Villa Necchi CampiglioVilla Necchi Campiglio

É bello andare a villa Necchi Campiglio, appena discosta dal traffico incessante di corso Venezia, anche quando si fa buio e il giardino con la piscina foderata d'azzurro assume parvenze quasi magrittiane. Tanto più é bello se si va per ricordare una persona speciale come é stata Claudia Gian Ferrari, la gallerista e storica dell'arte scomparsa un anno fa. Era giusto e doveroso parlare di Lei proprio a villa Necchi, uno dei gioielli più preziosi del Fondo Ambiente Italiano, perchè ad essa aveva destinato la sua collezione di opere del Novecento italiano: un lascito straordinario, di qualità altissima, che ha reso questa villa, progettata con sottile eleganza da Piero Portaluppi, un punto di riferimento obbligato per chi viene a Milano.

Tante, proprio tante persone si sono ritrovate in questa occasione non solo per conoscere ed ammirare un ulteriore legato di Claudia Gian Ferrari al FAI, vale a dire Il dormiente, un lavoro di Arturo Martini, monumentale come una statua di tradizione etrusca, ora sistemato di fronte all'ingresso della villa, ma anche perchè é davvero difficile dire addio ad una persona così ricca di inesausta vitalità, di forza di carattere e di vivacità di interessi.

Perfette padrone di casa sono state per l'occasione Ilaria Borletti Buitoni, amica della Gian Ferrari che l'aveva

L'opera di Arturo Martini donata a Villa NecchiL'opera di Arturo Martini donata a
Villa Necchi Campiglio

indirizzata al collezionismo di opere novecentesche, e Giulia Maria Crespi alla quale é toccato, alla conclusione del suo dire, il lungo e convinto applauso del pubblico per il suo incessante insistere sull'importanza del patrimonio culturale dell'Italia troppo spesso insidiato, e anche per come sia riuscita ad assicurare al FAI, quando ancora lo presiedeva, sia la villa delle sorelle Necchi, sia le opere d'arte che con essa si integrano alla perfezione, quasi fossero state create apposta per quei luminosi ambienti. Della collezione la signora Crespi seppe cogliere tutta l'importanza e i fondati riferimenti culturali e tanto insisté con la studiosa al punto che ottenne di avere le opere già in occasione della riapertura al pubblico della villa, dopo gli annosi lavori di restauro.

Da Marco Magnifico é venuto poi l'emozionato ricordo di quando si aprirono le casse con i quadri e le sculture, subito sistemate con occhio infallibile dalla "generalessa", fino allo svelamento della terracotta policroma raffigurante L'amante morta di Arturo Martini, allorché tutti i presenti furono coinvolti in un attimo di commosso smarrimento vuoi per la bellezza, struggente e insieme potente, dell'opera, vuoi per il gesto generoso che trovava a quel punto definitivo compimento.

Per tratteggiare la forte personalità di Claudia ed illustrare i suoi campi di ricerca son convenuti nel salone di Villa Necchi alcuni studiosi che avevano accompagnato il suo iter e condiviso le sue scelte. Con chiarezza ha individuato queste ultime Flavio Fergonzi, dell'Università di Udine, da una parte evidenziando il ruolo, perspicace,

Claudia Gian Ferrari inaugura a Busto Arsizio con le nipoti diClaudia Gian Ferrari inaugura a Busto Arsizio con le
nipoti di Arturo Tosi la mostra dell'artista
(23 sett. 2006)

di gallerista, sulla traccia segnata dal padre Ettore, e dall'altra rivendicando l'autorevolezza di studiosa, forgiata alla scuola di Anna Maria Brizio all'Università Statale di Milano. Proprio da questa formazione rigorosa derivava l'importanza che Claudia Gian Ferrari assegnava ai cataloghi generali delle opere degli artisti, da Gino Rossi a Fausto Pirandello, giustamente considerati strumenti formidabili di lavoro critico, molto, ma molto più proficui di tanti testi, spesso inutilmente agiografici, che fan da presentazione a volumi lucidi solo di carta patinata.

Del controllo attento da parte della studiosa di ogni opera, della sua storia, dei confronti ostinati con altri lavori, del delineare con tenacia il percorso, anche se non sempre lineare ed eccelso, di un artista può testimoniare anche chi scrive qui. Interpellato dal Comune di Busto Arsizio nel 2006 per celebrare con una mostra il pittore Arturo Tosi a cinquant'anni dalla scomparsa, chiesi con un certo ardimento alla dottoressa Gian Ferrari di darmi una mano. Misi subito in chiaro certi aspetti che erano di coerenza al suo agire, fu con me davvero prodiga di aiuti e di consigli, accettando fin di scrivere, nonostante fosse oberata da mille impegni e la sua salute era quella che sappiamo, una bella pagina introduttiva al catalogo dove venivano tratteggiati con pudica sensibilità gli stretti legami di amicizia tra Tosi ed i suoi genitori di cui l'artista bustese era stato testimone alle nozze.