Martigny (Svizzera) – E’ dedicata a Gustave Caillebotte (1848-1894) la grande retrospettiva allestita alla Fondazione Pierre Gianadda. Un pittore poco conosciuto, che merita certo più attenzione. Come ben si sa, l’Impressionismo è uno dei momenti più importanti della storia dell’arte. Nonostante  la “stroncatura” dei critici e del pubblico, che all’inizio non lo accolsero benevolmente, è stato poi negli anni esaltato e ancora oggi è più che apprezzato . Il riferimento a quest’epoca corre subito a nomi conosciuti come Monet, Manet, Degas ma quasi mai si sofferma su Caillebotte.

Andiamo a conoscere questo artista attraverso le novanta opere esposte alla Fondazione Giannada, tele dipinte tra 1870 e 1894, provenienti da collezioni private e da diversi musei europei (il Musée d’Orsay e il Musée Marmottan Monet di Parigi, il Musée des Beaux- Arts di Rennes, il Musée des Beaux-Arts di Rouen, il Petit Palais di Ginevra, la Fondation de l’Hermitage di Losanna, il Van Gogh Museum di Amsterdam e il Museum Barberini di Potsdam).

L’arte di Caillebotte è innanzitutto la testimonianza dei cambiamenti del vivere nella capitale francese, l’evoluzione del suo tempo verso una modernità radicale. E’stato uno degli impressionisti più moderni e innovativi rispetto ai tempi. Ad esempio aveva subito intuito l’importanza della fotografia (allora appena nata) quale aiuto alla pittura. Lo testimoniano i suoi dipinti che spesso richiamano istantenee , proprio per l’impostazione compositiva. Si tratta di scorci della vita parigina di fine Secolo, vedute che sembrano delineate dall’uso del grandangolo; i personaggi appaiono in movimento e alcuni soggetti  fuoriescono dal quadro come spesso si vedono negli scatti attuali. Caillebotte cattura scene della vita borghese moderna e, non senza un certo realismo derivato da Manet, il duro ambiente della classe operaia.

A 25 anni, nel 1874, alla scomparsa del padre eredita una notevole fortuna, che gli permette di dar libero sfogo alla sua ispirazione e sostenere anche alcuni amici pittori (Manet, Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley…) dai quali acquista delle opere (collezione lasciata alla città di Parigi che, prima la rifiuta, poi, superata qualche esitazione espone al Louvre e successivamente al Museo d’Orsay). Presente alla seconda mostra impressionista (1876) con Les Raboteurs de parquet (1875), Caillebotte inizia a interessarsi a nuove tematiche e soggetti.  Durate  i vent’anni della sua breve carriera subisce il fascino dei giardini, degli sport nautici e dei piaceri del plein air. Le sue  passioni per le regate e la botanica danno origine a una serie di opere straordinarie, dalle inquadrature audaci supportate da una tavolozza luminosa.Spesso i soggetti ritratti si concentravano su una visione tutta maschile; le donne sono poco più di comparse, presenze graziose ma non indispensabili. Per questo, all’eposca, fu un artista discusso in una Parigi dove non sono mancati pettegolezzi per la sua presunta omosessualità.
Caillebotte, un uomo dalla vita tanto agiata (era molto benestante) quanto solitaria. Artista, mecenate e di grande sensibilità. Un nome che merita di comparire accanto a tutti quegli artisti che hanno “firmato” l’impressionismo.

La mostra è accompagnata da un catalogo che raccoglie, oltre ai testi del curatore, Daniel Marchesseau, interventi di conservatori, critici e storici dell’arte francesi e internazionali, specialisti del pittore e della sua epoca che rendono la pubblicazione, (contenente anche le immagini delle opere esposte), un documento importante per la conoscenza dell’artista. L’esposizione sarà visitabile sino al 21 novembre, tutti i giorni dalle 9 alle 19.

E. Farioli