"Bengasi è debellata. La sua conquista e costata a noi un numero notevole di generose vite di soldati. È costata al nemico molte centinaia di eroici difensori, i corpi dei quali, ammantati nelle candide toghe, coprono ancora oggi lo spazio". Esordisce così l'articolo datato 26 Ottobre 1911. Dalla battaglia, che vide la vittoria dell'esercito coloniale italiano sull'armata turco-araba, sono passati sette giorni. E il quotidiano torinese La Stampa è il primo giornale d'Europa a fornire un resoconto completo dell'offensiva. Merito del corrispondente, Arnaldo Cipolla, che riuscì nell'impresa dopo 38 ore di rocambolesco e ininterrotto viaggio dalla Libia al Piemonte, in tempo per consegnare il suo lungo, dettagliato e trionfale articolo.
Parte da qui la mostra "Dal nostro inviato al fronte", 100 anni di guerre nei reportage dei cronisti de La Stampa, visitabile a Palazzo Mazzetti di Asti. L'esposizione, curata da Domenico Quirico, offre una panoramica di articoli, servizi, voci e interviste che si dipanano lungo un secolo di conflitti, invasioni, assedi, bombardamenti, stragi, vittorie e sconfitte.

Non solo una drammatica discesa negli inferi di una lunga serie di tragedie, in cui, a cambiare, sono date, protagonisti e tecnica, ma che porta sempre allo stesso amaro epilogo, fatto di lacrime, di tombe senza nome, di corpi dilaniati, di macerie fisiche e spirituali, di innocenza violata.

Quello de La Stampa è anche il cammino del giornalismo, dal linguaggio arcaico a quello moderno, dal calamaio ai computer, dalle prime rudimentali macchine da scrivere ai Tablet di ultima generazione. Immutabile, invece, l'arte del raccontare ciò che si scrivere guardando, sentendo, provando direttamente, senza filtri, senza precauzioni.

Così come il primo cronista mangia la polvere del deserto, i suoi successori strisciano nelle trincee fangose dell'Isonzo, vivono la paralisi senza tempo di Leningrado, percorrono i cunicoli scavati dai vietcong, tallonano l'irresistibile avanzata israeliana, immortalano la piazza di Sarajevo falcidiata dai cecchini, contano le vittime schiacciate dalle Torri Gemelle, assistono alla macabra raccolta dei nostri caduti a Nassiriya.

E poi Iraq, Afghanistan, fino alla Siria, con il video che riporta l'intervento dello stesso Quirico e il racconto dei suoi cinque mesi di prigionia.

All'uscita una scritta ci ricorda che le guerre scoppiano in luoghi e per motivi diversi. Ma di quei luoghi e di quelle ragioni, alla fine, non resta che un pallido ricordo. Risucchiato dal buco nero che la violenza scava nel cuore di tutti, a cominciare dai vincitori.


Dal nostro inviato al fronte. 100 anni di guerre nei reportage dei cronisti La Stampa.
Fino al 6 dicembre 2015
Palazzo Mazzetti, Corso Vittorio Alfieri, 357 – Asti
Orari: da martedì a domenica dalle ore 10.30 alle ore 18.30 (ultimo ingresso ore 17,30)
Il biglietto di ingresso al museo di Palazzo Mazzetti consente la visita gratuita alla mostra.