Di Luca con la sua collaboratrice Monica PalermoDi Luca con la sua collaboratrice Monica Palermo

Gli attori più piccoli hanno rinnovato la tradizione cantando prima, dopo e durante il canto del Kaki. E' così dal 2000, per una festa che si rinnova ogni terzo sabato di marzo giorno in cui si celebra la piantumazione di un piccolo alberello di Kaki, figlio per seconda generazione di una pianta sopravvissuta all'esplosione atomica di Hirosima.

Erano in tanti i bambini della scuola elementare Manzoni di Morosolo che hanno accompagnato un vero e proprio rito che coniuga arte ed senso civico, la nozione di pace con l'imperativo della memoria da tramandare. Il monito è quel piccolo alberello ancora esile ma già svettante davanti alla piccola chiesa sconsacrata di San Giovanni lungo la discesa che da Casciago porta verso Morosolo.

DrappoDrappo

Qui per il settimo anno, un artista è stato chiamato a tradurre in colori e forme l'idea stessa della continutà della vita che quel piccolo kaki è stato chiamato a testimoniare: raccolti dal botanico giapponese Masayuki Ebinuma i semi superstiti divennero i protagonisti di una progetto artistico voluto da Tatsuo Miyajima che alla Biennale del 1999 diede origine al Comitato esecutivo del progetto dell'albero del Kaki, inteso a coinvolgere le scuole di tutto il mondo. Presentando il suo progetto, la scuola di Morosolo, si guadagnò il diritto ad adottare la piantina della memoria, prima su 198, altri progetti italiani.

Ecco un altro dei perché l'appuntamento di marzo ha visto protagonisti e coinvolti artisti del calibro di Giorgio Vicentini, Chicco Colombo, i monaci tibetani di Albagnano Bee, o giovani entusiasti come Maria Teresa Gonzales Ramirez, Monica Matera e quest'anno lo scultore e scenografo Daniele Di Luca.

Una delle colonne con i messaggi di pace dei bambiniUna delle colonne con i messaggi di pace dei bambini

Che ha invaso letteralmente la disadorna ma bellissima chiesa della tonalità cantante arancione, dei suoi 180 cilindri quasi a richiamare le canne di organi, di musiche sacre, o strumenti d'oriente, accompagnando la mise en scene con altri suggestivi drappi nelle piccole navate.

Di Luca ha incontrato i piccoli studenti nei giorni precedenti la realizzazione del lavoro, li ha coinvolti spiegandone il senso: “Installare una pioggia di tubi nella navata principale rappresenta una rimeditazione sugli eventi tragici e un credo nel bene comune. Non più bombe dall'alto, dunque, ma la vita che scende a pioggia come questi tubi colorati”. Tubi sui quali, migliaia di scritte testimoniano la totale condivisione e partecipazione dei bambini, in cui il seme ha già germogliato.