Lecco – Artisti dagli sguardi in bilico capaci di creare un’arte potente, autentica e commovente. Un’indagine intensa e poetica sul confine sottile tra genio e follia la mostra “Antonio Ligabue e l’arte degli Outsider”, in corso a Palazzo delle Paure fino al 2 novembre,  affronta il rapporto tra arte e disagio psichico attraverso le vicende di artisti segnati dalla reclusione in strutture psichiatriche o da percorsi esistenziali e creativi fuori dagli schemi.

Curata da Simona Bartolena la rassegna presenta 14 opere di Antonio Ligabue accanto a circa 40 lavori di outsider come Filippo de Pisis, Carlo Zinelli, Gino Sandri, Edoardo Fraquelli, Pietro Ghizzardi, Mario Puccini e Rino Ferrari. Personalità complesse, alcune internate da artisti già affermati, altre scoperte nei manicomi, dove l’arte è diventata cura, linguaggio e identità.

Ad aprire il percorso, un’installazione site-specific di Giovanni Sesia, che lavora sulle immagini d’archivio degli internati nei manicomi italiani d’inizio Novecento, restituendo dignità e memoria a volti dimenticati.

Figura centrale è Antonio Ligabue, di cui si celebrano i 60 anni dalla scomparsa. Recluso più volte, definito “Toni al matt”, Ligabue ha saputo sublimare il tormento in una produzione viscerale e potentissima: belve feroci, paesaggi padani, autoritratti struggenti, in un linguaggio espressivo che travalica la definizione di naïf per collocarsi a pieno titolo nell’avanguardia primitivista europea.

Altro protagonista è Filippo de Pisis, poeta e pittore, la cui pittura si fa sempre più rarefatta e dolorosa nel periodo trascorso a Villa Fiorita, clinica psichiatrica brianzola. I suoi lavori di quegli anni, nature morte e scorci urbani, rivelano l’urgenza del gesto, l’angoscia del vuoto, il dramma della fragilità mentale.

Il percorso si snoda tra vite e storie ai margini, come quella di Mario Puccini, “Van Gogh involontario” internato a Siena, o di Gino Sandri, disegnatore sopraffino segnato da una lunga permanenza a Mombello, autore di ritratti degli altri degenti molto toccanti. Ci sono le agonie disegnate da Rino Ferrari, testimone del dolore psichiatrico post-Cefalonia, e le visioni simboliche di Carlo Zinelli, autore di straordinarie sequenze figurative oggi riconosciute tra le più alte espressioni dell’Art Brut.

Completano la mostra i mondi interiori di Pietro Ghizzardi, autore di ritratti femminili dai toni primitivi e terrosi, e di Edoardo Fraquelli, la cui pittura, tra onirici rosa e gialli luminosi, racconta il lento ritorno alla vita dopo la malattia.

L’esposizione è aperta al pubblico nei seguenti orari: martedì 10 – 14, da mercoledì a domenica 10– 18.