La copertina del libroLa copertina del libro

Un artista verso il quale la storiografia e l'informazione sono state avarissime. In una serata di "mezza estate" ci viene donato il volume pubblicato nel '99 dalla Corte dei Sofistici di Arcumeggia sullo scultore Giuseppe Cerini. Si racconta, nel libro e ancora oggi per le vie del borgo dipinto, che "le venerande corna di un caprone – poi divenute quelle del famoso bocc – sarebbero state le sue prime ispiratrici nel campo della scultura".

Non storca il naso il lettore cinico, che tanto siamo proprio in quel torno di decenni in cui ad Arcumeggia la vita era regolata dal nascere e dal calare del sole, i polli si tenevano nell'aia del cortile, gli artisti erano gran lavoratori dediti alla punta e alla mazzetta, le maestranze maggiormente qualificate erano emigranti. 

Giuseppe Vittorio Cerini, nacque ad Arcumeggia (che allora contava grosso modo trecento abitanti, oggi poco meno di settanta) il 27 giugno 1862. A undici anni, incomincia la sua vita di lavoro, recandosi da un certo Rocco a Vergobbio.
Ma l'occasione, si sa, va presa al volo e così pure l'opportunità di studiare a Milano, dove il nostro frequenterà l'Accademia di Brera, perfezionandosi nel disegno. Qualche anno dopo, è la volta di Ginevra e dunque di Torino. 

Nel capoluogo piemontese, Cerini trova il "quasi compaesano" Odoardo Tabacchi, lì chiamato a sostituire Vincenzo Vela, ritiratosi nella sua Ligornetto. Del Tabacchi (nativo di Ganna, ma di famiglia originaria della Valcuvia), il nostro sarebbe diventato collaboratore. Dalla scuola del maestro di Ganna uscirà la triade Davide

La tomba della famiglia CeriniLa tomba della famiglia Cerini

Calandra, Laonardo Bistolfi e Pietro Canonica.

Cerini a Torino si fa grande: comincia a presentare lavori alle esposizioni che la Società Promotrice di Belle Arti in Torino in quegli anni va allestendo, ottiene importanti commissioni e diventa sodale di altri scultori quali Biscarra, Bonino, Bottinelli, Reduzzi, Sassi, Giacomo Buzzi Reschini (ma questa è un'altra storia).
Sue opere si trovano ad Arcumeggia, Bra, Besozzo, Caravate, Casalzuigno, Cittiglio, Cuvio, Duno, Gemonio, Svizzera…
Sue opere vanno anche a Buenos Aires, dove si reca con il fratello Giacomo. 
Nel 1904 sarà nominato, per la sua attività artistica, cavaliere della Corona d'Italia dal Re Vittorio Emanuele III.
Morirà nel '35 nella città di Torino, mantenendo fino alla fine stretti legami con la terra natia.
Ancora oggi, una piccola gipsoteca ad Arcumeggia conserva i gessi puliti e "rinfrancati", qualche anno fa, sotto la supervisione del prof. Marco Zanzottera e degli allievi del Liceo Frattini di Varese.  

Forse che sia reale quella innata sensibilità artistica dei Valcuviani di cui si favoleggia?

Fonti e citazioni tratte da Giuseppe Cerini di Arcumeggia (1862-1935) Uno scultore tra Torino, il Piemonte ed il Varesotto,
di Gianni Pozzi, Virgilio Arrigoni …e gli altri sofistici, La Corte dei Sofistici di Arcumeggia, 1999