Fatum, Serena Oddo, in un dialogo intergenerazionale e interculturale. Ogni opera è un frammento di una narrazione collettiva che affronta i conflitti – passati e presenti – dall’Europa all’Ucraina, dal Medio Oriente al Sud America, passando per il Risorgimento italiano.
Installazioni, video, fotografie, pittura, tessuti, persino videogiochi: un linguaggio plurale che rispecchia la complessità del tema e che si articola in cinque sezioni tematiche: pace apparente, allarme, guerra, macerie, resistenza, delineando un crescendo emotivo che porta lo spettatore al centro del trauma, per poi suggerire la possibilità di risalire dalle sue rovine.
Ciò che accomuna le opere è l’idea che l’arte non sia solo contemplazione, ma atto: di resistenza, di riflessione, di memoria. E proprio nell’epoca della disattenzione permanente, “de bello” costringe lo sguardo a restare, a interrogarsi, a non dimenticare.
Una mostra necessaria, coraggiosa, che non cerca risposte facili ma rilancia una domanda sempre più urgente: può l’arte insegnarci la pace?
L’esposizione è visitabile sino al 12 ottobre nei seguenti orari: da mercoledì a giovedì dalle 10 alle 19, e da venerdì a domenica dalle 10 alle 20.


