Architettura Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/architettura/ L'arte della provincia di Varese. Mon, 13 Nov 2023 08:52:05 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.4 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Architettura Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/architettura/ 32 32 Carlo Mollino. Paesaggi inclinati https://www.artevarese.com/carlo-mollino-paesaggi-inclinati/ https://www.artevarese.com/carlo-mollino-paesaggi-inclinati/#respond Fri, 10 Nov 2023 10:42:46 +0000 https://www.artevarese.com/?p=72421 Bard – Nel cinquantesimo anniversario della scomparsa, il Forte di Bard dedica una mostra a Carlo Mollino (Torino, 1905-1973), architetto e designer tra le personalità più versatili dell’architettura moderna. Mollino è uno degli architetti italiani più conosciuti all’estero, cui si devono i molteplici rivoli di un’attività multidisciplinare che parte dall’architettura e dal design per giungere […]

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Bard – Nel cinquantesimo anniversario della scomparsa, il Forte di Bard dedica una mostra a Carlo Mollino (Torino, 1905-1973), architetto e designer tra le personalità più versatili dell’architettura moderna.

Mollino è uno degli architetti italiani più conosciuti all’estero, cui si devono i molteplici rivoli di un’attività multidisciplinare che parte dall’architettura e dal design per giungere alla fotografia, alla letteratura, alla scenografia fino a incrociare originali attività sportive che mettono al centro il dinamismo e la ricerca della velocità, quali lo sci, l’acrobazia aeronautica e le corse automobilistiche con futuristici prototipi da gara.

Uomo delle Alpi, sciatore e costruttore di funivie e di residenze per la villeggiatura, per Mollino le Alpi sono soprattutto la Valle d’Aosta, regione che frequenta già a partire dagli anni Venti, dove all’inizio studierà gli edifici tradizionali e dove successivamente costruirà la Casa del Sole e la funivia del Furggen di Breuil-Cervinia, la Casa Capriata di Gressoney-Saint-Jean (poi ricostruita), il Rascard Garelli di Ayas, la Casa Olivero di La Thuile e la Casa Collettiva di Aosta. Fu poi autore di importanti grandi opere pubbliche come il Teatro Regio e il Palazzo degli Affari entrambi a Torino.

Lo sguardo della mostra si compone di una ricognizione delle opere costruite dall’architetto, inquadrate nelle fotografie realizzate dal fotografo e regista Armin Linke dal 2006 al 2023. Linke lungo tutta la sua carriera ha esplorato, con le sue immagini, le relazioni tra l’uomo e le graduali trasformazioni che l’avanzare della tecnologia porta negli ambienti che questo popola. La ricognizione non intende però basarsi sulla semplice esposizione di fotografie, quanto attuare una riflessione sull’attualità della poetica molliniana in fatto di architettura: dalla funzione sociale del “costruir bene”, soprattutto sui monti, alla stessa idea non statica della tradizione che in Mollino diviene fiume rigoglioso e generatore di nuova vita.

La mostra parte dall’idea che la fotografia è indagine e quindi le architetture di Mollino costituiscono un’importante raccolta di dati e annotazioni in grado di leggere un territorio. Linke riflette sulla profonda idea della fotografia come momento per leggere la trasformazione della realtà. Sotto questo punto di vista, gli atteggiamenti di lettura dell’esistente dell’architetto e del fotografo coincidono.

Alle immagini, presentate attraverso uno skyline alpino con le opere realizzate da Mollino in Valle d’Aosta e in altri luoghi, si affianca una sezione documentale leggibile in modo dinamico che trasforma il visitatore in scopritore di documenti originali. Ogni opera esposta è raccontata con la coerenza di uno sguardo fotografico che non privilegia un edificio rispetto ad un altro. Un racconto in grado di restituire al visitatore la linearità del percorso artistico di Mollino.

Carlo Mollino. Paesaggi inclinati. Fotografie di Armin Linke, curata da Luciano Bolzoni, sarà visitabile nelle sale dell’Opera Mortai dal 17 novembre al 18 febbraio 2024. Orari: martedì- venerdì 10-18; sabato, domenica e festivi 10-19.

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La Belle Époque di San Pellegrino Terme tra Casinò e Grand Hôtel https://www.artevarese.com/la-belle-epoque-di-san-pellegrino-terme-tra-casino-e-grand-hotel/ https://www.artevarese.com/la-belle-epoque-di-san-pellegrino-terme-tra-casino-e-grand-hotel/#respond Sat, 22 Jul 2023 08:00:54 +0000 https://www.artevarese.com/?p=71079 La stagione a San Pellegrino Terme non durava molto, dal 20 maggio al 15 settembre, solo il tempo in cui restava aperto il Grand Hôtel, un albergo grandioso e sfarzoso, disteso lungo la riva del Brembo e fronteggiato, in una stupenda cornice di verde opulento, dal Casinò. Entro questo breve tempo e questi altrettanto brevi […]

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La stagione a San Pellegrino Terme non durava molto, dal 20 maggio al 15 settembre, solo il tempo in cui restava aperto il Grand Hôtel, un albergo grandioso e sfarzoso, disteso lungo la riva del Brembo e fronteggiato, in una stupenda cornice di verde opulento, dal Casinò.

Entro questo breve tempo e questi altrettanto brevi spazi, negli anni d’inizio Novecento che si è soliti chiamar belli (solo per pochi però), a San Pellegrino ci si coricava tardi la sera tra feste e balli mentre di giorno era tutto un passeggiare ozioso e riguardoso all’ombra fresca degli ippocastani lungo il fiume o un piacevole incontrarsi allo stabilimento delle tre sorgenti termali, raccomandate fin dall’autorevole guida rossa del Baedecker “contre la goutte et les maladies du foie et de l’estomac”.

Certo le acque salutari, ma nessuno vieta di credere che queste fossero un po’ il pretesto per andare una settimana, o anche di più, a far vita mondana, a vedere e soprattutto farsi vedere. Le signore erano impazienti di sfoggiare le “toilettes” su modello di Parigi, di far compere di cose inutili nei negozi sulla via delle Terme e magari anche..(ah, se i muri delle camere potessero parlare!); i signori invece toglievano subito dalla valigia lo smoking e correvano a sedersi ai tavoli del baccarat e della roulette e, se proprio bisognava far la cura per rimediare alle traboccanti scorpacciate, era stata per loro dirottata all’ingresso una fonte: un sorso e poi su di nuovo a sedersi ai tavoli verdi. (Nella foto: Una veranda del Grand Hôtel)

La Società proprietaria dei due edifici con l’intento di fare di San Pellegrino una stazione termale che potesse allinearsi ad Aix-les-bains, Baden Baden, Marienbad, Spa, Ostenda, non badò a spendere e per la loro realizzazione si affidò a un architetto non di grandissima inventiva ma bravo ad assecondare le esigenze degli amministratori: Romolo Squadrelli. Al Grand Hôtel e al Casinò  egli seppe dare, con la collaborazione preziosa per la parte tecnica dell’ingegnere Luigi Mazzocchi, un aspetto davvero spettacoloso allacciandosi da un lato alle forme del Liberty che stavano diffondendosi e dall’altro, soprattutto al momento di progettare il Casinò, alle ridondanze fastose esibite da Charles Garnier nell’Opéra di Parigi e nel Casinò di Montecarlo. (Nella foto: Particolare della facciata del Casinò)

Altro merito dell’architetto fu di coinvolgere nell’impresa mastodontica decoratori, plasticatori, ebanisti e fabbri ferrai di gusto aggiornato e di grande inventiva: Alessandro Mazzucotelli per i vibranti e sorprendenti ferri battuti, Eugenio Quarti con mobili modernissimi eppure raffinatissimi, lo scultore Vedani, prediletto dalla borghesia milanese per le sue tombe al Monumentale e il maestro dei cementi Giulio Croci autore delle menadi e delle baccanti sulla facciata del Casinò messe lì a incorniciare la sigla “CK”  a quel tempo esclusiva di “Casinò Kursaal”.

La stagione di tanto splendore non durò a lungo: dal 1904, anno della inaugurazione del Grand Hôtel, fino al 28 luglio 1917 quando una legge del ministro Orlando impose la chiusura delle case da gioco; da allora le acque salutari non furono più indispensabili per i doviziosi “habitués”, gli alberghi incominciarono a svuotarsi e anche il Grand Hôtel alla fine spense i suoi magnifici lampadari.

E oggi? Convinti tutti che la “Belle Époque” sia irripetibile, tuttavia, a ridar vitalità a San Pellegrino, che ha dalla sua anche una verdeggiante valle in taluni luoghi ancora amena, ha aperto da qualche anno uno sciccoso centro benessere dove ad accogliere gli ospiti sono, esemplarmente restaurati, proprio la grande e lussuosa hall e lo spettacolare scalone così tanto Opéra di quello che in origine era il Casinò.

Il Grand Hôtel invece per ora langue, ma fortunatamente non è caduto nella rovina e non è detto che anche per lui possa avvenire una rinascita. Pazienza se poi le sue camere non daranno più ospitalità a contesse e baronesse preziosamente ingioiellate e a cavalieri galanti ed eleganti. “Al Grand Hôtel sempre lo stesso: gente che viene, gente che va, tutto senza scopo” asserivano in un famoso film con Greta Garbo degli anni Trenta e nei Cinquanta la Wanda Osiris, lievemente malandrina, chiosava: “siamo tutti al Grand Hôtel/non v’è nulla di più bel…”.

Giuseppe Pacciarotti

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“Human Space” – Immaginando l’Abitare” https://www.artevarese.com/human-space-immaginando-labitare/ https://www.artevarese.com/human-space-immaginando-labitare/#respond Sat, 11 Mar 2023 09:00:12 +0000 https://www.artevarese.com/?p=69414 Gavirate (VA) – Un fine settimana ricco di incontri quello del 25 e 26 marzo quando, al chiostro di Voltorre, si svolgerà la rassegna “Human Space” – Immaginando l’Abitare”. Nel corso della due giorni si alterneranno, organizzate dall’ Associazione Sinòpia in collaborazione con il Comune, l’Ordine degli Architetti di Varese e Varese Design Week, una […]

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Gavirate (VA) – Un fine settimana ricco di incontri quello del 25 e 26 marzo quando, al chiostro di Voltorre, si svolgerà la rassegna “Human Space” – Immaginando l’Abitare”.

Nel corso della due giorni si alterneranno, organizzate dall’ Associazione Sinòpia in collaborazione con il Comune, l’Ordine degli Architetti di Varese e Varese Design Week, una serie di conferenze, mostre e attività incentrate sulla psicologia dell’abitare.

Come da programma, si comincerà sabato alle 14.30, nella Sala Capitolare con Donatella Caprioglio, psicologa e psicoterapeuta, che presenterà “Mura Sensibili”. Riccardo Blumer, architetto, designer e formatore, illustrerà invece la recente collaborazione con i ragazzi del Liceo Artistico Frattini. Interverranno, moderati dalla giornalista Anna Botter: Nicoletta Romano (per Varese Design Week), e Gigi Bellaria dell’Associazione Rughe su “Abitare e Anziano”.(L’evento è accreditato dall’Ordine degli architetti della Provincia di Varese). Al termine della conferenza si svolgerà la Premiazione del Foto Contest “Habit-areA” rivolto ai giovani, dai 14 ai 18 anni, realizzato in collaborazione con l’I.P.S.S.C.T.S Einaudi.

Domenica 26 Marzo, alle 10.30, visita fotografica guidata al Chiostro di Voltorre per i soci di Sinòpia. Nel pomeriggio, alle 14 in Sala Ephimera, si aprirà la mostra di Marco Somà, illustratore Premio Andersen 2019, con l’esposizione delle tavole originali del libro “Il venditore di felicità”. La mostra continuerà fino al 30 aprile il sabato e la domenica.
Alle 15 prenderà il via il Laboratorio di illustrazione per bambini, tenuto da Marco Somà (posti limitati su prenotazione) e a seguire, spettacolo di lettura animata a cura dell’Associazione Progetto Zattera Teatro.
Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito

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Passato e futuro dei musei. https://www.artevarese.com/passato-e-futuro-dei-musei/ https://www.artevarese.com/passato-e-futuro-dei-musei/#respond Sat, 05 Nov 2022 08:22:38 +0000 https://www.artevarese.com/?p=67923 Gallarate – Prosegue, con il quarto appuntamento la rassegna Dialoghi di Design, organizzata dall’Ordine degli Architetti di Varese in collaborazione con la Fondazione Pio Manzù al Museo Maga. L’incontro, in programma giovedì 11 novembre alle 17.30 in sala Missoni, prevede l’intervento di Gloria Barcellini ed Elisa Storace, rispettivamente co-curatore del Museo Alessi di Crusinallo e […]

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Gallarate – Prosegue, con il quarto appuntamento la rassegna Dialoghi di Design, organizzata dall’Ordine degli Architetti di Varese in collaborazione con la Fondazione Pio Manzù al Museo Maga.

L’incontro, in programma giovedì 11 novembre alle 17.30 in sala Missoni, prevede l’intervento di Gloria Barcellini ed Elisa Storace, rispettivamente co-curatore del Museo Alessi di Crusinallo e curatrice del Museo Kartell di Binasco, moderate da moderate da Giorgio Caporaso.

Il punto di partenza da cui le relatrici inizieranno le proprie riflessioni riguarderà il passato e il futuro dei musei, tra conservazione e valorizzazione di grandi patrimoni culturali legati al design.

Concluderà la serata Eugenio Guglielmi, storico di architettura, arte e design. Per partecipare all’incontro (gratuito) è necessario confermare la propria presenza scrivendo al seguente indirizzo email: formazione@ordinearchitettivarese.it

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I venerdì d’agosto al Sacro Monte di Varese https://www.artevarese.com/i-venerdi-dagosto-al-sacro-monte-di-varese/ https://www.artevarese.com/i-venerdi-dagosto-al-sacro-monte-di-varese/#respond Tue, 02 Aug 2022 12:00:17 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66850 Varese – Un viaggio nella collezione di Lodovico Pogliaghi con aperitivo liberty è quanto organizzato da Archeologistics tutti i venerdì di agosto al Sacro Monte dove saranno aperti al pubblico due dei suoi “gioielli”: la Casa Museo Pogliaghi, edificio in stile eclettico voluto dall’artista e dove ha raccolto la sua sterminata collezione, e lo storico […]

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Varese – Un viaggio nella collezione di Lodovico Pogliaghi con aperitivo liberty è quanto organizzato da Archeologistics tutti i venerdì di agosto al Sacro Monte dove saranno aperti al pubblico due dei suoi “gioielli”: la Casa Museo Pogliaghi, edificio in stile eclettico voluto dall’artista e dove ha raccolto la sua sterminata collezione, e lo storico hotel Al Borducan, edificio liberty del 1924. Il 5, 12, 19 e 26 agosto, sono le date da segnare in agenda: quattro serate a 900 metri di altezza per godersi “fresco” e tanta bellezza!

“Il viaggio” inizia alle 18 (il ritrovo è ai piedi della fontana del Mosè) con l’aperitivo sulla terrazza dello storico edificio Al Borducan che si affaccia verso il lago di Varese. La palazzina liberty, che ospita l’hotel, fu voluta dalla famiglia Bregonzio per continuare a produrre l’Elixir Al Borducan inventato proprio dal nonno Davide nel 1872. L’edificio rispecchia le caratteristiche del liberty varesino e le conserva oggi nella sua sala rotonda, nei ferri della balconata, nell’uso delle fasce decorative. A poca distanza dall’hotel si trovano inoltre gli altri gioielli liberty del Sacro Monte di Varese quali la stazione della funicolare e la scalea del Sommaruga di recente restauro. Al tavolo si potrà degustare il rinomato Elixir Al Borducan e ascoltare la storia avvincente e avventurosa del suo inventore Davide Bregonzio.

Con una breve passeggiata per le vie del borgo si arriva alla Casa Museo Pogliaghi per la visita guidata. La Casa è uno scrigno inatteso di arte da ogni parte del mondo e residenza – secondo la definizione della prestigiosa Casa editrice Phaidon – di “uno degli uomini più creativi al mondo”. Voluta dallo stesso Pogliaghi alla fine del XIX secolo come un vero e proprio laboratorio-museo, la villa riflette infatti il gusto eclettico e la curiosità del proprietario verso tutte le forme d’arte. Donata alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano nel 1937, nel suo allestimento museale ospita insieme al modello originale in gesso della porta centrale del Duomo di Milano realizzato da Pogliaghi, più di 1.500 opere tra dipinti, sculture e arti applicate e circa 580 oggetti archeologici. È inoltre impreziosita da un giardino all’italiana seminato di antichità in declivio verso il lago di Varese.

La visita guidata termina intorno alle 20.30. Il costo è di 22 euro a persona, comprensivo di aperitivo all’hotel Al Borducan, ingresso e visita guidata alla Casa Museo Pogliaghi. Per informazioni e iscrizioni: bit.ly/venerdidelpogliahi

Archeologistics – Fondata nel 2004, è un’impresa sociale varesina impegnata nella divulgazione e conoscenza dei beni culturali. Progetta e realizza servizi di gestione museale, educazione al patrimonio, visite guidate e turismo culturale. In Lombardia opera in tutti i quattro siti Unesco Patrimonio dell’Umanità della provincia di Varese e collabora con le principali istituzioni del territorio e con il Ministero per i Beni Culturali. Fornisce consulenza per musei, monumenti e aree archeologiche, luoghi d’interesse storico-artistico e progetta percorsi per scuole e pubblico specialistico. www.archeologistics.it

 

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Carlo Nigra. Uno sguardo al contemporaneo https://www.artevarese.com/carlo-nigra-uno-sguardo-al-contemporaneo/ https://www.artevarese.com/carlo-nigra-uno-sguardo-al-contemporaneo/#respond Mon, 20 Jun 2022 08:00:37 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66192 Miasino – “Carlo Nigra. Uno sguardo contemporaneo” è la nuova mostra proposta nelle sale della storica Villa Nigra, sul lago d’Orta. L’esposizione che si aprirà da sabato (25 giugno, alle ore 18 ) intende rappresentare il primo importante passo per fare luce su una figura centrale dell’architettura italiana.  Nigra, (1856-1942) uomo del suo tempo ma […]

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Miasino – “Carlo Nigra. Uno sguardo contemporaneo” è la nuova mostra proposta nelle sale della storica Villa Nigra, sul lago d’Orta. L’esposizione che si aprirà da sabato (25 giugno, alle ore 18 ) intende rappresentare il primo importante passo per fare luce su una figura centrale dell’architettura italiana.  Nigra, (1856-1942) uomo del suo tempo ma anche, e soprattutto, proiettato al futuro è noto per avere partecipato alla costruzione del Borgo medievale di Torino e per i suoi importanti studi sull’architettura subalpina del medesimo periodo. Nel primo Novecento ha modellato lo scenario della Riviera d’Orta e ne ha suggerito punti di vista estremamente moderni.

Ha lasciato moltissimi disegni e schizzi, acquerelli e fotografie (i suoi scatti pionieristici gli sono valsi importanti premi internazionali), ha scritto guide e percorsi turistici. È stato automobilista (la sua prima macchina era una Welleyes di Antonio Ceirano del 1896, costruita in soli sei esemplari), organista, pianista, alpinista e motonauta.

Il percorso della mostra, che si snoda attraverso fotografie, disegni e progetti autografi presenta anche lavori di Sara Manzan, Erjon Nazeraj, Fabio Roncato, Paola Tassetti e Gosia Turzeniecka. Si tratta di opere site specific che vanno a popolare le stanze affrescate del piano nobile della cinque-seicentesca villa (già della famiglia Martelli e che Carlo Nigra trasformò nella sua base di esplorazione e lavoro). .

L’architetto ha lavorato tutta la vita sul tema del paesaggio, che vedeva come sintesi tra intervento dell’uomo e ambiente naturale; gli artisti si sono ispirati ai diversi approcci di Nigra per intervenire sul territorio, in un’idea di ricerca che continua, da lui a noi.

Asilo Bianco ha portato avanti in questi mesi un importante lavoro sulla figura di Nigra anche grazie al recupero di pubblicazioni e libri autentici. Chi fosse interessato a contribuire può mettersi in contatto con l’associazione (asilobianco.it). Molto si deve alla collaborazione con la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Fondazione Torino Musei, il cui importante archivio fotografico conserva il fondo de Andrade dove si trova parte della vastissima documentazione fotografica e disegni originali di Nigra.

La mostra, organizzata su progetto di Asilo Bianco e a cura di Ilaria Macchi, proseguirà sino al 24 luglio. Sabato (9 luglio dalle ore 10) nell’orangerie di Villa Nigra, ci sarà una tavola rotonda e una giornata di studi dedicati all’artista. Per l’occasione sarà presentato anche il catalogo dell’esposizione. Orari al pubblico: da giovedì a domenica 14.30-18.30.
Carlo Nigra. Uno sguardo contemporaneo Lago rientra nell’ambito di d’Orta Moving Connections  e del percorso Interreg Italia-Svizzera “Di-Se – DiSegnare il territorio”.

 

 

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… Quando si veniva a villeggiare in vista dell’Olona https://www.artevarese.com/quando-si-veniva-a-villeggiare-in-vista-dellolona/ https://www.artevarese.com/quando-si-veniva-a-villeggiare-in-vista-dellolona/#respond Sun, 05 Jun 2022 07:00:25 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65940 Testimonianze villerecce anche risalendo l’Olona che, secondo la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto”, “al basso serve ad irrigare praterie, e a dar moto a opifici”, ma nei paesi cresciuti in alto offriva – allora almeno – begli affacci  su pendii e colline: un paesaggio quasi inatteso per chi veniva dalla caotica e già affollata capitale. […]

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La valle dell’Olona vista da villa Restelli

Testimonianze villerecce anche risalendo l’Olona che, secondo la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto”, “al basso serve ad irrigare praterie, e a dar moto a opifici”, ma nei paesi cresciuti in alto offriva – allora almeno – begli affacci  su pendii e colline: un paesaggio quasi inatteso per chi veniva dalla caotica e già affollata capitale. Dalla stazione postale della Cascina delle Corde, una strada portava ad Olgiate dove il cav. Luigi Bossi, compilatore nel 1818 di una guida con la “Descrizione de’ luoghi più osservabili ai quali da Milano recansi i forestieri” vide “un bel palazzo con buone pitture e bellissimi giardini”. Inutile oggi cercare di vederlo così perché proprio da quell’anno la dimora dei marchesi Molo, passata in seguito ai Crivelli, marchesi pure loro, fu sottoposta a radicali interventi che la fecero diventare ben più ampia e appariscente. A volerla così fu la duchessa Gabrielle Isaure de Saulx Tavannes, per sé e per i tre figli avuti dal marito, il conte Alessandro Greppi che morendo ancor giovane l’aveva lasciata erede di un patrimonio più che sostanzioso.

Olgiate Olona, villa Greppi, Gonzaga di Vescovato

Non si sa quale architetto (aleggia il nome di Luigi Canonica) abbia interpellato la duchessa di natali borgognoni; certo uno neoclassico, ma non più del momento della massima espressività di questo stile, bensì di quello delle tarde rielaborazioni, se si guarda l’edificio olgiatese , vistoso e ambizioso, ma dal vigore smorzato. E che i gusti anche in architettura stessero mutando lo provano nell’operoso cantiere la squadrata torre belvedere di gusto neocastellano, taluni ambienti e lo scomparso “magnifico mausoleo di architettura gotica” a cui fa cenno la “Grande Illustrazione”, destinato ad accogliere le spoglie del conte Greppi. Imponente e monumentale soprattutto nella facciata nobile questa dimora ebbe appropriata qualificazione anche negli interni con sale affrescate e decorate e un importante scalone d’onore. Ugualmente avvenne per il parco provvisto di rustici, serre e scuderie e in stretta relazione con le valenze paesaggistiche dell’ambiente purtroppo mutate pesantemente con l’apertura degli opifici tessili in riva all’Olona.

Pitture di Antonio Rubino nella sala Alba

Questo grandioso complesso passò col matrimonio di una figlia della duchessa e del conte Greppi ai principi Gonzaga di Vescovato e, prima di passare fra le proprietà del Comune di Olgiate Olona, venne adibito a preventorio infantile. Proprio quando la villa era adibita a questa funzione, circa il 1939, sulle pareti di una sala denominata “Alba”  il pittore-illustratore Antonio Rubino creò con inesauribile fantasia un mondo luminoso e rasserenante, abitato da personaggi straordinari capaci di incantare i piccoli ospiti.
Sempre ad Olgiate altra villa e questa volta non di conti e duchesse bensì del “borghese” avvocato Francesco Restelli che la volle per passarvi con la famiglia i mesi dell’estate. Una figura quella del Restelli importante e significativa nelle vicende di Milano dell’Ottocento al punto che la città gli ha dedicato una via. Patriota valoroso nelle Cinque Giornate fu costretto a riparare in Svizzera; quando potè ritornare continuò la sua azione politica, diventando anche vicepresidente della Camera e poi, fino alla scomparsa, senatore del Regno.

Olgiate Olona, villa Restelli

Il disegno per la casa di Olgiate lo fece approntare da Giacomo Moraglia, dignitoso architetto indaffarato a progettare chiese ed edifici pubblici e residenziali alla metà dell’Ottocento. Per Olgiate pensò ad una dimora dalle linee essenziali, allungata sulla vista della valle allora di verde intatto apprezzabile in particolare dallo spiazzo antistante provvisto di una serra di vetro e metallo e ornato da aiuole fiorite da cui si dipartivano sentieri che lungo il pendio portavano verso l’Olona.
Dopo anni di trascuratezza il complesso, ancora di proprietà degli eredi Restelli, ha avuto attente e laboriose cure che l’hanno riportato ad essere una fascinosa dimora dove, visitandola, si può intendere il vivere in villa della aperta e concreta borghesia milanese dell’Ottocento.

 

Giuseppe Pacciarotti

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Sulle rive dell’Olona, a Castegnate e Castellanza Ville di famiglie di gran nobiltà https://www.artevarese.com/andar-per-ville-parte-iv/ https://www.artevarese.com/andar-per-ville-parte-iv/#respond Sun, 29 May 2022 07:00:04 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65846 A leggere la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” nel 1857 “Castellanza e Castegnate forma(va)no quasi un solo villaggio, con colli a levante e a ponente popolati di bellissime ville”. Vero, perché già “ab antiquo” i Borromeo avevano una casa (non molti anni fa sistemata a museo didattico) a Castegnate, poco discosta dall’Olona e dalla strada […]

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A leggere la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” nel 1857 “Castellanza e Castegnate forma(va)no quasi un solo villaggio, con colli a levante e a ponente popolati di bellissime ville”. Vero, perché già “ab antiquo” i Borromeo avevano una casa (non molti anni fa sistemata a museo didattico) a Castegnate, poco discosta dall’Olona e dalla strada che da Milano portava al lago Maggiore dove avevano i possedimenti.

Di questo borgo furono feudatari dalla fine del Seicento i marchesi Daverio che abitarono in una casa non sontuosa né appariscente, solo caratterizzata nella facciata sulla corte da un porticato a tre archi ribassati sostenuto da colonne di granito che nella sua piacevole semplicità venne ripreso più avanti in un altro fianco dell’edificio ingentilito anche da un loggiato. Doveva essere bello proprio tanti anni fa arrivare in carrozza dalla gran città per far visita ai Daverio, attraversando paesi, villaggi e floride campagne fino a un arco scenografico ora sperduto nell’impoetico contesto moderno, da dove partiva un viale prospettico che portava proprio davanti all’ingresso padronale della casa.

Castegnate, Arco di casa Daverio (incisione di Federica Galli)

Risalendo poi a Castellanza attraverso la scala non erta messa lì appena dopo la riva dell’Olona si profilavano subito due dimore cariche di storie. Su uno slargo aperto sulla strada del Sempione si ergeva nella sua austerità neoclassica la villa dei Carminati di Brambilla, patrizi di Milano proprietari qui di terre e vigne.

Questa famiglia ancora nel Settecento aveva affidato il disegno della dimora a Leopoldo Pollack, allievo del Piermarini e progettista della esemplare villa milanese del principe Ludovico Barbiano di Belgiojoso, ma esso fu accantonato perché ritenuto troppo caro. Ne approntò un altro, nel 1812, Pietro Pestagalli, infaticabile architetto di chiese e palazzi signorili soprattutto nel contado: approvato il disegno dal conte Cesare, la villa fu costruita in tempi brevi, solenne nel suo impianto ad U, con le ali leggermente ribassate e chiuse a risega a stringere oggi la severa cancellata.

Castellanza, villa Carminati di Brambilla, ora Municipio

Gli interni ebbero cure attente e di gusto grazie all’intervento nella galleria, nelle sale e sullo scalone degli allora apprezzatissimi decoratori Paolo Santagostini e Gaetano Vaccani mentre due figure allegoriche furono modellate in gesso dallo scultore Gaetano Monti allievo del Canova.
Di grande vastità era il giardino all’inglese della villa, ora adibita a sede municipale: progettato dallo specialista Luigi Villoresi si stendeva massimamente alle sue spalle, fino alle campagne tutte proprietà dei Carminati che “alla Castellanza” ebbero ospiti di rango, fin di casa Savoia, soprattutto quando un loro erede, il conte Giulio, assunse le cariche di “aiutante in campo” e di “gran cacciatore” di Umberto I.

Castellanza, ingresso alla casa Fagnani Arese (foto storica)

Pochi passi prima del villone dei Carminati di Brambillla chi veniva da Milano poteva notare un complesso edilizio, oggi profondamente trasformato su idee di Aldo Rossi, comprensivo di casa da nobile e di rustici; sobria e senza rilevanze architettoniche la prima, se non per un portale di accesso risolto in forma monumentale e classicheggiante. Era l’antica dimora dei marchesi Fagnani, di stanza a Milano in un palazzo di via santa Maria Fulcorina, ma padroni a Castellanza di boschi, vigne, campi e mulini tutti da gestire e controllare. Questi loro possessi passarono a Marco Arese Lucini, VI conte di Barlassina, quando li portò in dote l’ultima dei Fagnani, la non propriamente virtuosa Antonietta, sì proprio quella dell’ode del Foscolo “All’amica risanata”.

Castellanza, serra nel parco già Fagnani Arese, ora Liuc

Alla famiglia Arese Lucini rimasero fino alla metà dell’Ottocento quando li acquistò a caro prezzo Costanzo Cantoni che sulla riva dell’Olona aveva impiantato un grandioso cotonificio, attualmente sede, come alcune parti superstiti della villa, dell’Università Carlo Cattaneo. Ai tempi di questo imprenditore, ma più probabilmente a quelli successivi di Pietro Soldini e Carlo Jucker diventati proprietari dello stabilimento, nel parco romantico, ora aperto al pubblico, venne sistemata una serra tutta ferro e vetro, documento di una nuova mentalità al passo coi tempi che stavano diventando moderni.

Giuseppe Pacciarotti

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Nell’antro dell’”arch.” Giorgio Riva https://www.artevarese.com/nellantro-dellarch-giorgio-riva/ https://www.artevarese.com/nellantro-dellarch-giorgio-riva/#respond Sun, 22 May 2022 07:00:29 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65707 Per una settimana si può sospendere la passeggiata fra le ville di delizia dell’alto Milanese e scrivere invece di una, moderna, anzi modernissima pur con i suoi più di cinquant’anni, resa nota in un libro fresco di stampa edito da Skira. Si intitola in modo suggestivo, ma opportunamente appropriato Nell’antro di Efesto a fonder linguaggi […]

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Per una settimana si può sospendere la passeggiata fra le ville di delizia dell’alto Milanese e scrivere invece di una, moderna, anzi modernissima pur con i suoi più di cinquant’anni, resa nota in un libro fresco di stampa edito da Skira. Si intitola in modo suggestivo, ma opportunamente appropriato Nell’antro di Efesto a fonder linguaggi ed ha come autore Giorgio Riva, un allievo e assistente a suo tempo di Ernesto N. Rogers, architetto di tempi nuovi, tuttavia fin da allora non solo questo.

Ecco perché il titolo del volume con quel “fonder linguaggi” risulta coerente e pertinente nel rimando alla sotterranea fucina dove il dio del fuoco forgiava il carro di Apollo e i fulmini scagliati da Giove a squarciare il cielo e a illuminare la Terra. Proprio come fanno talune sculture luminose disposte da Riva in una villa dai “Tre tetti” coperti di ardesia, sculture che al crepuscolo e alla sera prendono vita e inquadrano o illuminano con sottile, intellettualistico gioco un paesaggio naturale e urbano di autentica e inaspettata suggestione.

L’originale edificio, come anche il giardino che lo circonda, è frutto ovviamente della maestria progettuale di Riva che in questa sua dimora ha ideato, instancabile come Efesto, un percorso denso di messaggi destinati a chi vuol accoglierli: per recepirli e conoscerli basta salire sull’ameno colle di Brianza dove sta Montevecchia e lì “viverli” in tutta la loro ispirata proposta.

Davvero il complesso dei “Tre tetti” nitido e luminoso, in stretto dialogo con la natura e finanche con quello che l’uomo ha costruito, si presenta come “un’opera d’arte dentro la quale si cammina”, mano a mano scoprendo un mondo dove le varie “arti” e tecniche che Riva adotta e ha adottato vengono presto dimenticate e le opere (ma sarà giusto chiamarle così?) di grafica, di scultura o gli sperimentali fogli-plasma e xilo-plasma formano armoniosamente un lungo e luminoso percorso fatto di segni, suoni, luci e colori. In esso l’inesauribile creatività e vitalità di Giorgio Riva passano dall’arte alle arti, anche quelle della parola evocata dai versi della Commedia di Dante e della musica del “Pierrot Lunaire” di Schőnberg, due compagni di viaggio perfettamente in accordo con l’universo multiforme e di straordinaria energia creato da Giorgio Riva.

Giuseppe Pacciarotti

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Andar per ville – parte terza https://www.artevarese.com/andar-per-ville-parte-terza/ https://www.artevarese.com/andar-per-ville-parte-terza/#respond Sun, 15 May 2022 07:00:03 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65627 “Andar per ville” tocca questa volta il paese di Canegrate, “in colle a cui piedi scorre l’Olona” come si legge sulla “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” del Cantù. Qui aveva terre la famiglia patrizia dei Gallarati e anche una “casa da nobile”, grande e di dignitoso aspetto, dotata di giardino e affiancata da un oratorio […]

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“Andar per ville” tocca questa volta il paese di Canegrate, “in colle a cui piedi scorre l’Olona” come si legge sulla “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” del Cantù. Qui aveva terre la famiglia patrizia dei Gallarati e anche una “casa da nobile”, grande e di dignitoso aspetto, dotata di giardino e affiancata da un oratorio destinato all’ultimo riposo dei membri della casata. Questi possedimenti nel 1679 divennero di proprietà completa del marchese Camillo Castelli “Regio Ducal Questore delle Rendite Ordinarie” e feudatario di San Giorgio, Parabiago, Vittadone e Casalpusterlengo oltre che, ovviamente, di Canegrate.

Canegrate, Palazzo Castelli nello stato attuale

Tutto si può scrivere tranne che della modestia di questo personaggio, padrone a Milano di due palazzi grandiosi, uno in via dei Bigli e l’altro in via Cerva, quest’ultimo con giardino cinto da una balconata in pietra di rara eleganza e affacciato sul Naviglio che scorreva alle spalle. Anche per Canegrate il marchese pensò in grande e diede incarico ad un architetto di qualità, purtroppo a noi sconosciuto, per il progetto di un edificio tanto imponente e sontuoso da poter eguagliare le “Ville di delizia o siano Palaggi camparecci nello Stato di Milano” descritti e illustrati da Marc’Antonio Dal Re nel suo splendido volume pubblicato nel 1726.

Affresco in un salone di palazzo Castelli a Canegrate

Il cantiere venne avviato ma non fu mai finito anche se quel che resta può ben dare l’idea della profusione di mezzi impiegati dal Castelli deciso a fare del palazzo di Canegrate con i saloni, gli affreschi e gli arredi sontuosi e pomposi l’emblema ben visibile del prestigio acquisito, finanche con il titolo marchionale. Tuttavia il dispendio dovette diventare troppo anche per il “Regio Ducal Questore” che quindi fu costretto ad accontentarsi della metà esatta dell’edificio ideato, pur sempre una fabbrica dalle dimensioni spettacolose, ammirata ed elogiata, anche per il parco popolato da statue, balaustre e carpini, dai personaggi eminenti in visita al marchese. I Castelli ne rimasero proprietari finchè un’erede non portò in dote i possedimenti di Canegrate a un Visconti di Modrone e a quest’ultima famiglia continuarono ad appartenere fin dopo la prima guerra mondiale. Privato di arredi e statue il palazzo venne in seguito acquistato dall’industriale bustese Piantanida che all’interno vi impiantò fin una tessitura. Poi un disastroso frazionamento lo coinvolse, il parco venne cancellato e quel che Camillo Castelli e i suoi eredi avevano creato si avviò verso una tristissima decadenza a cui è, e sarà, arduo rimediare.

Affresco di Biagio Bellotti in villa Lucini a San Giorgio su Legnano

Due dimore da nobile anche nel confinante paese di San Giorgio su Legnano. Una è difficile oggi definirla tale tanto si può confondere con le altre, semplici, affacciate sulla piazza grande. Eppure una sua dignità e una sua eleganza la dimora le mantenne almeno fino a cent’anni fa quando ancora era abitata dagli Arborio Mella, famiglia di antica nobiltà sabauda, e nelle sue sale si potevano ammirare perfettamente conservati un gustoso affresco a soggetto mitologico di Biagio Bellotti, protagonista della pittura barocchetta nelle terre dell’alto Milanese, e poi soffitti dipinti a fantasiose architetture e sopraporte con “capricci” di classiche rovine. Chi aveva voluto dare sofisticata eleganza a questi ambienti circa alla metà del Settecento era stato il conte don Girolamo Lucini, sollecito anche a impiantare un grande giardino proprio come doveva competere ad una “villeggiatura” di rango. Anche per palazzo Lucini in seguito alla vendita decisa dagli Arborio intervennero rimaneggiamenti e utilizzi impropri mentre il parco fu del tutto cancellato e al suo posto venne innalzata la gran mole della nuova chiesa parrocchiale.

Il portale d’ingresso a villa Parravicini a San Giorgio su Legnano

Sorte più fausta ha avuto invece sempre a San Giorgio su Legnano la dimora appartenuta ai marchesi Parravicini e, in tempi più recenti, ad Attilio Agnoletto, severo professore di Storia del Cristianesimo alla Statale di Milano. Più tarda della non lontana Lucini, la villa è preannunciata da un portale classicheggiante da dove si entra nella corte padronale a cui fa da sfondo la parte di rappresentanza della casa compresa in un vasto e suggestivo parco romantico conservato ancora nella sua integrità.

 

Giuseppe Pacciarotti

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