Artevarese intervista Carla SanguinetiArtevarese intervista Carla Sanguineti

"È indubbiamente il senso del male, la piena coscienza del limite umano ad accomunare l'opera di Caravaggio e quella di Pier Paolo Pasolini". Carla Sanguineti, ospite di Villa Panza, commenta, immagine fotografica dopo immagine fotografica, versi poetici dopo versi poetici, tele del '600 e pellicole cinematografiche. Così, ci vengono restituiti il contenuto e le effigi dell'opera del regista e del pittore, come riflessi che si ricompongono, riaffiorando solo dopo lungo tempo.

Un ritratto violento e carnale, un'immagine fotografica pensosa e assorta; l'estasi, la bestemmia, l'omicidio e una catena di parole che riporta un modo di sentire e di concepire la vita. La vocazione a rappresesentare tutto attraverso la luce come nella Chiamata di San Matteo, il dipinto tanto amato da Martin Scorsese.

I paralleli tra la vita drammatica di Michelangelo Merisi da Caravaggio e quella di Pier Paolo Pasolini sono molti ma non si esauriscono in soli fattori ed episodi biografici.
Raggiungono, come ha spiegato la Sanguineti, l'essenza della loro arte e le fonti di ispirazione.

Come nel film "Teorema" la realtà viene sconvolta dalla presenza divina, così nell'Incredulità di Tommaso, l'apparizione del Corpo si fa sorprendente e quasi tangibile sulla tela.
È un corpo a corpo continuo e pieno di scandalo quello che si sviluppa, pur nelle diversità, tra le pellicole di Pasolini e le tele del maestro del '600 che, in più di un dipinto, si identifica con i carnefici del Cristo.
Molti, infine, sono i versi in friulano nei quali il regista riprende la descrizione delle opere del Caravaggio.

L'arte sopravvive al limite umano e Pasolini, da ateo, ha passato tutta la vita a cercare il senso nelle cose del mondo, ricalcando l'invocazione di Chirone a Giasone: "Nella natura e nell'esistenza tutto è sacro".