Stefano CrespiStefano Crespi

Stefano Crespi è stato ospite all'interno di FilosofArti 2007, con una conferenza tenuta a Gallarate, presso la Sala Martignoni, dal titolo suggestivo Arte, il tempo dell'esistenza – La parola, il corpo, il linguaggio della malinconia.

Il critico d'arte di Magnago, curatore della collana "Atelier" per l'editore fiorentino Le Lettere, non ha voluto sedere al banco dei relatori, commosso per la presenza di tante ex allieve e per l'unicità di ogni esperienza, compresa la sua imminente conferenza.

La quale è corsa via come una accorata testimonianza del suo specifico modo di affrontare la critica, a partire da una imbarazzante timidezza e dal rifiuto di ogni giudizio categorico, nell'esigenza di anzitutto comprendere i fenomeni che si studiano.

Crespi ha nuotato nella sua acqua prediletta, ovvero le testimonianze letterarie più intime – le lettere e i diari – capaci di svelarci lati nascosti della biografia di grandi autori.

Svelandone il peculiare carattere, sono stati presentati "fisicamente" (libri in mano) i diari del filosofo Romano Guardini, di Carlo Bo, della poetessa Sylvia Plath e, tra gli artisti, di Alessandro Verdi, una delle scoperte di Giovanni Testori. Quest'ultimo è più volte affiorato alle labbra di Crespi, vuoi per la frequentazione personale, vuoi per la fissazione testoriana che l'arte non possa essere avventura solamente intellettuale, staccata dalla vita, dalla sua carnalità.

Crespi ha ricordato che stiamo assistendo alla scomparsa delle parole e delle opere d'arte, a favore dell'ipertrofia dei linguaggi. Attualissima deriva di ogni arte, che il critico magnaghese (ipersensibile) non censura o giudica ma constata con stupore sofferto, impegnato com'è nel salvataggio del vissuto più profondo degli artisti, affidato alle parole.

Stefano CrespiStefano Crespi

Ribadita la disperante alternativa fra vivere o leggere e scrivere, il finale ha toccato lo scacco di Alberto Giacometti – incapace di ritrarre lo sguardo – e l'ironia feroce dei mostri sacri De Chirico e Montale. Esempi, conditi di aneddoti, della dissociazione tra vita creativa e vita "normale". Se la vita vera è la prima, soltanto l'ironia aiuta a sopportare l'altra, tra inettitudine e vanità. Con la Malinconia a insediarsi sovrana nelle anime dei creatori, "vendetta" annunciata.

Ma il racconto della vita, la testimonianza di sè, può ancora trovare posto nell'arte?
Stefano Crespi, per consegna dei suoi grandi amori, tiene alta e accesa la lanterna.