L'anno scorso di questi tempi, a Malpensa Fiere, il comparto fieristico di Busto Arsizio legato all'hub della brughiera, si scaldavano i motori per la prima fiera dedicata all'arte contemporanea sul territorio. Malpensa Arte 2005, si chiamava; sottotitolo Mostra Mercato d'arte moderna e contemporanea.

A distanza di dodici mesi, l'aria è parecchio cambiata. L'appuntamento che doveva essere annuale, è già stato rinviato di un anno, si parla fin da ora di fine 2007, ma quel che più conta, si da già per certo che la sede non sarà più Malpensa Fiere, ma un'altro spazio, sicuramente privato. Un colpo, piccolo, ma un colpo, alla struttura fieristica del varesotto sotto il cono d'ombra lunga del gigante di Rho-Pero.

Ma andiamo con ordine: il ragionamento apparentemente non faceva una grinza. Territorio ricco, grandi ancorché nascosti collezionisti e forse un gran numero di appassionati, non usi probabilmente a frequentare le "classiche" fiere del mercato dell'arte nazionale: Milano, Bologna, Verona, per non dire di Torino. Cosa di meglio che portar loro l'arte praticamente a casa?

Da dire che all'appello lo scorso anno risposero in pochini: 33 gallerie, di cui 2 esponenti del territorio, la Memoli e la Palmieri, entrambe di Busto Arsizio. Un numero ristretto come campionario se si pensa che la sola Verona, certamente non una fiera di prima fila, alla sua prima edizione ne mise insieme lo scorso anno qualcosa come 142.

Oltre agli stand affittato dai galleristi, vi era anche lo spazio per così dire autogestito dai singoli artisti di "casa nostra"; in pratica un gruppo di affiliati al Circolo degli Artisti, coordinati dal critico Fabrizio Buzio Negri, ciascuno dei quali si è pagato i propri metri quadri espositivi. Una soluzione discutibile, quanto meno, non proprio fieristica, ma insomma…

Tuttavia, secondo l'organizzazione di Malpensa Arte 2005, i risultati sono stati soddisfacenti: "I commenti furono tutti positivi – ricorda oggi Giorgio Piccaia, direttore di VareseMese e ideatore della rassegna – le vendite buone, tanto che molti galleristi già quest'estate mi hanno contattato per avere notizie della seconda edizione". I problemi, dunque, erano  e sono i costi. Lo sanno tutti i galleristi e tutti gli espositori: tra trasferte, alloggiamenti, vitti varii, se non vendi vai in perdita e come in tutte le attività se non hai le spalle larghe, sono conti che poi pesano.
Conti hanno strozzato la prima edizione e che avrebbero rischiato di fare esattamente lo stesso con la seconda.

Piccaia, che sa e vuol fare il suo business, non ci ha pensato due volte e non le manda a dire.
Noi ci limitiamo a constatare che scorrendo i calendari delle attività di Malpensa Fiere degli ultimi tre anni, dai venti appuntamenti del 2004 e del 2005 l'attività del polo fieristico è scesa ai sedici del 2006.

Ma non possiamo esimerci dal rilevare che come tutte le fiere anche quelle dedicate ad un settore delicato come l'arte, bene superfluo come pochi altri, ma in grado di far muovere la lira come pochi altri, è un terreno difficile, da coltivare con pazienza, senza sba(ra)gliare.

A partire dalla comunicazione, dalle scelte strategiche, dalle professionalità, dai soldi investiti che poi forse col tempo ritornano. E al di là delle scelte lungimiranti o miopi delle amministrazioni o degli enti camerali.