Tesori d'archeologia varesinaTesori d'archeologia varesina

Visitando la sezione preistorica ospitata al castello Sforzesco di Milano, o ancora passeggiando per il lapidario del Museo Archeologico di Milano di Corso Magenta, ci si può imbattere in reperti provenienti dal territorio varesino, che, per motivi diversi, sono confluiti in questi musei.

Il ritrovamento più prestigioso.
Domina un ampio tratto della sezione preistorica al castello Sforzesco la cosiddetta prima tomba del Guerriero di Sesto Calende, individuata casualmente nel 1867 e datata all'inizio del VI secolo a.C.. un ritrovamento eccezionale, per la ricchezza e la bellezza dei materiali e per il significato storico.

La nascita di una aristocrazia.
Infatti la sepoltura, che, assieme alla seconda tomba di Sesto Calende, costituisce un unicum nel quadro della cultura golasecchiana occidentale, segna la nascita nelle nostre terre di una classe aristocratica, che si autoracconta e autocelebra proprio nei corredi funerari, ricorrendo a veri e propri status symbol.

Materiali di grande ricchezza.
Sono soprattutto i bronzi a costituire il "tesoro" della tomba. In particolare la panoplia del guerriero, cioè tutta la sua armatura, costituita da una spada corta ad antenne, una lancia, associazione tipica delle tombe della Prima età del ferro. Ma non solo: ci sono anche gli schinieri, perfettamente anatomici, di tipo greco-italico ed un elmo a calotta, di cui manca il cimiero.

Il carro, elemento di prestigio.
Ma un altro elemento ancora distingue la sepoltura, la presenza di un carro, testimoniata dai cerchioni in ferro delle ruote e le decorazioni del parapetto,e dei finimenti del cavallo. Il carro doveva essere a due ruote, per il trasporto di una o due persone in piedi, documentato anche in Italia centrale, e costituisce un elemento di prestigio perché usato dai capi-guerrieri per raggiungere il campo di battaglia.

La situla.
Sempre in bronzo, è un grande contenitore troncoconico, una situla, che presenta una interessante decorazione a sbalzo: su varie fasce sono raffigurati ucelli, un gruppo di cervi, due lottatori, un cavaliere e una scena di sacrificio. Funzione di questo vaso era contenere una bevanda pregiata, forse l'idromele, probabilmente destinato al banchetto funebre. Si è

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calcolato che la capacità della situla di Sesto fosse 43 litri, segno della posizione economica del proprietario.

Una tomba da Malnate.
A pochi metri dalla tomba di Sesto calende, sono conservati i materiali delle tombe celtiche provenienti da Rogoredo, frazione di Malnate, scavate agli inizi del Novecento. Già Artevarese ha avuto occasione di descriverne i materiali, qui ricordiamo soprattutto la spada con le antenne, simbolo ancora una volta di una aristocrazia guerriera pertinente alla tomba maschiel, e l'elegante bracciale in vetro della tomba femminile. Le sepolture sono databili al II secolo a.C., quando probabilmente tribù celtiche passarono per l'attuale territorio malnatese.

Pietre d'Angera.
Nel chiostro del Museo Archeologico di Milano, fa mostra di sé una iscrizione in pietra bianca, la cosiddetta Ara di Angera. Si tratta di un altare decorato da un rilievo che raffigura una scena di sacrificio. Al centro si trova infatti il sacerdote, dalla testa velata, che pone una offerta su un altare. Dietro di lui gli assistenti al culto e un suonatore di flauto, mentre si muove verso l'altare uno schiavo che conduce una pecora, che verrà sacrificata. Completa la decorazione la scritta: si tratta di una dedica a Giove da parte di Curzio Victor, sacerdote.

Tre buoni motivi per visitare le raccolte museali milanesi, con un occhio sempre rivolto al territorio varesino.