"Diamo un nome alla nostra scuola". Così la professoressa Nicoletta Pizzato apre il breve comunicato con cui annuncia il bando di concorso per l'intitolazione dell'Istituto di cui è dirigente.
Peccato che un nome ci sia già, quello di Francesco Daverio, eroe risorgimentale, varesino fino al midollo, celebrato da targhe, cippi, strade, e anche da un busto collocato al Gianicolo di Roma.
Ingengere e patriota, nato a Calcinate del Pesce, Daverio si distinse nelle Cinque Giornate e fu poi volontario garibaldino, impegno che lo vide cadere durante i moti capitolini nel 1849 all'età di 34 anni. Una storia gloriosa, che ne accomuna le gesta e la tragica fine a quella di altri varesini, come Cairoli, Morosini e Dandolo.
Proprio per questo l'intitolazione della scuola a Daverio risale al 1887, un omaggio, ma anche un esempio e un monito alle nuove generazioni affinchè sappiano che tanti dei loro privilegi affondano le radici nel sangue versato dai ragazzi della loro stessa età, caduti per un ideale, un sogno, un anelito di libertà.
Nobile intento che dopo 130 anni rischia di essere spazzato via da un'iniziativa imprevista e improvvisa che punta a dare all'ISISS di via Bertolone il nome di una persona deceduta da almeno 10 anni, e capace – si legge nel comunicato – di dare lustro al territorio per meriti morali, culturali o comportamentali.
La prima a reagire è proprio l'associazione Varese per l'Italia, che ha già inviato alla dirigente Pizzato una lettera di fuoco esprimendo, per bocca del presidente Barion, la propria indignazione e annunciando il ricorso al Prefetto affinchè intervenga.

"Per la serietà che da sempre ha contraddistinto l'attività della nostra Associazione – scrive Barion – ci vediamo costretti ad alcune precisazioni in merito alla vicenda Daverio. La conferenza stampa che si è svolta sabato 19 dicembre in Comune a Varese è stata da noi convocata e non da altri. Come è nella logica e nella prassi erano invitati ovviamente solo i media, se non che abbiamo visto la partecipazione delle neo dirigente dell'Istituto Daverio con al seguito un nutrito gruppo di truppe cammellate. Per la signorilità che ci è propria non ha invitato ad uscire dall'aula quanti non invitati. Questo parapiglia non previsto ha fatto si che l'esito di detta conferenza non abbia portato i risultati e la chiarezza dovuti. Mentre noi alla luce del sole abbiamo da subito dissentito da un improbabile cambiamento di intitolazione, lo stesso è stato deciso in un ristretto conclave scolastico, e solo per caso ne siamo venuti a conoscenza. Sono solo due le scuole che nella nostra città rappresentano" la carne e lo spirito di Varese", esse sono il Cairoli ed il Daverio. Di norma e da sempre quando si chiede ad una persona degli studi fatti non viene mai citato il corso scolastico ma il nome dei due istituti. Questo a rappresentare una storica tradizione che solo dei novizi, non conoscendola, potrebbero alterare. Parliamo del Daverio- E' stato personaggio importante non solo per la storia del nostro territorio ma per l'intera Nazione ed è grazie a lui e ad altri giovani come lui se oggi siamo liberi e siamo una grande Nazione. Un passato che non solo non deve essere dimenticato ma ricordato costantemente perchè fu l'inizio di tutto. Non abbiamo compreso e non comprendiamo quali siano le motivazioni della neo dirigente del Daverio a voler imbastire una problematica di questo tipo in considerazione di tanti, forse troppi, problemi che l'istituto Daverio ha. Ci sono diverse soluzioni, a nostro avviso: lasciare l'attuale intestazione, oppure lasciare il solo Daverio e dedicare l'Aula Magna a Casula e la biblioteca a Nervi. Dal tono delle molte missive che abbiamo ricevuto, da docenti, allievi, ex allievi e cittadini, ci sarebbe anche la possibilità di un trasloco dirigenziale ma ci asteniamo da ogni altro commento. Per concludere, solo in un caso potremmo essere d'accordo nel cambiare il nome del Daverio, intitolando l'istituto a Mario Stupazzoni del quale siamo disponibili a fornire ampia e dettagliata bibliografia. Speriamo con il presente comunicato di essere stati chiari semplici ed esaustivi".

All'Istituto Daverio pensano che sostituire il nome di una scuola sia come cambiare i calzini. Ma non è così: le intitolazioni, così come la toponomastica, sono la carta di identità di una città, di un territorio, di un intero Paese. Ecco il commento di Matteo Inzaghi.