Locandina mostraLocandina mostra

Geografie cromatiche – Oltre quaranta quadri che percorrono l'attività di Andrea Boldrini dall'inizio degli anni '90 ad oggi, selezionati, scovati e scelti direttamente nello studio milanese dell'artista dalla curatrice Adelinda Allegretti. Grandi e medie dimensioni, soprattutto pittura ad olio su tela, ma anche, in qualche raro caso, supporti di recupero che proprio per questa caratteristica vanno a suggerire un pensiero del pittore, a dare maggior intensità al concetto che questo vuole trasmettere. L'artista, di origine napoletana, vive e lavora a Milano dove ha completato il percorso di studi artistici nelle aule dell'Accademia di Brera, seguendo il corso di pittura. Il pittore ha inoltre riscosso grande successo in occasione della recente partecipazione all'International Art Fair Stuttgart-Sindelfingen 2010, selezionato con altri artisti  dalla stessa Allegretti.

Non solo bello – Seguendo il percorso espositivo sembra di perdere le tracce dello stile iniziale per approdare ad uno profondamente differente. Solo apparentemente però le mani che hanno realizzato i quadri in mostra, sono di due personaggi differenti, perchè in realtà sono opera di uno stesso artista che nel corso degli anni ha saputo sperimentare, seguire il proprio istinto e lasciarsi guidare dalle emozioni forti della vita. "Prima ero alla ricerca del bello, poi ho dipinto i pugni allo stomaco", afferma Andrea Boldrini. Le prime opere esposte in ordine di tempo risalgono alla fine degli anni Ottanta e all'inizio del decennio seguente. Si rintraccia la sagoma del corpo femminile, la ricerca di una sensualità dettata dalle sfumature e del colore. Non si ritrova in alcun caso l'utilizzo e il segno del pennello: l'artista ama lavorare con spatolate d'olio che, nell'ultimo periodo, si fanno ancora più ampie, per dare un maggior effetto di movimento. "Inizialmente la mia pittura si avvicinava molto alla sfera figurativa – racconta Andrea Boldrini – è vero che i fondi erano informali, che non descrivevo i dettagli, ma le mie figure erano comunque

Le opere esposteLe opere esposte

molto riconoscibili. Poi mi sono reso conto che il corpo quasi si perdeva nello sfondo, che solo a volte era accennato il legame con la figura". L'uso della spatola serve anche a questo, a nascondere maggiormente il bordo del soggetto, "per la mia volontà di non definirla e contornarla". Quando le vicende della vita invadono l'animo dell'artista, gli effetti si ritrovano anche nelle opere: "Alla metà degli anni '90 il mio bisogno di esprimere il bello si è tramutato nel desiderio di descrivere la sofferenza dell'animo umano. Il corpo comincia a contorcersi, a rannicchiarsi su sè stesso".

Tra cielo e terra – Un ulteriore passaggio che segna la scomparsa della figura femminile o del corpo, si trova nelle opere collocabili in una seconda fase creativa di Boldrini. "Abbiamo voluto esporre opere di facile lettura come quelle del primo periodo in cui si vede la figura, abbinandole a quadri di più difficile impatto degli ultimi anni", spiega la curatrice Adelinda Allegretti. "Sono

Quadri in mostraQuadri in mostra

rimasto folgorato da una mostra di Rothko". Non è difficile vedere infatti nelle opere informali di Boldrini un confronto con l'artista americano, con la sua composizione di colori. Un altro richiamo, che si legge solamente in un paio di opere in mostra, ma che a giudizio della curatrice, è molto forte in altri lavori custoditi nello studio dell'artista, è con Alberto Giacometti. "La figura umana esile e scarnata è stata per qualche tempo soggetto delle mie opere – afferma Boldrini – in quel periodo in cui ero vicinissimo all'esistenzialismo, alla situazione più intima e cupa dell'uomo".
L'artista agisce anche nella resa del colore; solitamente si è abituati a distinguere la coloritura ad olio molto lucida. In questo caso, invece, Boldrini lavora con il colore in maniera da lasciarlo più opaco e, in un certo senso, più grezzo, donando lucentezza solo in alcuni casi.

Colori che svaniscono – Il mutamento leggibile nelle opere del pittore, non è riferito solamente al soggetto ma anche e soprattutto nelle cromie scelte. "Mi definivano un colorista – afferma l'artista – mentre ora, soprattutto negli ultimissimi lavori, amo il nero". Dai nudi di donna, con il tema della sensualità, a paesaggi interiori, metafore del mondo, fino alle grandi tele dominate dal nero. Uno spiraglio di bianco, nell'alto orizzonte e nel basso della terra permane: "E' la speranza".

Mostra personale di Andrea Boldrini
a cura di Adelinda Allegretti
3 febbraio – 2 marzo 2010
Varese, Atahotel
Via Albani
info: 328 6735752
ad.allegretti@inwind.it
Andrea Boldrini
via Bergamo, 15
Milano tel. 02-55017303
a.boldri@gmail.com